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Affitti brevi a Perugia, residenze piene e sempre più care: è caccia al letto

Il sindacato studentesco Udu: "Bene i 36 posti ma non restino un episodio isolato". Attacco alla politica degli "idonei non beneficiari"

Sabrina Busiri Vici

27 Agosto 2025, 12:14

Affitti brevi a Perugia, residenze piene e sempre più care: è caccia al letto

Camere sempre più care, contratti brevi e spesso irregolari, posti letto che si dissolvono in poche ore sugli annunci online: per gli studenti universitari la ricerca di un alloggio è diventata una vera corsa a ostacoli. A Perugia, come in molte città italiane, la crisi abitativa non è più solo un problema di mercato immobiliare ma una questione sociale che incide direttamente sul diritto allo studio. “Arrivare in città e non sapere dove dormire, o dover pagare 400 euro per una stanza singola, significa partire già svantaggiati”, racconta uno studente. Le associazioni studentesche parlano apertamente di emergenza: meno case disponibili, più affitti brevi turistici, prezzi che lievitano e residenze universitarie insufficienti a coprire la domanda.

Dal 2022 – dichiara Giorgia Chioccoloni, garante Adisu in commissione di garanzia degli studenti – l’aumento delle immatricolazioni negli atenei perugini ha comportato una domanda sempre più alta di alloggi a titolo gratuito nelle residenze Adisu, domanda che negli ultimi anni non è stata in grado di essere soddisfatta appieno. La mancata pianificazione e i ritardi della scorsa amministrazione regionale hanno aggravato la crisi abitativa, generando la figura degli studenti idonei non beneficiari di posto letto: centinaia di giovani rimasti senza una sistemazione, costretti in molti casi a lasciare l’Umbria non potendosi permettere i costi sempre più alti degli affitti privati”.

A confermare la gravità della situazione vi è anche l’ultimo report di Immobiliare.it che segnala per Perugia un aumento medio dei canoni d’affitto pari al 13% solo nell’ultimo anno. “Si tratta di un dato estremamente preoccupante – commenta Chioccoloni – perché neppure in grandi città universitarie come Roma, Milano e Bologna si è registrato un rincaro così marcato nello stesso periodo. Considerando gli aumenti annuali, Perugia risulta preceduta soltanto da cinque città: Napoli, Siena, Ferrara, Bergamo e Catanzaro. È gravissimo che in un solo anno gli affitti nella nostra città abbiano subito una crescita tanto repentina, mettendo in ginocchio gli studenti e le loro famiglie”.

“Per questo motivo – afferma Nicoletta Schembari, coordinatrice di UdU Perugia – ribadiamo che investire nella residenzialità pubblica è fondamentale. Solo un piano strutturale e di lungo termine sulle residenze Adisu potrà eliminare definitivamente la figura degli idonei non beneficiari, garantire un’offerta di posti letto più ampia e accessibile anche a chi richiede i posti letto residui a pagamento e, allo stesso tempo, arginare la crisi degli affitti restituendo centralità al diritto allo studio e all’abitare in Umbria. Come sindacato studentesco, dopo anni di mobilitazioni e richieste di investimenti concreti, valutiamo con favore la riapertura del Padiglione C. Allo stesso tempo – conclude Schembari – auspichiamo che i 36 nuovi posti letto non restino un episodio isolato, ma rappresentino l’inizio di una politica regionale capace di rispondere in modo strutturale e duraturo ai bisogni della comunità studentesca.”

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