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Vertenza

Nocera Umbra, ex lavoratori della Indelfab-Merloni ancora in attesa delle spettanze

A tornare sulla vicenda è Luciano Recchioni, già delegato della Fiom-Cgil

Salvatore Zenobi

04 Luglio 2025, 15:24

Nocera Umbra, ex lavoratori della Indelfab-Merloni ancora in attesa delle spettanze

Ex lavoratori Indelfab-Merloni, Luciano Recchioni torna a chiedere la chiusura definitiva della vertenza. A cinque anni dalla chiusura definitiva dello stabilimento di Gaifana di Nocera Umbra che fu Merloni e poi Indelfab e a tre anni dalla fine degli ammortizzatori sociali, torna d’attualità la vertenza legata alle spettanze ancora non liquidate ai dipendenti. A sollevare nuovamente la questione è Luciano Recchioni, già delegato della Fiom-Cgil per quelle fabbriche, che attraverso una nota pubblica chiede risposte concrete alle istituzioni competenti.

Secondo quanto riportato da Recchioni, nonostante vi siano rassicurazioni sulla disponibilità delle risorse economiche necessarie per completare le liquidazioni, il processo risulterebbe bloccato da fattori non meglio precisati, tra cui – ipotizza – burocrazia, disattenzione o lentezza procedurale. "Da notizie certe e verificate la copertura economica c’è – afferma Recchioni – ma sembra che la burocrazia, l’indifferenza o la negligenza stiano bloccando tutto". 

Al centro della questione ci sono circa 700 ex lavoratori – 350 tra Umbria e Marche – che attendono ancora il saldo di spettanze maturate nel corso della lunga e complessa vicenda industriale. Gli importi, spiega Recchioni, variano da poche centinaia a qualche migliaio di euro a testa. "Con il costo della vita aumentato sensibilmente – sottolinea Recchioni – anche una somma modesta può fare la differenza per molte famiglie". 

L’ex delegato Fiom sollecita quindi un intervento risolutivo da parte degli enti preposti, in particolare Inps e curatori fallimentari, affinché si proceda alla chiusura definitiva della vicenda. Una vicenda che ha lasciato un segno profondo sul territorio e sulle tante famiglie che, dopo anni di crisi industriale e sociale, attendono ancora di vedere riconosciuti i propri diritti. "Non si tratta di polemizzare – conclude Recchioni – ma di mettere finalmente un punto fermo a una storia che ha già segnato duramente il tessuto economico e sociale locale".

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