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Aule vuote e accorpamenti: l'Umbria ha perso 9.000 studenti negli ultimi 10 anni

E' quando emerge dall'ultimo rapporto Aur sui dati del censimento 2023: la generazione dei più giovani sta diventando una presenza sempre più “sottile”

Alessandro Antonini

15 Maggio 2025, 22:54

Aule vuote e accorpamenti: l'Umbria ha perso 9.000 studenti negli ultimi 10 anni

Aule vuote, mancano 9.000 studenti in 10 anni

Denatalità e fuga dall'Umbria di coppie e famiglie a causa dei salari bassi: l'effetto è che le scuole del cuore verde hanno perso circa 9.000 studenti nell’ultimo decennio. Una riduzione di oltre il 7% che si traduce in “aule semivuote, sezioni accorpate, bambini costretti a spostarsi altrove per studiare. È dentro queste dinamiche, all’apparenza scolastiche, che si misura con chiarezza la portata del cambiamento demografico in atto”. È tutto scritto nell'ultimo rapporto demografico dell’Agenzia Umbria ricerche (Aur), a firma Giuseppe Coco.

“In Umbria - spiega Coco - come in gran parte del Paese, la generazione dei più giovani sta diventando una presenza sempre più “sottile”. Non è solo una riduzione numerica: è uno spostamento radicale del baricentro generazionale. Il corpo sociale si sta riformattando in silenzio, come se il tempo stesso avesse iniziato a scorrere in modo diverso, inclinando l’equilibrio delle età verso l’alto. I dati sono quelli del censimento permanente 2023. Dall’analisi della popolazione tra 0 e 14 anni si vede che rappresenta oggi l’11,3% del totale. Nel 2004, questa stessa fascia d’età costituiva il 12,3% della popolazione regionale. “In termini assoluti, parliamo di una perdita di circa 13.000 giovani nell’arco di vent’anni. Una dinamica apparentemente lenta, ma che nel lungo periodo produce squilibri irreversibili. Tant’è che oggi in Umbria a fronte di circa 149.000 persone tra 0 e 20 anni, ce ne sono 260.000 nella fascia 41-60: un divario che supera le 110.000 unità, segno di uno squilibrio generazionale strutturale ormai conclamato”, fa sapere Aur.

Uno dei motivi è la denatalità. “Tra il 2008 e il 2024, il tasso di natalità in Umbria è passato da 9,5 a 5,5 nati per mille abitanti, una riduzione superiore al 40%”. Una delle flessioni più marcate d’Italia. Ed è una tendenza strutturale. A rendere ancora più fragile la presenza giovanile – e non è affatto un aspetto secondario – ci pensa anche la mobilità in uscita. Molti giovani umbri scelgono di lasciare la regione per trasferirsi altrove in Italia o all’estero, attratti da opportunità formative e lavorative che il contesto locale fatica a offrire. Si tratta di un fenomeno, che si protrae da anni e coinvolge in modo particolare la fascia tra i 20 e i 39 anni. I dati più solidi a nostra disposizione – riferiti al periodo 2001-2021 (Istat) – mostrano una perdita di oltre 26.000 residenti in questa classe di età.

La diminuzione dei giovani produce “una crescente sproporzione tra popolazione attiva e inattiva. L’indice di dipendenza strutturale dell’Umbria è passato dal 54,9% del 2004 al 62,1% del 2024, con un incremento di oltre 7 punti percentuali. L’indice di vecchiaia ha superato quota 237, con oltre 2,3 anziani ogni giovane. Gli over 65 umbri ruotano intorno al 28%. E se la tendenza continua, si supererà presto la soglia critica del 30%, oltre la quale l’equilibrio intergenerazionale rischia di diventare instabile”, insiste Coco.

Senza giovani, non solo manca la popolazione attiva: viene meno la spinta al cambiamento, alla sperimentazione, alla costruzione del nuovo. Una regione con sempre meno giovani rischia di diventare una società bloccata, incapace di rigenerarsi”. La soluzione: rendere il cuore verde più attrattivo.

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