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L'Umbria perde il treno: crolla il grado di soddisfazione del servizio ferroviario. Flessione peggiore della media

I dati Istat 2024 rielaborati dal servizio statistico della Regione Umbria: tra gli indicatori la frequenza delle corse e la puntualità. Il calo dopo anni di ascesa

Alessandro Antonini

03 Maggio 2025, 22:50

trenitalia

Crolla il gradimento dei servizi ferroviari

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Con l’Fcu ancora chiusa per più della metà della tratta, i disagi e i ritardi delle altre linee nazionali, crolla il gradimento degli umbri rispetto al servizio di trasporto ferroviario. In particolare a partire dal 2023 l’opinione dei corregionali sui convogli che calcano i binari del cuore verde va calando segnando una controtendenza rispetto agli anni precedenti. E marcando un dato peggiore rispetto al Centro e al Belpaese. I numeri Istat 2024 sono stati rielaborati e suddivisi per genere dall’ufficio statistico della Regione.

“Il grado di soddisfazione nella popolazione maschile per il trasporto ferroviario tra il 2022 e il 2023 - scrive la Regione - è fortemente decrescente: in Umbria si passa dal 70,6% al 57,6%”. La stessa tendenza si rispecchia nell’area del centro e nella media nazionale ma la flessione del cuore verde è più marcata. “Dal 2014 fino al 2017-2018 l’indicatore - continua l’ufficio statistico regionale - è crescente nei tre ambiti territoriali. Si nota un forte incremento tra il 2018 e il 2019 in tutti e tre i territori: in particolare Umbria dal 53,7% al 64%, Italia dal 58,7% al 68,3%”. Poi la discesa in picchiata. Si tratta della percentuale delle persone “che si dichiarano soddisfatte delle sette diverse caratteristiche del servizio rilevate (frequenza corse, puntualità, possibilità di trovare posto a sedere, pulizia delle vetture, comodità degli orari, costo del biglietto, informazioni sul servizio) sul totale degli utenti del servizio”.

Anche nella popolazione femminile, tra il 2022 e il 2023, si registra un sensibile calo del grado di soddisfazione per il trasporto ferroviario: l’Umbria passa dal 69,9% al 62,1%, l’Italia dal 69,7% al 63,6%. Si nota anche qui “la generale ascesa dell’indicatore tra il 2016 e il 2018 e il forte incremento, nei tre ambiti territoriali tra il 2018 e il 2019: l’Umbria sale dal 53,6% al 64,1%, l’Italia dal 57,7% al 67,9%”. Dal 2022 si cala nettamente e anche per le donne più della media.

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