Domenica 12 Ottobre 2025

QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE INDIPENDENTE

DIRETTORE
SERGIO CASAGRANDE

×
NEWSLETTER Iscriviti ora

LIVE

logo radio

STOP AL LUSSO

I segreti delle fabbriche cinesi svelati su TikTok: scopri quanto costa davvero una borsa di Hermès

Annalisa Ercolani

17 Aprile 2025, 12:17

I segreti delle fabbriche cinesi svelati su TikTok: scopri quanto costa davverso una borsa di Hermès

I video virali su TikTok

La celebre borsa Birkin di Hermès, simbolo indiscusso di lusso ed esclusività, nasconde dietro il suo prezzo a cinque zeri una realtà sorprendente. Secondo alcuni video virali apparsi su TikTok, il costo di produzione di una Birkin appena uscita dalla fabbrica sarebbe di appena 1.395 dollari. Una cifra irrisoria rispetto ai prezzi di listino dei negozi Hermès, dove il modello base parte da almeno 10.000 dollari. Alcune versioni particolarmente rare o personalizzate arrivano persino a superare i 100.000. Una discrepanza che ha scatenato il dibattito: quanto costa davvero il lusso? E soprattutto, perché?

La borsa Birkin di Hermès

Sul sito ufficiale de brand di lussi si legge: "Dal 1837, Hermès resta fedele al proprio modello artigianale e ai propri valori umanistici. La libertà di creazione, la ricerca costante dei materiali più belli, la trasmissione di savoir-faire d’eccellenza, che permettono di creare oggetti utili, che durano a lungo ed eleganti, forgiano la singolarità della maison Hermès. Familiare, indipendente e responsabile, l'azienda punta a conservare la parte centrale della produzione in Francia, nei suoi 60 siti di produzione e di formazione, sviluppando al tempo stesso una rete di distribuzione internazionale formata da ben 294 negozi in 45 paesi".

Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da Luna Sourcing (@luna_sourcinggo)

La guerra dei dazi e il sogno del lusso accessibile

In un contesto globale segnato da tensioni commerciali e guerre dei dazi, anche concedersi un accessorio di alta gamma è diventato un lusso nel lusso. Eppure, tra i consumatori più scaltri – in particolare americani – c’è chi pensa di aver trovato una scorciatoia: acquistare direttamente dalle fabbriche cinesi che, a quanto pare, producono per conto dei grandi marchi occidentali.

Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da Luna Sourcing (@luna_sourcinggo)

Il fenomeno è esploso sui social, soprattutto su TikTok, dove video girati all’interno di presunte fabbriche asiatiche mostrano prodotti identici a quelli venduti nei negozi di lusso. Il tutto condito da analisi dettagliate sui costi di produzione e link diretti per acquistare a prezzi stracciati.

Il caso TikTok: le fabbriche parlano

Uno dei video diventati virali mostra un uomo che, davanti alla telecamera, analizza il costo di una Birkin: 450 dollari per la pelle, 25 per il filo francese, 50 per l’olio sigillante Made in Italy. Il totale? 1.395 dollari. Il resto, oltre il 90% del prezzo finale, sarebbe solo "marketing" e "valore del brand".

Il video, originariamente postato da @bagbestie1 (account ora scomparso), è stato rilanciato da diversi altri profili. Nei commenti, centinaia di utenti si dicono pronti ad acquistare direttamente dalla fonte. Alcuni chiedono dove poter contattare il produttore, altri invocano link diretti per non passare dai rivenditori ufficiali. E non si parla solo di Hermès. In altri video, utenti come @lunasourcingchina sostengono che numerose aziende cinesi realizzano accessori di alta qualità per marchi famosi come Chanel, Estée Lauder o L’Oréal. Una vera e propria lezione di economia in diretta social, accolta dagli utenti con entusiasmo misto a indignazione.

Anche le Birkenstock sotto accusa

Il fenomeno non si ferma alle borse. Al centro del ciclone finiscono anche le famose Birkenstock. Un video pubblicato dall’account @china.yiwu.factor mostra sandali che ricordano fedelmente il modello Boston, venduto nei negozi ufficiali a circa 160 euro. Ma secondo quanto mostrato nel filmato, i sabot prodotti in Cina costerebbero appena 10 dollari.

Qui, però, le smentite arrivano subito. Birkenstock, sul proprio sito ufficiale, specifica che i plantari sono realizzati esclusivamente in Germania e che altri componenti provengono da stabilimenti in Portogallo. Dunque: truffa, imitazione o semplice esternalizzazione? Il confine si fa sottile.

Il boom dell’e-commerce cinese

A rendere il tutto ancora più accessibile ci pensa il commercio elettronico. Il link fornito da @china.yiwu.factor, ad esempio, rimanda a una pagina di AliExpress, dove è possibile acquistare i sandali (non ufficiali) del brand Kidmi, copia conforme del modello Boston. L’account offre anche contatti diretti su WhatsApp e WeChat per facilitare l’ordine.

Prodotto contraffatto o no, resta il nodo centrale: sempre più consumatori stanno cercando di andare dritti all’origine, aggirando intermediari, boutique ufficiali e soprattutto i dazi. Un trend confermato anche dai dati di Sensor Tower: negli Stati Uniti, le app cinesi TaoBao e DHgate sono ai vertici delle classifiche di download su iOS. DHgate, in particolare, si piazza al secondo posto, subito dopo ChatGPT. La piattaforma permette ai clienti di entrare in contatto diretto con le fabbriche, bypassando completamente i tradizionali canali di distribuzione.

Newsletter Iscriviti ora
Riceverai gratuitamente via email le nostre ultime notizie per rimanere sempre aggiornato

*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy

Aggiorna le preferenze sui cookie