ECONOMIA
Donald Trump e il prezzo di iPhone
Gli ultimi dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump su una serie di nazioni asiatiche, stanno creando una tempesta nei mercati tecnologici globali, con aumenti dei prezzi che potrebbero stravolgere le abitudini di consumo in tutto il mondo. Secondo l'analisi di Rosenblatt Securities, prodotti che ci sono familiari come gli iPhone di Apple, ma anche tablet, laptop e console di gioco, potrebbero subire rincari significativi. I nuovi iPhone top di gamma potrebbero arrivare a costare fino a 2.300 dollari, un aumento dovuto interamente ai dazi imposti fino al 54% sui prodotti fabbricati principalmente in Cina.
Donald Trump
Apple, che ha visto oltre il 90% della sua produzione concentrata nel Paese, si trova ora a un bivio: trasferire questi costi ai consumatori o assorbirli, rischiando di ridurre drasticamente i suoi margini di profitto. Il fenomeno non si limita ai dispositivi Apple. Anche Nintendo sta già rivedendo i suoi piani per il lancio della nuova console Switch 2, sospendendo i preordini in attesa di una maggiore chiarezza sull'impatto economico delle nuove tariffe. Discorso simile per concorrenti come Google e Microsoft, che potrebbero dover rivedere le proprie strategie di produzione e distribuzione. Mentre le aziende del settore si muovono in un contesto sempre più complesso, i consumatori potrebbero ritrovarsi a dover fare i conti con un aumento del costo dei dispositivi tech tra il 15% e il 43%.
Laptop, tablet e accessori non saranno esenti da questo effetto domino. Il settore dell'intelligenza artificiale è particolarmente vulnerabile, data la sua dipendenza da infrastrutture hardware assemblate in Asia. In uno scenario globale già scosso dalla “guerra dei dazi” del 2018, molte aziende stanno cercando di diversificare le loro catene di fornitura, spostando parte della produzione in Paesi come il Vietnam e l’India. Tuttavia, anche queste nazioni sono state colpite dalle misure tariffarie di Trump, ridimensionando le strategie di diversificazione. Riportare la produzione negli Stati Uniti, sebbene auspicato dall'ex presidente, appare improbabile e costoso a causa di ostacoli economici e strutturali, in particolare il costo e la disponibilità di manodopera qualificata. Nonostante le nubi nere che si addensano sul settore tech, c'è una luce di speranza sul fronte dei semiconduttori, esentati dai nuovi dazi.
Tuttavia, l’incertezza resta, con il timore che una futura tassa del 10% sull’export possa intaccare anche questo settore chiave. Infine, la risposta dell'Unione Europea alle nuove tensioni commerciali promette di aggiungere un ulteriore livello di complessità. Bruxelles sta infatti valutando contromisure, inclusi dazi e tasse sui colossi digitali statunitensi, come Netflix e Amazon. Senza un accordo globale, il mondo potrebbe presto trovarsi bloccato in una spirale protezionistica dove, alla fine, i cittadini saranno i veri perdenti, costretti a far fronte a prodotti tecnologici sempre più costosi e meno accessibili.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy