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Perugia, il professor Pellicciari premiato dal presidente Mattarella con la Medaglia di bronzo al merito della sanità pubblica

La consegna del riconoscimento per aver “realizzato un nuovo farmaco per la cura delle patologie epatiche”

Gabriele Burini

08 Aprile 2025, 14:50

Perugia, il professor Pellicciari premiato dal presidente Mattarella con la Medaglia di bronzo al merito della sanità pubblica

Il presidente Mattarella ha consegnato la Medaglia di bronzo al merito della sanità pubblica a Pellicciari (foto YouTube Quirinale)

La realizzazione di un nuovo farmaco per la cura delle patologie epatiche “regala” al professor Roberto Pellicciari la Medaglia di bronzo “al merito della sanità pubblica” conferita ieri mattina al Quirinale dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e dal ministro della Salute, Orazio Schillaci. L’acido obeticolico, noto anche come Ocaliva, è stato sintetizzato nei laboratori dell’Università e sviluppato all’inizio del 2000 nell’ambito delle ricerche sugli acidi biliari che Pellicciari e il suo gruppo hanno iniziato a partire dai primi anni ’80. “Professore presso il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università di Perugia - si legge nelle motivazioni della consegna della Medaglia di bronzo - si è distinto per aver realizzato un nuovo farmaco per la cura delle patologie epatiche. Detto farmaco permette di curare la cirrosi biliare primaria e di combattere la steatosi epatica non alcoolica, meglio conosciuta come sindrome del fegato grasso”.

Come spiegava l’Università degli Studi nel 2016, a dimostrarne l’efficacia, in particolare in quei pazienti che non rispondono in modo significativo alle attuali terapie è uno studio, pubblicato sul The New England Journal of Medicine, che ha permesso l’approvazione dall’agenzia americana Food and Drug Administration (Fda). “La colangite biliare primitiva, fino ad un anno fa (il 2015, ndr) chiamata cirrosi biliare primaria, colpisce all’incirca 400 persone su un milione, in maggioranza donne oltre i 40 anni di età, aggredendo le vie biliari, provocando infiammazione cronica e il ristagno della bile nel fegato - riferiva l’UniPg - Nel 30-40 per cento dei casi può progredire e portare scompenso epatico e cirrosi fino, nei casi più gravi, al trapianto di fegato”.

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