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Perugia, per rilanciare il centro storico c'è il Patto della Mercanzia: Confcommercio e Comune cercano soluzioni condivise su residenzialità, mobilità, lotta alla desertificazione ed eventi

Firmato l'accordo tra la sindaca Vittoria Ferdinandi e il presidente della confederazione dei commercianti Michele Biselli

Gabriele Burini

01 Aprile 2025, 11:59

Perugia, per rilanciare il centro storico c'è il Patto della Mercanzia: Confcommercio e Comune cercano soluzioni comuni su residenzialità, mobilità, lotta alla desertificazione ed eventi

Firmato il Patto della Mercanzia

Residenzialità e mobilità; desertificazione commerciale; eventi e attrattività. Sono queste le linee guida del Patto della Mercanzia siglato ieri mattina dal presidente di Confcommercio Perugia, Michele Biselli, e dalla sindaca Vittoria Ferdinandi. Una proposta di collaborazione tra pubblico e privato per individuare soluzioni alle criticità più evidenti, praticabili nel breve e medio termine, in modo da restituire vitalità al centro storico e renderlo nuovamente attrattivo per residenti, commercianti e visitatori. Il documento è stato firmato all’interno del Nobile Collegio della Mercanzia che da oltre 200 anni non ospitava i commercianti della città. Non è stato dunque casuale che l’incontro per parlare del futuro e del rilancio dell’acropoli (a cui hanno partecipato anche molti commercianti e gli assessori Andrea Stafisso e Fabrizio Croce) si sia tenuto in questo luogo storico, dove in passato sono state prese le decisioni che hanno fatto risorgere la città.

“Questa è la prima riunione degli Stati generali dell’economia urbana - ha detto il presidente Biselli - Il risorgere della città è in mano a tutti coloro che sono qui, in questa sala. La desertificazione del centro storico va combattuta, il termine è forte ma fa capire bene quanto il fenomeno sia diffuso”. A dare una mano a Biselli sono i numeri resi noti nei giorni scorsi dall’Osservatorio Città e demografia d’impresa: nel centro storico le imprese del commercio al dettaglio sono passate da 349 unità del 2012 a 227 del 2024. Andamento opposto per alberghi, bar e ristoranti, con il saldo che è positivo: dai 217 del 2012 ai 237 del 2024. “Il vento in questo momento, per il commercio di prossimità, è molto forte e piega i rami. Anzi, in molti casi li spezza - ha detto la sindaca Ferdinandi - Il rilancio passa soprattutto dalla lotta alla desertificazione ed è uno dei temi che porteremo sul tavolo del ministro Fitto come Anci nazionale, perché servono dei fondi per il sostegno ai centri storici e alla residenzialità. Lavoriamo anche con l’Università per la creazione di un’agenzia sull’affitto delle case che possa fare da osservatorio. E’ giusto che dopo nove mesi i cittadini chiedano risposte concrete: la ricognizione che abbiamo fatto dice che il centro, così come è pensato, non può andare avanti. A me piacerebbe lasciare corso Vannucci ripavimentato. E poi dobbiamo lavorare sull’identità della città, perché oltre ai dehors vorrei pensare a una progettazione del verde. Il centro si salva se torna ad alzare il livello di qualità, questo è il più grande centro commerciale a cielo aperto”. E sulla necessità di avere un’offerta merceologica più varia, arginando la spinta attuale diretta verso la sola somministrazione di alimenti e bevande, la prima cittadina ha spiegato che la giunta sta lavorando “per intervenire e individuare criteri differenti per avere una discrezionalità su quello che si apre in centro, che fin qui passa d’ufficio. E’ importante che il Comune possa dire la sua”.

Tre imprenditori membri del consiglio direttivo di Confcommercio Perugia hanno quindi sintetizzato la posizione della associazione sui punti fermi da cui partire. Giuseppe Capaccioni ha illustrato i problemi di residenzialità e mobilità. “L’interesse è che il centro sia frequentato e abitato. Alcuni dati sulla residenzialità sono inquietanti, penso ai valori immobiliari che sono più bassi delle periferie. Ma se vediamo il centro come luogo degli eventi, nel tempo morirà. Solo che la residenzialità è minata anche dai B&B non regolamentati. E poi c’è la questione dello svuotamento delle proprietà pubbliche, dove non è mai stato fatto un progetto serio di recupero. Per riportare gli abitanti nell’acropoli bisogna favorire la ristrutturazione degli immobili, sia abbassando le tasse, sia agevolando l’accesso di operatori e aziende che lavorano. Occorre quindi definire un piano per la sosta dei residenti, un miglioramento dei servizi di mobilità tra cui l’estensione dell’orario di apertura del Minimetrò oltre le 21. Ultima questione: non ci sono più i negozi di prossimità”.
I numeri sulla desertificazione sono stati ribaditi da Andrea Cantarelli, che ha spiegato come sia necessario “innalzare la qualità del centro storico. Le condizioni di vicoli e marciapiedi le vediamo tutti, l’illuminazione pubblica è quella che è e quando chiudono i negozi molte strade rimangono al buio. E poi c’è il grande tema delle concessioni di suolo pubblico a bar e ristoranti”. Di eventi e attrattività ha invece parlato Paolo Mariotti, che è anche presidente del Consorzio Perugia in Centro. “Dimentichiamoci la Perugia degli anni Ottanta, non tornerà più. Ci sono però speranze per crescere, perché i giovani scelgono il centro storico a differenza della fascia d’età tra i 30 e i 50 anni. Ma eccetto tre grandi eventi (Festival del Giornalismo, Umbria Jazz ed Eurochocolate), l’attrattività è data da ristoranti e attività commerciali di alto livello. I piccoli eventi? Quest’anno non si fa la Strada della Ceramica in Umbria: la domanda non è stata accettata perché la calendarizzazione è stata fatta con il click day. Ma il Comune dovrà pur decidere cosa è giusto o sbagliato? Chi promuove i prodotti tipici è un valore aggiunto”. Ma le richieste dei commercianti si sono estese anche alla regolamentazione degli spazi, “perché se l’acropoli è il più grande centro commerciale a cielo aperto, almeno abbia le regole dei centri commerciali”; e alla Ztl, visto che “blindare il centro va bene se crei un’alternativa con tanto di sperimentazione, mentre chiudere in questo modo rischia di penalizzare ancor di più”. ”La politica - ha detto Fabrizio Rossetti di Sandri - deve decidere cosa fare oggi, domani e tra un anno. Perché sennò tra un anno il Patto della Mercanzia sarà morto”. Più chiaro di così.

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