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Cronaca

Invasione di bruchi minaccia i tartufi: l'allarme dei coltivatori e la richiesta di interventi urgenti

A rischio oltre 1000 ettari di territorio nella montagna folignate: l'appello

Patrizia Antolini

05 Luglio 2025, 10:30

Invasione di bruchi minaccia i tartufi: l'allarme dei coltivatori umbri e la richiesta di interventi urgenti

La limantria, il bruco sta infestando il Folignate

Si stima che possa essere a rischio un’area di circa 1.000 ettari. Duecento ettari di impianti di tartufo che potrebbero irrimediabilmente essere danneggiati nella zona del folignate. La causa? Un bruco. Un cugino non troppo lontano delle famigerate processionarie che solo le basse temperature riescono a fermare. Ma per ora il freddo ce lo possiamo scordare... “Un’infestazione di bruchi senza precedenti, che stanno mangiando le foglie di alcune piante tartufigene. E per il futuro il rischio, sicuramente reale e già in atto, è che la zona si allarghi”, è l’allarme lanciato dall’associazione tartufai Tuber Terrae.

In termine scientifico si chiama Limantria, volgarmente è una ruga che bruca le foglie delle piante. Ma la cui presenza ha effetti piuttosto devastanti. Il coltivatore che va a raccogliere i tartufi nelle aree infestate li ritrova caldi, cotti dal sole senza lo schermo della vegetazione, e lo stesso loro profumo appare diverso. Un prodotto difficile, quasi impossibile da mettere sul mercato e che apre a tutta una serie di interrogativi anche sulla resa futura delle tartufaie. “Siamo di fronte a un fenomeno allarmante - spiega Francesco Mirti presidente dell’associazione di tartufai Tuber Terrae - una infestazione senza precedenti: per questo ci siamo fatti promotori di una raccolta firme che chiede a Regione, Agenzia forestale, Usl Umbria 2 e Comune di Foligno un intervento di controllo e mitigazione del problema”.
L’associazione di tartufai, da sempre interessata alla tutela della biodiversità e del patrimonio boschivo, si dunque è fatta interprete di questa esigenza attraverso una petizione che ha coinvolto diversi privati cittadini e attività produttive, insieme alle Comunanze di Sostino, Pale e Ponte Santa Lucia. La petizione è stata inviata al Servizio fitosanitario regionale della Regione Umbria, all’Agenzia forestale di Perugia, al Servizio sanitario regionale Usl Umbria 2 di Foligno e al sindaco del Comune di Foligno.


“L’infestazione di bruchi sta causando non solo allarme, ma veri e propri danni alla vegetazione, senza risparmiare la produzione tartuficola. I bruchi in questione divorano per intero il fogliame, danneggiando irreparabilmente la pianta e lasciando esposto il terreno”. Da un problema in passato ora relegato in Francia, i famigerati bruchi, che oramai sono diventati farfalle e stanno già deponendo le uova, ha colpito duro su un’ampia fetta di territorio. “C’è un grande allarme per il danno che stanno facendo i bruchi in una parte della montagna folignate tra Capodacqua, Gallano, Pale, Sostino, La Franca, Scopoli, Ponte Santa Lucia, Cancelli. Questi parassiti – si legge nella raccolta firme – oggi hanno già divorato il fogliame di diversi ettari di piante tra piccole e grosse, tra poco sicuramente ci sarà una invasione di farfalle che cominceranno a nidificare di nuovo. Nella maggior parte dei casi le specie attaccate sono roverella, carpino e leccio. Nell’area in questione, che per ora si può stimare in più di 1000 ettari, oltre ai boschi e alla tartufaie naturali, ci sono anche molti impianti di tartufo per circa 200 ettari. Si tratta di un'area vocata alla produzione di tartufo in maniera particolare per il Tuber aestivum e Tuber melanosporum. Le tartufaie cosiddette coltivate sono state messe a dimora con piantine micorrizzate di quercia, carpino ed altro nell'arco di diversi anni e in molti casi sono state utilizzate anche provvidenze pubbliche. Gli impianti più vecchi sono già in produzione da alcuni anni, con importanti risultati per quanto riguarda la produzione di tartufi. I bruchi, lunghi pochi centimetri, hanno trasformato le zone colpite, da verdi che erano, in un luogo simile a quello che ha subito un incendio. Per i proprietari è una vera propria catastrofe”.


Da qui la richiesta: “Chiediamo - dice Mirti - dunque, sulla parte interessata, che è ancora circoscritta pur essendo vasta, sopralluoghi al fine di verificare i danni causati, come possono essere mitigati, se possono esserci problemi sanitari per chi abita quelle zone o le frequenta, cosa si può fare oggi e cosa per il futuro e se eventualmente si possono attivare procedure per il risarcimento del danno”. E soprattutto “organizzare interventi”.

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