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CHIESA

Verso il conclave: il totonomi

Tre italiani tra i favoriti ma attenzione alle sorprese

Felice Fedeli

06 Maggio 2025, 19:34

Verso il conclave: il totonomi

Sono 133 i cardinali elettori chiamati a indicare il nuovo Papa

A poche ore dall’inizio del conclave di mercoledì 7 maggio alle 16.30 che eleggerà il 267esimo Papa della storia della Chiesa, il clima che si respira in Vaticano è di attesa, riserbo e discernimento. I 133 cardinali elettori, riunitisi nei giorni scorsi in Congregazione generale, hanno tracciato il profilo desiderato del nuovo Pontefice: un pastore capace di guidare una Chiesa che sappia parlare al mondo di oggi, con una forte attenzione alla comunione, al dialogo ecumenico e alla missione. Il desiderio prevalente è quello di una figura in continuità con Papa Francesco, anche se non manca chi auspica un ritorno a impostazioni più tradizionali.

Fare pronostici è esercizio delicato: la storia insegna che spesso chi entra in conclave da Papa ne esce cardinale. Tuttavia, alcune figure si impongono all’attenzione. Tra gli italiani spicca il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano e profilo diplomatico di lungo corso. Accanto a lui, il nome del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, interprete sensibile della “Chiesa in uscita” voluta da Francesco. Molto citato anche il Patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, sostenuto da ampi consensi tra i fedeli.

Tra i possibili outsider, il francese Jean-Marc Aveline, il maltese Mario Grech, lo spagnolo Ángel Fernández Artime e lo svedese Anders Arborelius. In ascesa anche l’americano Robert Francis Prevost, attuale prefetto del Dicastero per i vescovi. Per l’Asia, restano attenzionati i nomi del filippino Luis Antonio Tagle e del sudcoreano Lazarus You Heung-sik. Dall’Africa, occhi puntati sul congolese Fridolin Ambongo Besungu, mentre dal Brasile potrebbe ottenere voti il cardinale Jaime Spengler.

Sul fronte conservatore, il nome che circola è quello dell’ungherese Péter Erdő, arcivescovo di Budapest. Il mosaico dei possibili candidati resta aperto, con l’unica certezza che il prossimo Papa dovrà raccogliere un’eredità complessa, proiettando la Chiesa nel futuro senza rinnegare le riforme del pontificato di Bergoglio.

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