LA VICENDA
Filippo Turetta e Alessandro Impagnatiello
Il criminale si riconosce dalla faccia? Sì, secondo Cesare Lombroso, padre della criminologia. I suoi studi si concentrano sulla teoria fisiognomica, che sostiene che i tratti psicologici e morali di una persona possano essere dedotti dal suo aspetto fisico, in particolare dalle espressioni del volto. Anche se oggi questa disciplina può sembrare poco credibile, nell'Ottocento era così rispettata da essere addirittura materia universitaria. Cesare Lombroso dedicò gran parte della sua vita a misurare crani, lunghezza dei piedi e volti di criminali.
Le anomalie fisiche, ritenute costanti in questi individui, divennero indicatori utili per identificare i delinquenti. Si credeva, che i ladri avessero una notevole manualità, occhi piccoli e sopracciglia folte, mentre gli omicidi abituali erano descritti come aventi uno sguardo freddo e sanguigno, un naso aquilino e orecchie lunghe. Queste affermazioni si basavano su osservazioni che Lombroso raccolse in opere come L'uomo delinquente, dove cercava di stabilire un legame tra caratteristiche fisiche e comportamento criminale.
Oggi, sappiamo bene che la teoria fisiognomica di Lombroso, non può essere una costante, anzi considerando i tristi e recenti avvenimenti di violenza sulle donne, possiamo dire che non è proprio vera. Facendo riferimento ad Alessandro Impagnatiello, condannato all'ergastolo per l'omicidio della fidanzata Giulia Tramontano e a Filippo Turetta, l'assassino di Giulia Cecchettin, si nota il volto innoquo, anonimo, nessun tratto particolare, che può in qualche modo suscitare sospetti. Chiaro è che la violenza non ha un volto, il killer, lo stalker, possono apparire nella società, come "brave persone", "era un ragazzo tranquillo", "sorrideva sempre", eppure ha agito, commettendo il crimine.
Se non è il volto, può essere il comportamento un campanello d'allarme? Ovviamente si possono studiare, elencare, valuatre situazioni e modi di fare che possono destare sospetti, ma non è così facile. Magari, come succede spesso purtroppo, il colpevole è la persona che credevamo di amare.
Di seguito analizzeremo le caratteristiche tipiche dello stalker e il fenomeno psicologico della dipendenza affettiva:
Comportamenti tipici di uno stalker
Tipologie di stalker
Secondo la classificazione del professor Mullen, esistono diverse tipologie di stalker:
Sintomi della vittima
Le vittime possono manifestare diversi sintomi psicologici come, ansia persistente, depressione, attacchi di panico, insonnia e alterazione delle abitudini quotidiane a causa della paura.
Dipendenza affettiva: cos'è e come riconoscerla
Oltre a concentrare la nostra attenzione su come e chi è uno stalker, bisogna analizzare anche la questione della dipendenza affettiva, un fattore molto più difficile da riconoscere e che a volte può essere scambiato per vero amore. E' nota anche con il termine love addiction ed è un fenomeno psicologico caratterizzato da un attaccamento eccessivo e compulsivo verso un partner, che porta a una perdita di autonomia e identità personale. Questo tipo di dipendenza si manifesta attraverso una serie di sintomi e comportamenti che possono influenzare negativamente la vita quotidiana e le relazioni interpersonali.
La dipendenza affettiva può essere paragonata ad altre forme di dipendenza, come quelle da sostanze, in quanto provoca reazioni emotive intense e comportamenti compulsivi. Le persone affette da questa condizione spesso sperimentano:
I sintomi della dipendenza affettiva possono manifestarsi in vari modi, influenzando sia la sfera emotiva che quella comportamentale:
Le varie tipologie della dipendenza affettiva
Questa può manifestarsi in diverse forme, ognuna con caratteristiche specifiche:
Le radici della dipendenza affettiva spesso si trovano in esperienze infantili difficili, come abbandono o trascuratezza da parte delle figure genitoriali. Questi eventi possono portare a:
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