TREVI
I carabinieri all'interno dell'azienda messa poi sotto sequestro
Caporalato: è questa in sintesi l’accusa mossa nei confronti di un 68enne che nella zona di Trevi gestiva un’impresa specializzata nel taglio e confezionamento della legna da ardere. L’indagine della Procura della Repubblica ha accertato che tre extracomunitari, due pakistani e un senegalese, in regola con il permesso di soggiorno, venivano sfruttati in palese violazione delle normative vigenti. Le forze dell’ordine, dopo aver effettuati accertamenti e riferito alla Procura, hanno deciso di intervenire, scoprendo un quadro allarmante di violazione dei diritti lavorativi.
Le autorità hanno sottolineato l'importanza di combattere il caporalato e lo sfruttamento lavorativo, fenomeni che colpiscono in particolare i lavoratori migranti, spesso privi di una rete di protezione legale. L'operazione di Trevi si inserisce in un più ampio piano di azione che mira a contrastare queste pratiche attraverso controlli più rigorosi e una maggiore sensibilizzazione della comunità.
I tre extracomunitari, oltre a riceve una paga ben al di sotto del minimo dovuto, non erano neppure stati formati e specializzati nell’utilizzo delle apparecchiature da taglio utilizzate dall’impresa.
Al 68enne sono stati concessi gli arresti domiciliari ed è stata elevata una multa da 18 mila euro. Il capannone, con tutta l’attrezzatura, è finito sotto sequestro.
Il caporalato è un reato che non solo danneggia i lavoratori sfruttati, ma crea una distorsione del mercato del lavoro, minando le imprese che operano nel rispetto delle regole e delle normative.
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