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STORIE DI CRONACA NERA

Nuovo podcast sugli omicidi di Luigi Chiatti, il mostro di Foligno

L'autore è Stefano Nazzi, due puntate della serie Indagini dal titolo Foligno 1992-1993 sulle uccisioni di Simone Allegretti e Lorenzo Paolucci

Alfredo Doni

08 Ottobre 2024, 08:10

Nuovo podcast sugli omicidi di Luigi Chiatti, il mostro di Foligno

Stefano Nazzi

Luigi Chiatti, noto come il mostro di Foligno, è uno dei serial killer più tristemente famosi della cronaca nera italiana degli anni ‘90. Nato a Narni nel 1968, Chiatti, figlio adottivo di una famiglia di Foligno, ha sconvolto l’opinione pubblica con i brutali omicidi di due bambini, Simone Allegretti e Lorenzo Paolucci, nel giro di poco meno di un anno. Questi crimini hanno scatenato un’ondata di terrore e orrore, facendo di Foligno un luogo che rimane segnato nella memoria collettiva.

Il primo omicidio avvenne il 4 ottobre 1992, quando Simone Allegretti, un bambino di quattro anni, scomparve misteriosamente mentre giocava vicino casa. Il suo corpo fu ritrovato il giorno seguente, abbandonato in un bosco. Le indagini iniziali brancolarono nel buio: non c’erano testimoni, e la brutalità dell’omicidio lasciava sgomenti investigatori e cittadini. L’autopsia rivelò che il piccolo Simone era stato strangolato, segno di una violenza calcolata e spietata. Inizialmente dell'omicidio si autoaccusò un giovane di Milano, Stefano Spilotros, ma a seguito di alcune contraddizioni emerse la verità: si era inventato tutto per attirare l'attenzione della fidanzata. Da allora, per mesi, le forze dell’ordine cercarono indizi che potessero portare all’assassino, ma invano. Foligno, una cittadina che raramente aveva visto episodi di crimine violento, si trovava improvvisamente immersa in un incubo.

Il secondo omicidio, quello di Lorenzo Paolucci, avvenne l’8 agosto 1993. Lorenzo, di tredici anni fu ucciso con un forchettone da cucina infilzato nel collo da Luigi Chiatti al culmine di una lite dopo una partita a carte come raccontò lo stesso Chiatti durante il processo. Lorenzo fu trovato morto in un casolare ritrovato a Casale, poco distante da dove venne rinvenuto 10 mesi prima il cadavere del piccolo Simone. Tuttavia, rispetto al primo omicidio, Luigi Chiatti commise un errore fatale: un vicino lo vide uscire dal casolare sporco di sangue. Fu questo dettaglio a indirizzare le indagini su Chiatti, che pochi giorni dopo fu arrestato.

Durante l’interrogatorio, Chiatti confessò entrambi gli omicidi, raccontando con inquietante freddezza i dettagli delle sue azioni. Dichiarò che le sue vittime erano scelte casualmente e che gli omicidi erano il frutto di un’ossessione che non riusciva a controllare. Le indagini psicologiche successive evidenziarono un profilo disturbato: Chiatti era stato adottato a tre anni e presentava sintomi di disturbi della personalità già dall’infanzia, manifestando un crescente isolamento sociale e difficoltà relazionali.

Il processo a suo carico iniziò nel 1994. Chiatti venne descritto come un individuo con gravi disturbi psichici, sebbene fosse ritenuto capace di intendere e volere al momento degli omicidi. Chiatti si autodefinì mostro di Foligno firmando così il biglietto lasciato in una cabina telefonica il giorno dopo aver ucciso Simone Allegretti con cui indicava il luogo in cui lo aveva abbandonato, una denominazione che venne rapidamente adottata dai media. Le testimonianze degli esperti psichiatrici portarono a un acceso dibattito sulla sua salute mentale e sulla responsabilità penale dei suoi atti. Alla fine, il 28 dicembre 1994, Chiatti fu condannato a due ergastoli per gli omicidi di Simone Allegretti e Lorenzo Paolucci.

Tuttavia, la sentenza non mise a tacere la discussione sulla natura del crimine e sul destino dell’assassino. Nel 2006, la Corte d’Appello di Perugia ridusse la pena da ergastolo a 30 anni di reclusione, riconoscendo il parziale vizio di mente. Chiatti venne quindi trasferito in una struttura psichiatrica giudiziaria, dove ha continuato a scontare la sua pena. Nel corso degli anni, è emerso un ritratto di Chiatti come un uomo profondamente disturbato, incapace di gestire i propri impulsi violenti, ma consapevole delle sue azioni.

A Chiatti non è mai stata concessa la libertà in quanto ritenuto socialmente pericoloso e in grado di ripetere gli stessi crimini.

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