L'iniziativa
Il presepe allestito al cenacolo San Marco di Terni
Una mangiatoia rossa accoglie Gesù Bambino nel presepe del cenacolo San Marco, a Terni. Un’immagine forte, volutamente provocatoria, che anche quest’anno conferma la tradizione dell’Istess di legare il presepe a un tema di drammatica attualità: la violenza di genere. “Non si tratta solo di cronaca - spiega il direttore dell'Istess, Arnaldo Casali - o di emergenza sociale.
Se andiamo a scavare nel Vangelo scopriamo che la violenza di genere è già raccontata, ma come una violenza che non viene consumata”.
Al centro del racconto evangelico, infatti, c’è la figura di San Giuseppe, indicato come un modello maschile radicalmente alternativo. Maria è incinta prima di andare a vivere con lui. In quel contesto storico, una donna accusata di adulterio rischiava la lapidazione.
“Giuseppe lo sa – continua Casali – e proprio per questo decide di salvarla. Avrebbe potuto denunciarla, esporla alla vergogna pubblica e alla morte. Invece sceglie l’amore e la responsabilità, decide di ripudiarla in segreto”. Una scelta compiuta prima ancora dell’apparizione dell’angelo che gli rivelerà la verità. “Questo è il punto fondamentale - dice ancora Casali - Giuseppe salva la vita di Maria per amore, non per obbedienza a un comando divino arrivato dopo. È un uomo che rinuncia al proprio potere per proteggere la donna che ama. È il maschio esemplare che il Vangelo propone, e che oggi gli uomini dovrebbero seguire”.

La mangiatoia rossa diventa così un simbolo potente: non soltanto denuncia del sangue versato dalle donne vittime di violenza, ma anche segno di una possibilità diversa. “Il presepe - conclude Casali - ci dice che la violenza è inevitabile. Anche dentro una cultura patriarcale si può scegliere di non uccidere, di non ferire, di salvare”. A rafforzare questo messaggio, l’incontro di approfondimento intitolato “Ripudiarla in segreto: Maria, Giuseppe e la violenza di genere” che si è tenuto ieri dedicato ai retroscena meno esplorati del racconto della Natività e alle origini del Natale. Protagonista dell’appuntamento è stata la teologa Lilia Sebastiani. Un presepe che, attraverso la figura silenziosa di Giuseppe, lancia un appello chiaro: contro la violenza di genere non bastano le parole, servono scelte. Anche scomode. Anche controcorrente.
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