Il caso
Il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi
Si terrà il prossimo 22 gennaio di fronte al Tribunale di Terni in composizione monocratica con il giudice Ersilia Agnello, la prima udienza del processo che vede imputato il sindaco e presidente della Provincia di Terni, Stefano Bandecchi, per i fatti relativi al turbolento consiglio comunale del 28 agosto 2023, quello in cui si era diretto con fare minaccioso verso i banchi del centrodestra ed era stato fermato dalla polizia locale ed altri consiglieri e assessori.
Il rinvio a giudizio per i reati di minaccia, oltraggio, violenza e resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e minaccia ad un corpo politico, è stato disposto mercoledì 3 dicembre dal gup di Terni, Chiara Mastracchio, che ha accolto quanto richiesto in aula dal pm d'udienza Raffaele Pesiri - titolare del fascicolo è il collega Marco Stramaglia che ha condotto le indagini con l'ex procuratore Andrea Claudiani - al termine di un'udienza durata circa due ore.
Udienza aperta dalle spontanee dichiarazioni del sindaco che ha ricostruito, secondo il proprio punto di vista, i fatti di quel “famigerato” consiglio comunale. Dopo di lui hanno parlato il pm, l'avvocato Enrico De Luca - che si è costituito parte civile per conto del consigliere comunale di FdI Marco Celestino Cecconi, associandosi alla richiesta di rinvio a giudizio - e quindi i legali difensori di Bandecchi, gli avvocati Giorgio Panebianco e Carlo Pacelli.
Nel procedimento figurano altre tre persone offese - la comandante della polizia locale di Terni e due agenti - che non si sono costituite parti civili. “Mi hanno rinviato a giudizio - ha detto Stefano Bandecchi uscendo dal Tribunale. Un'opinione? Sapete già cosa penso della giustizia”. L'avvocato Pacelli si dice “convinto nel ritenere che chi è stato oltraggiato e interrotto nell'esercizio delle proprie funzioni, è proprio il primo cittadino. Questo è avvenuto da parte dei consiglieri di minoranza Masselli e Cecconi che lo hanno oltraggiato e interrotto mentre stava legittimamente svolgendo le proprie funzioni perché era colui che si era iscritto a parlare e il presidente del consiglio comunale gli aveva concesso la parola per fare un intervento”.
“La nostra convinzione - dice, analogamente, l'avvocato Giorgio Panebianco - è che siano stati Masselli e Cecconi a ingiuriare il sindaco, il cui comportamento è stato meramente reattivo e senza alcuna intenzione aggressiva, come invece è stato indicato nel capo di imputazione. La nostra delusione - prosegue - sta nel fatto che tutto ciò emerge in modo chiaro dagli atti processuali e quindi era per noi possibile un proscioglimento del sindaco, sulla base delle motivazioni che abbiamo sostenuto in udienza. Ora affronteremo il processo nella totale convinzione che la verità, che è già a galla, venga questa volta vista in maniera chiara”.
Sul punto, la precedente denuncia sporta da Bandecchi verso Cecconi e Masselli per oltraggio a pubblico ufficiale, sempre in relazione al consiglio comunale del 28 agosto 2023, è stata archiviata lo scorso settembre dal gip di Terni, Francesco Maria Vincenzoni. A proposito delle reazioni politiche sul rinvio a giudizio del sindaco, per il senatore del Pd Walter Verini quanto deciso “è una ulteriore conferma del fatto che questo personaggio ha colpito ripetutamente l'agibilità democratica del consiglio comunale. Al di là del rilievo penale dei fatti, su cui ci saranno giudizi di merito, il rinvio a giudizio è una ulteriore conferma politico-istituzionale: Bandecchi non può rimanere a fare il sindaco”. Per Alleanza Verdi-Sinistra Terni “il rinvio a giudizio certifica una situazione ormai insostenibile. Terni non può essere rappresentata da chi scambia l'aula consiliare per un ring, minacciando istituzioni e opposizioni. Per rispetto della città e della sua storia democratica, Bandecchi non può rimanere al suo posto”.
Fratelli d’Italia Terni prende atto del rinvio a giudizio del sindaco Bandecchi. "La vicenda del 28 agosto del 2023 - osservano i coordinatori comunale e provinciale del partito, Maurizio Cecconelli ed Alberto Rini - non riguarda soltanto i singoli consiglieri coinvolti, ma interessa direttamente tutti i nostri rappresentanti, il nostro gruppo politico, il nostro partito e con ripercussioni sulla città, che ha assistito a comportamenti inaccettabili all’interno delle sue istituzioni. Noi non concepiamo la politica come una rissa, ma al tempo stesso rivendichiamo il diritto, e il dovere, di dire con chiarezza che quella pagina superò ogni limite del rispetto istituzionale e del vivere civile. Ora la magistratura seguirà il suo corso; per parte nostra - conclude FdI - continuiamo a lavorare per una politica che non abbia bisogno di alzare la voce per farsi rispettare".
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