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IL BLITZ

Terni, droga in carcere: cocaina nei pacchi-dono e 150 grammi di stupefacenti in una cella frigorifera

Il plauso del Sappe alla polizia penitenziaria e agli Uffici di Polizia Giudiziaria: "Unico baluardo contro una macchina criminale sempre più sofisticata"

26 Ottobre 2025, 11:11

carcere terni sabbione detenuti

Il carcere di vocabolo Sabbione a Terni

Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), tramite la Segreteria regionale, esprime profonda ammirazione per l’importante operazione di polizia giudiziaria condotta all’interno della Casa circondariale di Terni.

Nel corso del blitz sono stati sequestrati circa 150 grammi di sostanza stupefacente, occultati con perizia in una cella frigorifera e rinvenuti grazie all’intuito, alla professionalità e all’abnegazione di due giovani agenti della Squadra di polizia giudiziaria, con il supporto dei colleghi del reparto di media sicurezza. Un risultato che, sottolinea il sindacato, deve rendere orgogliosa l’intera Amministrazione penitenziaria. Non si tratta di un episodio isolato.

L’Ufficio di Polizia Giudiziaria del carcere ternano è impegnato in un’attività investigativa costante che, nei giorni scorsi, ha portato a un ulteriore sequestro: un consistente quantitativo di cocaina nascosto in pacchi-dono abilmente riconfezionati.

“Episodi che confermano un modus operandi alimentato da collegamenti esterni — talvolta familiari — e dalla criminalità organizzata, con intimidazioni rivolte ai detenuti più vulnerabili”, afferma il sindacato.

Il Sappe definisce la dedizione e l’altissima professionalità delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria di Terni, in particolare del personale degli Uffici di Polizia Giudiziaria, “l’unico baluardo contro una macchina criminale sempre più sofisticata”, e rivolge loro un sentito ringraziamento.

Il sindacato avverte però che tali successi non devono far dimenticare le gravissime criticità operative in cui il personale è costretto a lavorare: contesto insidioso e pericoloso, con aggressioni al personale pressoché quotidiane; sovraffollamento delle sezioni detentive; cronica carenza di organico; assenza di tecnologie di rilevamento all’avanguardia.

“È paradossale che i nostri colleghi siano chiamati a combattere una guerra così impari, dotati di poco più del proprio coraggio e del proprio istinto, contro un nemico che può contare su risorse e connivenze esterne”, osserva il Sappe. Quei risultati investigativi, aggiunge il sindacato, “non vanno usati come alibi per trascurare le emergenze strutturali, ma dimostrano semmai che la Polizia penitenziaria resta un presidio investigativo e di controllo essenziale per la sicurezza dello Stato”.

Da qui il rinnovato appello alle Istituzioni: intervenire con urgenza su organici, dotazioni tecnologiche e infrastrutture degli istituti penitenziari, così da rendere il lavoro — duro e rischioso — più efficace e, soprattutto, svolto in condizioni minime e dignitose di sicurezza. “Senza il nostro personale, non c’è sicurezza. Senza mezzi, il personale è in costante pericolo”.

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