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L'anniversario

Quarantacinque anni fa la strage di Bologna. Il ricordo del giovane ternano Sergio Secci, tra le vittime della bomba alla stazione

Nel carcere di vocabolo Sabbione è ancora rinchiuso, in regime di semilibertà, l'ex terrorista neofascista dei Nar Gilberto Cavallini, condannato in via definitiva all’ergastolo per il reato di concorso in strage

Antonio Mosca

01 Agosto 2025, 12:18

sergio secci terni bologna

Sergio Secci, il ternano morto nella strage della stazione di Bologna il 2 agosto 1980

E’ ancora vivo a Terni il ricordo di Sergio Secci che, il 2 agosto di 45 anni fa, perse la vita nella strage della stazione di Bologna. Quella mattina maledetta il giovane ternano, laureato al Dams con 30 e lode e diretto a Bolzano per un appuntamento di lavoro con gli amici del gruppo teatrale di Treviglio “Teatro di ventura”, perse la coincidenza per un ritardo del treno. E così si fermò alla stazione del capoluogo emiliano in attesa del treno successivo. Quei minuti di attesa gli furono fatali. L’esplosione della bomba lo colse mentre si trovava nella sala d’attesa. Sergio morì all’ospedale Maggiore dopo 5 giorni di agonia.

Da quel momento i suoi genitori, Lidia e Torquato, hanno vissuto nel suo ricordo cercando con tutte le forze di ottenere giustizia per dare un nome ed un volto agli autori ed ai mandanti occulti della strage che causò 85 morti ed il ferimento di oltre 200 persone. Torquato fu a lungo l’instancabile presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna che, insieme alla Procura del capoluogo emiliano, cercò di arrivare alla verità nonostante gli ostacoli ed i depistaggi.

Il nome di Sergio Secci ancora oggi si trova sulla lapide che alla stazione ferroviaria di Bologna ricorda i nomi delle 85 vittime innocenti della strategia della tensione. E al 24enne ternano fu poi dedicato anche il teatro di Terni, l’aula del consiglio provinciale e, proprio in questi ultimi giorni, una piazza a Bologna.

Il nome di Terni è legato all’eccidio del 2 agosto del 1980 anche per un altro motivo. Nel carcere di vocabolo Sabbione, infatti, è ancora rinchiuso, in regime di semilibertà, l'ex terrorista neofascista Gilberto Cavallini, condannato in via definitiva all’ergastolo proprio per il reato di concorso in strage. Da 38 anni dietro le sbarre, l’ex esponente dei Nar, con 9 ergastoli da scontare sulle spalle, è stato raggiunto dall’ultima sentenza della Cassazione nel gennaio scorso. Al momento si trova in regime di semilibertà. Esce alle 8 del mattino dal carcere di Terni e vi rientra alle 22 dopo aver prestato servizio all’esterno come contabile.

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