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Calcio Serie C

Graziano Vinti: "Grifo, devi tirare fuori il carattere"

L'ex portiere del Perugia sulle ultime stagioni biancorosse e il futuro: “Da 3 anni si raccoglie molto meno di quanto si dovrebbe. Cangelosi è l’uomo giusto”

Giorgio Palenga

20 Luglio 2025, 09:11

Graziano Vinti: "Grifo, devi tirare fuori il carattere"

Graziano Vinti quando difendeva la porta del Perugia

Con la maglia numero 1 del Perugia, con cui ha giocato complessivamente una decina di stagioni, contando solo quelle in cui è stato in prima squadra, la serie C l’ha anche vinta. Era il 1987-88, il Grifo era in C2, e Graziano Vinti era un giovane portiere in rampa di lancio, già però più… esperto di ragazzini come Di Livio o Ravanelli, che proprio quell’anno esordirono tra i grandi. E che “grandi” poi diventarono anche loro a livello assoluto, arrivando alla maglia della Nazionale.

Vinti, insomma, è un altro di quelli che sa come si fa a vincere in terza serie (nella sua bacheca anche una promozione C1-B col Palermo, con relativa Supercoppa di C) e butta sempre un occhio particolare sul Perugia, dove attualmente suo figlio Leonardo sta iniziando a respirare l’aria della prima squadra, non ancora 17enne.


- Vinti, iniziamo dall’anno scorso. Le cose sono andate male, peggio di quanto si potesse prevedere. Secondo lei perché?
Io amplierei il discorso alle ultime tre stagioni nelle quali, a mio avviso, il Perugia ha avuto sempre una squadra che avrebbe dovuto raggiungere ben altri risultati rispetto a quanto poi è arrivato. Purtroppo però nel calcio influiscono tanti fattori, come gli infortuni ma anche la voglia di migliorarsi di allenamento in allenamento anche da parte dei giocatori sulla carta già bravi. Forse in questo qualcosa è mancato, soprattutto a livello caratteriale. Parlando nello specifico della stagione passata, ritengo che il Perugia non fosse inferiore alle squadre che sono arrivate fino in fondo, giungendo agli ultimi turni dei playoff o vincendo addirittura il campionato. Lo stesso Pescara secondo me non aveva nulla in più rispetto al Grifo o anche alla Ternana.


- L’anno scorso il gruppo potrebbe aver risentito del cambio societario in corsa?
Non credo, anzi dico che la nuova società ha portato subito qualcosa di nuovo, un attenzione maggiore anche ai minimi particolari, situazioni che tutti nell’ambiente hanno avvertito. Il problema dell’anno scorso non è stato quindi il cambio di proprietà quanto invece la serie di infortuni che si è abbattuta sulla rosa in modo particolare concentrati negli stessi reparti: all’inizio si sono fatti male tutti gli attaccanti, che pure erano partiti molto bene, poi è stata la volta dei difensori. Quando inizi a trovare la quadratura da un punto di vista tattico e ti trovi alle prese con assenze in blocco in un intero reparto, allora diventa veramente difficile. In quel momento la squadra è chiamata a metterci qualcosa in più per superare le difficoltà, e forse qui è mancato il carattere.


- Che idea si è fatto di Cangelosi?
A me piace molto la gente che parla poco e fa i fatti. Al giorno d’oggi nel mondo del calcio ci si allena anche poco e invece con l’avvento del mister questo aspetto vedo che è particolarmente curato. Una gran preparazione alla lunga fa la differenza e Cangelosi fa lavorare tanto i suoi ragazzi. Già l’anno scorso, dopo il suo arrivo, si videro dei miglioramenti, anche se invertire una certa tendenza in corso d’opera, ormai nella fase finale della stagione, non era semplice. Ho molta fiducia nel tecnico, da quando è arrivato ha vissuto con grande equilibrio tutto quanto avvenuto, nel bene o nel male. Credo questo faccia la differenza.


- In Argentina è partito, di fatto, il blocco-squadra dell’anno scorso. Secondo lei può essere una buona base di partenza?
Dico di sì. Società, tecnico e direttore avranno certamente fatto le loro valutazioni, fermo restando che il mercato è ancora in pieno fermento. Penso che siano voluti ripartire da quelle basi che davano loro garanzie per programmare una stagione finalmente importante. Come dicevo l’organico un anno fa non era da restare fuori dai playoff, credo che con qualche ulteriore puntello si possa fare veramente bene.


- Da portiere a… portiere: un suo giudizio su Gemello.
Alla prima giornata dello scorso campionato non fece bene, io ero ospite di una trasmissione in tv e a fine gara sentii la sua intervista. Mi fece una grande impressione, ammise l’errore commesso, disse dove doveva migliorare, insomma dimostrò umiltà ma anche consapevolezza nei propri mezzi. So poi che ha fatto un gran lavoro con il preparatore dei portieri Greco, non a caso durante tutta la stagione è sempre andato migliorando e poi c’è un aspetto in particolare da sottolineare…


- Quale?
Ha parato nelle partite importanti, vuol dire che si è fatto trovare pronto quando veramente serviva. Penso ai due derby contro la Ternana, in entrambe le gare fece interventi risolutivi, ma anche in tante altre partite coincise con momenti difficili del Perugia.


- Parliamo dei suoi figli, entrambi sempre... nel Perugia.
Il più grande, Ferdinando, ha studiato negli Usa e adesso sta svolgendo uno stage in società, occupandosi di aspetti organizzativi. Leonardo, il piccolo, invece, è anche lui portiere, attualmente è in ritiro in Argentina con la prima squadra. Figlio d’arte? Sì, ma assolutamente non indotto dal padre. Fino ai 9-10 anni giocava a tennis, poi di sua spontanea volontà ha deciso di provare col calcio. Siccome nella sua classe c’erano un paio di ragazzi che giocavano in porta nella Don Bosco, anche lui scelse di fare il portiere nella stessa società. Se è bravo come il papà? Speriamo lo sia di più!


- E invece Vinti senior che fa oggi nel calcio?
Continuo a lavorare, come negli ultimi 10 anni, con le Nazionali giovanili come preparatore dei portieri. L’ultima stagione l’ho trascorsa principalmente con l’Under 20, che è stata la mia rappresentativa di riferimento, ma ho seguito anche i piccolini dell’Under 15. In questi anni ho lavorato con tanti portieri che vanno per la maggiore, come Carnesecchi, Meret. E’ una buona generazione di portieri, quella attuale, anche se fino a un po’ di anni fa i primi 7-8 portieri della nostra serie A avrebbero giocato titolari nella maggior parte delle Nazionali.

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