TENNIS
Andy Roddick (in primo piano), uscito sconfitto nella finale di Wimbledon del 2009 contro Roger Federer (sullo sfondo)
Wimbledon, il torneo di tennis più antico e forse più prestigioso al mondo, rappresenta da sempre l'apice del successo per i giocatori sui campi in erba dell'All England Club. Dal suo inizio nel 1877, ha incoronato campioni che hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia del tennis. Tuttavia, per ogni vincitore trionfante, ci sono stati altrettanti campioni straordinari che, nonostante il loro talento e le occasioni sfiorate, non sono mai riusciti a sollevare il prestigioso Venus Rosewater Dish – l’iconico vassoio con cui viene premiata la vincitrice del torneo femminile – o la coppa dei singolari maschili.
#USOPENxESPN El 8 de septiembre de 1990, Gabriela Sabatini conquistó Nueva York al vencer a Steffi Graf 6-2 y 7-6 (4). Ese día, la argentina consiguió su primer y único título de Grand Slam en singles. ¿Cuál es tu mejor recuerdo de @sabatinigabyok? ¡Te leemos! pic.twitter.com/bwrQVjwYJe
— ESPN Tenis (@ESPNtenis) September 8, 2018
Sabatini trascorse gran parte della sua carriera all’ombra di Steffi Graf, che la batté nella finale di Wimbledon del 1991 e nelle semifinali del 1992. Il match del 1991 è considerato un grande classico del tennis, ma fu un brutto colpo per Sabatini. L’argentina arrivò all’incontro da favorita, dopo una straordinaria serie di cinque vittorie consecutive nei testa a testa con la tedesca. Arrivati al terzo set, Sabatini ebbe due occasioni sul proprio servizio per vincere il match - sul 5‑4 e sul 6‑5 - ma alla fine subì la rimonta di Miss Dritto (ndr dal tedesco Fräulein Forehand, soprannome di Steffi Graf), che vinse 3 game consecutivi portandosi a casa il trofeo.
Happy Birthday to Arantxa Sánchez-Vicario, the only Spanish
— International Tennis Hall of Fame (@TennisHalloFame) December 18, 2024
woman to win the US Open singles title
Sánchez-Vicario won 14 majors, including 4 in singles
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Come molte giocatrici spagnole prima di lei, Sánchez Vicario necessitò di un po’ di tempo per adattarsi all’erba di Wimbledon. Una volta ambientatasi, trovò un destino simile a quello di Sabatini, perdendo la finale contro Steffi Graf nel 1995 in una sfida senza esclusione di colpi. Il momento cruciale arrivò sul 5‑5 del terzo set, dopo un game durato 20 minuti e 13 vantaggi. È tuttora ricordato come uno dei più straordinari mai disputati sul Campo Centrale. Graf ottenne la svolta al sesto match point, chiudendo l'incontro sul proprio turno di servizio. Nel 1996 Arantxa tornò in finale, perdendo nuovamente contro Graf, mentre nel 1997 venne fermata in semifinale da Jana Novotná.
#ThrowbackThursday
— TennisClash (@ClashTennis) October 26, 2023
Hana Mandlikova at the US Open, 1980.
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Talentuosa ma spesso nervosa, Hana Mandlíková dovette affrontare la presenza costante di Chris Evert e Martina Navrátilová, oltre ai suoi problemi di concentrazione. La metà delle sue sconfitte a Wimbledon furono contro giocatrici che avrebbero poi vinto il torneo più volte. Nel 1981, in semifinale, sconfisse Navrátilová (che da allora non avrebbe più perso a Wimbledon nei sette anni successivi), ma poi fu sconfitta da Evert in finale. Nel 1986, invece, la strada si invertì: batté Evert in semifinale, ma perse la finale contro Navrátilová. È una delle sette tenniste ceche ad aver raggiunto la finale negli ultimi 40 anni, ma non è mai riuscita a entrare nel club delle vincitrici (ndr Martina Navrátilová, Jana Novotná, Petra Kvitová, Markéta Vondroušová e Barbora Krejčíková).
20 YEARS AGO: 21-year old Andy Roddick wins the US Open, after coming back from two sets and a match point down in the semi-final Vs Nalbandian, and beats Ferrero 6-3 7-6 6-3.
— Olly Tennis (@Olly_Tennis_) September 7, 2023
- Andy is the last American Male Singles player to win a Major, and actually the last to appear in… pic.twitter.com/mB0MrEbURA
Quando a 21 anni il beniamino di casa vinse lo US Open 2003 con il suo servizio devastante, sembrava destinato a dominare anche Wimbledon. Tuttavia, la sua ascesa coincise con l’inizio del regno di Roger Federer. Roddick perse le finali del 2004 e del 2005 contro lo svizzero, e con l’emergere dei Big Four negli anni successivi le sue speranze di aggiungere al proprio palmarès un secondo Slam sembravano svanite. Tuttavia, il ritiro di Nadal nel 2009 gli spalancò una finestra: un tabellone favorevole e una semifinale vinta contro il beniamino di casa Andy Murray lo portarono a sfidare Federer per la terza volta in finale. Roddick partì meglio ed ebbe 4 occasioni per portarsi sul 2 a 0, ma le fallì tutte e cedette il secondo e anche il terzo set. Recuperò aggiudicandosi il quarto, ma al quinto venne fuori tutta la classe di Federer che trionfò con un epico 16‑14 dopo che Roddick era riuscito a tenere il servizio per ben 38 turni. Il suo discorso post-match, colmo di umiltà e ironia, resta uno dei momenti più commoventi nella storia del circolo londinese.
Tal día como hoy, hace 74 años, Richard Pancho Gonzales conquistaba el US Open tras derrotar a Ted Schroeder por 16-18, 2-6, 6-1, 6-2 y 6-4.
— MisterOnly.Tennis (@OnlyRogerCanFly) September 6, 2023
Aquella espectacular remontada es la final del Grand Slam estadounidense con más juegos disputados (67) tras 143 ediciones. pic.twitter.com/LsnaIpD8tS
Dominatore degli anni ’50, dotato di un servizio potente per i suoi tempi - ideale per il prato londinese - la sua carriera fu però limitata dal suo status da professionista: tra il 1950 e il 1967 non poté infatti partecipare a Wimbledon. I suoi migliori risultati furono due quarti di finale: nel 1949 e nel 1969, a 21 e a 41 anni. Durante il torneo del 1969, vinse un’epica battaglia in cinque set spalmata in due giorni contro Charlie Pasarell (che l’anno precedente aveva eliminato il campione in carica Manuel Santana), con il punteggio di 22‑24, 1‑6, 16‑14, 6‑3, 11‑9. Fu il match più lungo della storia dello Slam fino a quel momento - superato dallo storico Isner vs Mahut nel 2010 e durato ben 3 giorni, per un totale di 11 ore e 5 minuti di gioco effettivo. Gonzales era stato fischiato dal pubblico il primo giorno per aver discusso con l’arbitro sulla mancanza di luce sufficiente per poter continuare a giocare. Il giorno successivo venne acclamato dopo essere riuscito a salvare la bellezza di 7 match-point: un esempio grandioso di resilienza, anche a 41 anni.
One of the greatest champions #RolandGarros has ever seen
— International Tennis Hall of Fame (@TennisHalloFame) June 1, 2025
Happy Birthday to 7-time major champion, @BJKCup champion, Olympic gold medalist and former world No. 1 @Justine_Henin!
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Considerata una delle migliori giocatrici del XXI secolo a non aver mai vinto Wimbledon, la tennista belga era una forza della natura su tutti i campi, specialmente sulla terra battuta. Tra il 2001 e il suo primo ritiro nel 2008, raggiunse due finali e tre semifinali a SW19 (ndr il codice postale geografico che identifica l'All England Club di Wimbledon): nel 2001 perse la finale contro Venus Williams in tre set. L’anno successivo si fermò ai quarti sempre contro Venus, e nel 2003 arrivò in semifinale, battuta poi da Serena Williams. Dopo due anni sfortunati, tornò in grande stile nel 2006, ma assaporò nuovamente una sconfitta in finale, stavolta contro la francese Amelie Mauresmo in tre set. Nel 2007 batté una Serena non al massimo nei quarti, ma cadde in semifinale contro Marion Bartoli. Partecipò una sola volta dopo il suo rientro dal ritiro, nel 2010, perdendo al terzo turno contro la connazionale Kim Clijsters.
#OnThisDay in 1935, Fred Perry became the first player in the history of tennis to win all four Grand Slam titles!
— ITF (@ITFTennis) June 2, 2020
He defeated Gottfried von Cramm 6-3 3-6 6-1 6-3 to secure the @rolandgarros title
@the_LTA pic.twitter.com/44A1gb5l4q
Finalista per tre anni consecutivi negli anni ’30, perse le prime due finali contro Fred Perry e la terza contro Don Budge, che quell'anno riuscì a completare il Grande Slam vincendo tutti e quattro i principali tornei nello stesso anno solare (ndr Australian Open, Roland Garros, US Open e appunto Wimbledon). Noto per il suo fair play, il suo fascino e la sua nobile discendenza, von Cramm visse una vita straordinaria. Tuttavia, nel 1938 fu arrestato e imprigionato per la sua relazione omosessuale con Manasse Herbstman, un giovane attore e cantante ebreo apparso nel film muto Der Sohn des Hannibal (1926). Fu costretto a saltare le edizioni del 1938 e del 1939 prima della guerra, perdendo così un’ulteriore chance di vittoria a Wimbledon.
Sending birthday wishes to:
— International Tennis Hall of Fame (@TennisHalloFame) December 2, 2020
a 9-time major champion
Olympic medalist
3-time @BJKCup champion
the youngest-ever @rolandgarros champion
a model for perseverance around the world!
Happy Birthday to Hall of Famer @MonicaSeles10s! pic.twitter.com/9LKBgWLxOk
Tra il 1991 e il 1993 il tennis femminile fu un vero e proprio dominio di Seles, che vinse 7 dei 9 Slam disputati. Le uniche due sconfitte furono proprio due finali a Wimbledon: una che non giocò nel 1991 a causa di problemi ai tendini, e l’altra, nel 1992, persa contro Steffi Graf. Quel percorso fu segnato dal cosiddetto "gruntgate": la stampa britannica e avversarie come Martina Navrátilová si erano infatti lamentate delle sue urla durante la partita. Nella finale di Wimbledon decise così di giocare in silenzio, temendo una nuova ondata di polemiche sul prato più famoso del tennis. Il destino le fu avverso, ma con un briciolo di fortuna in più avrebbe sicuramente potuto alzare il trofeo.
3️⃣x US Open Champ
— US Open Tennis (@usopen) March 7, 2025
Happy Birthday, Ivan Lendl! pic.twitter.com/W1lO6QOkVp
Lendl è uno degli esempi più eclatanti di campione che non riuscì mai a trionfare a Wimbledon. Il cecoslovacco fu uno dei migliori della sua generazione, dominando le classifiche con 270 settimane al numero 1 e 19 finali nei Grand Slam, un record al suo tempo. Per prepararsi al meglio su erba, modificò il suo stile di gioco e saltò il Roland Garros a fine carriera con il solo obiettivo di mettere fine alla maledizione. Nonostante il grande impegno, cadde in semifinale e finale contro John McEnroe, Boris Becker, Stefan Edberg e Pat Cash. Forse il match più celebre fu la semifinale del 1989 contro Becker: in vantaggio 2 set a 1, subì la rimonta del tedesco e dovette accettare la sconfitta. Un duro colpo per Lendl, che era, al tempo, un maestro su ogni superficie.
As four-time #Wimbledon finalist Ken Rosewall turns 82, here's a reminder of why "Muscles" is a fan favourite at the All England Club... pic.twitter.com/9417JvqXVt
— Wimbledon (@Wimbledon) November 2, 2016
L’australiano "Muscles" Rosewall, rinomato per il suo gran rovescio e la sua costanza, fece quattro finali nell'arco di 20 anni (1954, 1956, 1970 e 1974), vincendone zero. Dopo aver perso per mano di Jaroslav Drobný e Lewis Hoad nelle prime due, si dedicò al circuito professionistico e poté tornare a competere sull'erba londinese solo con l’inizio dell’era Open nel 1968. Nel 1970 arrivò di nuovo in finale contro un giovane John Newcombe, dove fu nuovamente sconfitto. Nel 1974, alla veneranda età di 39 anni, sembrava essere finalmente arrivato il suo momento quando prevalse su Newcombe e Stan Smith nei quarti e in semifinale. Sfortunatamente, l'ultimo ostacolo per il tanto agognato trofeo fu un certo Jimmy Connors, allora ventenne, che lo sconfisse nettamente con un sonoro 6-1 6-1 6-4. Rosewall in carriera vinse 44 tornei su erba, ma non riuscì mai a imporsi all'All England Lawn Tennis and Croquet Club, restando, a detta di molti, il più grande “quasi campione” di Wimbledon.
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