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CICLISMO

La storia di Gino Centogambe, il fenomeno eugubino che visse gli orrori della guerra e che si guadagnò la stima di Bartali

Ginettaccio lo applaudì alla fine del Giro del Casentino nel 1935. La carriera dell'umbro fu compromessa da 7 anni di prigionia

Euro Grilli

17 Maggio 2025, 00:30

La storia di Gino Centogambe, il fenomeno eugubino che visse gli orrori della guerra e che si guadagnò la stima di Bartali

Con la ruota sulle spalle saltava in bici e andava a correre ad Arezzo, Firenze, ovunque. Era un fenomeno, Gino Centogambe, nato a Monteleto di Gubbio (“con la levatrice in casa - precisa la sorella - come accadeva una volta, l’ospedale era troppo lontano!”) il 19 ottobre del 1914. Sarebbe stato un big anche del Giro d’Italia, ma sette anni di prigionia gli devastarono la carriera e gli marchiarono la vita in maniera indelebile.

“Quando è tornato a casa dopo la prigionia, il giorno dopo il Natale del 1945 - ricorda Lamberto, il fratello di 91 anni, generale in pensione degli istruttori elicotteristi a Viterbo - pesava appena 39 chili”. Ma lui si è rimesso sotto e ha ripreso a correre. Ed è tornato a vincere. “Ha spinto sui pedali fino a 82 anni - ricorda la sorella Ombretta - e non perché fosse mio fratello ma posso dire tranquillamente che Gino era forte davvero”.

Anche il grande Gino Bartali nel 1935 dovette applaudirlo sul podio d’oro del Giro del Casentino, una classicissima paragonabile oggi alla Milano-Sanremo. E nell’albo d’oro si leggono i nomi di Magni che lo vinse nel 1937 e di Fausto Coppi nel 1939. Proprio nel 1937 era in prima posizione fino a pochissimi chilometri dell’arrivo e avrebbe vinto per distacco. Un tifoso però con l’intento di dargli dell’acqua, o forse sostenitore di un altro ciclista, lo urtò e lo fece cadere a terra. Gino si rialzò prontamente per riprendere a correre ma la bici si era danneggiata in maniera irreparabile. E vinse, come detto, Magni. l Giro del Casentino era davvero una corsa per i grandissimi delle due ruote, e quando Centogambe quando partiva alla sua maniera non ce n’era per nessuno.

Ha vinto tanto, tante gare e dappertutto. Tantissimi anni fa gli hanno anche dedicato un piccolo componimento dal titolo “Gli scherzi del destino”. “Chiamarsi Centogambe di cognome - inizia - e diventare un grande ciclista. Come se a pedalare quella bicicletta fossero state davvero cento gambe”. “Per quanto era forte - continua - ha ottenuto successi strepitosi tra cui il più importante è stato , prima della Seconda Guerra Mondiale, il Giro del Casentino battendo in volata il grande Gino Bartali". E conclude: “È stato uno dei più grandi ciclisti eugubini, un vero simbolo per la nostra città e un esempio per chi ha il ciclismo nel cuore”.

Il ciclismo era una “malattia” di famiglia. Anche suo fratello Ubaldo correva e andava forte. Ma anche lui venne richiamato in guerra. Si ammalò, venne operato di appendicite e rimase sotto i ferri. Gino è venuto a mancare il 5 marzo 2002, aveva 88 anni. Ancora oggi, dopo oltre vent’anni, molti di coloro che salgono in bici per correre hanno sentito parlare di Gino Centogambe. Il grande rimpianto del campione eugubino è quello di non aver avuto avuto la possibilità di partecipare al Giro d’Italia. Che proprio nella giornata di domenica 18 maggio a Gubbio vivrà la partenza della nona tappa, la Gubbio-Siena di 181 chilometri. Non avrebbe avuto problemi a confrontarsi anche con i campioni di oggi, così come aveva battuto i grandissimi di una volta. D’altronde… in nome omen. Gino aveva davvero… centogambe, e per questo correva fortissimo e nessuno riusciva a stargli dietro. Dicono che vinca quasi tutte le gare anche… lassù.

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