Calcio Serie C
Corsinelli al Corriere dell'Umbria
Accolto nella sede centrale del Corriere dell’Umbria dal direttore delle testate del Gruppo Corriere, Sergio Casagrande, dal caposervizio dello sport, Giorgio Palenga, e dalla redazione, Francesco Corsinelli, difensore-centrocampista classe 1997, oltre 250 partite in serie C e una panchina in serie A col Genoa, ha ricevuto il premio del migliore giocatore rossoblù del campionato di Serie C appena concluso.
“Questo riconoscimento - ha detto prima di salire a Radio Corriere dell’Umbria per essere intervistato da Paola Costantini - è per me motivo di grande orgoglio. Lo voglio condividere con ‘Jack’ Rosaia con il quale siamo stati testa a testa fino alla fine: il premio è anche suo. Così come è di tutti i miei compagni che mi hanno sempre aiutato e supportato e hanno condiviso con me i momenti belli e anche quelli meno belli. E, credetemi, che questa è stata un’annata difficilissima”.
CHI E’ Nato calcisticamente nella società “National” di Viareggio, è poi approdato al settore giovanile della Lucchese.
Da lì il salto al Genoa dove ha fatto la trafila fino a conquistarsi un posto nella Primavera. Il talento e la classe non sono passati inosservati ed è stato chiamato in prima squadra dall’allora tecnico genoano Gasperini che l’ha portato in panchina in una partita contro l’Inter.
L’anno dopo il passaggio al Pontedera, in Serie C, voluto dal direttore sportivo Giovannini e dal tecnico Indiani, veri e propri guru della terza categoria professionistica del calcio italiano. Due stagioni e poi il salto nella Feralpisalò prima di arrivare al Piacenza dove disputa un campionato eccellente e arriva alla finale playoff che perde contro il Trapani.
Il campionato successivo scende a Bari con Vivarini allenatore e anche con i Galletti arriva alla finale playoff che, purtroppo, per la seconda volta finisce male. Stavolta contro la Reggio Audace, la Reggiana tanto per capirci. Continua l’avventura fino al gennaio successivo in terra di Puglia prima di risalire a Novara. Torna in Toscana alla Lucchese l’anno successivo dove incontra il tecnico Guido Pagliuca che ne esalta le caratteristiche. Campionato sopra gli scudi e approdo al Gubbio che ha ingaggiato Piero Braglia come allenatore e vuol fare le cose in grande.
Il rapporto con “Pierino” va avanti tra alti e bassi fino a toccare il punto più basso e portarlo all’esclusione dalla rosa.
CARATTERE “Ma non mi sono dato per vinto e invece di lamentarmi o vivacchiare tirando a campare per trovare poi una sistemazione in un’altra squadra, ho stretto i denti e mi sono impegnato ancora di più”, ricorda con un pizzico di tensione nella voce.
“Non ho mai mollato di un centimetro - continua - il mister si è accorto di questo e da allenatore intelligente e serio qual è, da tecnico che punta a mettere in campo sempre e comunque quella che ritiene la migliore formazione possibile sopra tutto e sopra tutti, mi ha dato una nuova chance. Da quel momento nessuno mi ha portato via la maglia da titolare”.
- Fino ad arrivare a questa stagione da poco conclusa che definire un’odissea non è campato per aria, vero?
“No, è proprio così. Siamo partiti bene con mister Taurino, poi gli infortuni e tante sconfitte ci hanno fatto perdere certezze e siamo entrati in un loop negativo dal quale, secondo me, non saremmo usciti tanto facilmente”.
- Per fortuna è arrivato mister Fontana e la musica è cambiata.
“Tutto un altro spartito. Il mister fin dal primo momento ci ha detto che lui credeva nelle nostre qualità e che eravamo una squadra che si sarebbe risollevata e avrebbe conquistato i playoff. Così come poi è stato”.
- In tanti anni, nonostante la sua ancor giovane età, quali sono stati i tre allenatori che più hanno inciso sulla sua carriera?
“Vivarini al Bari, Pagliuca alla Lucchese e proprio Fontana al Gubbio”.
- Merito dunque anche del tecnico catanzarese di nascita e ascolano di adozione se ha vinto il premio di miglior rossoblù?
“Sicuramente. Questa è stata la mia stagione migliore, non solo per i 5 gol e un assist, ma perché è stata quella nella quale ho potuto giocare in diverse zone del campo e dove, come mezzala, ho trovato il modo di potermi esprimere al massimo. Di arrivare tante volte in zona gol. Ho giocato bene e mi sono divertito, cosa questa che rende tutto più facile e più sopportabile ogni sacrificio”.
- Tra i suoi compagni chi sono stati i due che l’hanno piacevolmente sorpresa?
“Tutta la squadra per il modo con cui ha trovato la forza per uscire da un tunnel pericolosissimo. Se poi devo fare due nomi dico Stramaccioni perché ha grandi numeri e nella difesa a quattro, braccetto mancino, lo vedo davvero forte. E poi Di Massimo: solo un grande, un uomo forte, un professionista eccellente poteva risollevarsi da un infortunio che avrebbe abbattuto un toro. Un esempio di che cosa significhi lottare in silenzio, senza risparmio, raddoppiando le sedute giornaliere, dandoci dentro con tutto se stesso. Di Massimo è tornato e per me il prossimo anno saprà fare cose straordinarie, allo stesso livello, se non di più, di come aveva giocato lo scorso anno quando era stato capace di segnare 12 gol e di impreziosire lo score con ben 5 assist”.
- Cosa c’è ora nel suo futuro?
“Prima di tutto un contratto con il Gubbio che scade il 30 giugno del prossimo anno e che va rispettato. Non so ora se mi proporranno un rinnovo, vedremo. Dico che a Gubbio sto bene, ci stanno bene anche mia moglie Diletta e mia figlia Chloe, però non nego che a 28 anni il desiderio di migliorare c’è. Se dovesse arrivare una proposta dalla Serie B, o comunque da un club che punta a vincere ne parlerò con il presidente. Ma ripeto, a Gubbio io e la mia famiglia stiamo bene”.
L'OMAGGIO PIU' GRADITO “Checco ‘l Macelaro”, al secolo Francesco Baldinelli macellaio figlio di macellai (il babbo Fulvio e la mamma Libera) è anche un supertifoso del Gubbio. Il suo locale, la famosa “Macelleria Fulvio” a San Martino ha compiuto 70 anni ed è un ritrovo di tifosi e spesso anche di tesserati (dirigenti e calciatori).
“Da me vengono perché sanno che sono in casa di amici - dice Baldinelli - la nostra fede rossoblù è incrollabile al di là di tutti e di tutto”. Avuta la notizia che Francesco Corsinelli aveva vinto il premio quale “miglior calciatore rossoblù” Checco ha voluto omaggiarlo con un cesto delle sue specialità (nella foto sotto la consegna). Che sono davvero tali.
Basterebbe citare la mortadella fatta in casa che ha varcato i confini cittadini, regionali e nazionali tanto che è uno dei prodotti di maggior successo anche in altri paesi d’Europa come Lussemburgo e Germania. Oppure la Checconata, un taglio particolare del maiale dal sapore inimitabile. L’ultimo novità è “Dolce inverno”. Si tratta di una salsiccia realizzata con carni di suino a chilometri zero, condita con un sugo fatto a bassa temperatura con polpa di un particolare pomodoro selezionato e arricchito da peperoni di varie estrazioni, tra cui una particolare e rara varietà di peperoncino calabrese. È caratterizzata da un sistema di lavorazione “che prende spunto - rivela Baldinelli - da antiche ricette eugubine”. “Auguro a Corsinelli - ha concluso Baldinelli (che ha nel suo staff la moglie Maria Assunta, le figlie Ilaria e Roberta e la collaboratrice Irina) - che possa ottenere sempre maggiori fortune, sperando che continuino ad arrivare con la maglia rossoblù”.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy