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Il ricordo

Addio a Corrado Cerafischi, bandiera del Gubbio tra i più grandi talenti dell'Umbria calcistica

E' scomparso improvvisamente a 77 anni. Ha allenato anche Città di Castello, Tiberis e Spoleto

Luca Mercadini

09 Maggio 2025, 15:44

Corrado Cerafischi

Corrado Cerafischi

Quando Corrado, nella propria area di rigore, faceva passare la palla tra le gambe degli attaccanti avversari, Pagnottina tremava in panchina: “E’ stato lui?”. Lui era Cerafischi, uno dei più grandi talenti del calcio eugubino e umbro in generale, tra i principali protagonisti del mondo pallonaro degli anni ’60 e ’70. Pagnottina era invece Aldo Agostinelli, saggio allenatore tifernate dei rossoblù in Quarta Serie, che ben sapeva delle giocate straordinarie (e talvolta spericolate) dell’eugubino. Così fortemente eugubino da non voler mai andarsene. Nemmeno quando il grande Tommaso Maestrelli lo vuole con sè a tutti i costi, prima al Foggia e poi alla Lazio. Il tecnico del primo scudetto biancoceleste rimane folgorato dalla sua classe durante un ritiro estivo a Gubbio dei Satanelli, poi promossi in serie A. Non molla la presa qualche anno più tardi quando passa al timone della Lazio di Chinaglia e company, fino a condurla a uno storico tricolore. Ma Cerafischi preferisce sempre la sua Gubbio alla gloria nazionale. E nell’impresa non riesce nemmeno il commendator Pozzolini quando perfeziona,  a suon di milioni il suo trasferimento al Pisa. Due o tre giorni in ritiro in Toscana, il tempo di condividere la camera con un certo Marco Tardelli, prima di salire sul treno e tornare in Umbria.

Con il Gubbio Cerafischi ha vissuto momenti epici come lo straordinario ritorno in Quarta Serie dopo un intero campionato giocato in trasferta per i fatti di Santa Maria degli Angeli e la lunga squalifica inflitta al San Benedetto. Già, il mitico Comunale. E’ stato tra i grandi attori che vestivano il rossoblù nel sempre infuocato catino polveroso o fangoso (a seconda della stagione) della Fossa dei Leoni. La sua classe cristallina lo rendeva eroe in mezzo a quel terreno duro e argilloso. E' stato tra i primi in Umbria a interpretare il ruolo del terzino d’attacco, capace di volare in profondità con eleganza e naturalezza quando tutti si limitavano alla semplice marcatura. Con il Gubbio ha chiuso da libero e capitano una lunghissima carriera che lo ha visto protagonista anche a Spoleto e Foligno.

Poi la carriera di allenatore, prima nelle giovanili rossoblù e da vice tecnico in prima squadra ai tempi di Landi e Giorgini nella mitica serie C degli anni ’80 quando l’intera città si stringeva alla squadra e l’entusiasmo era ai massimi livelli. La panchina della prima squadra arriva – ma convincerlo non è mai stato facile -, negli anni ’90, nell’allora Interregionale. Giocano bene le squadre del Cera, così giungono ben presto altre chiamate. Vince a Spoleto e a lui sono legati i migliori ricordi anche della Tiberis: “Se ne va per me un amico fraterno, ho passato i miei migliori anni della mia vita calcistica con una persona speciale, dal carattere bellissimo e sempre positivo. Con lui i migliori risultati sportivi della storia calcistica della Tiberis”, ha detto commosso Alvaro Arcipreti. Poi Città di Castello dove i dirigenti del passato ieri lo ricordavano “come avversario leale da calciatore e grande tecnico biancorosso” dicendosi “attoniti e increduli per la sua scomparsa”. Ma anche le giovanili del Perugia di cui è stato responsabile ai tempi dei Silvestrini. Corrado ci ha lasciato ieri mattina, all’improvviso. Aveva 77 anni: “Una gloria rossoblù. Il presidente Sauro Notari e l’A.S. Gubbio 1910 in tutte le sue componenti piangono la scomparsa di Corrado Cerafischi, calciatore e capitano della nostra squadra che ha ricoperto poi anche il ruolo di allenatore e team manager rossoblù.  In questo momento di grande sconforto e dolore  giungano le più sentite condoglianze alla moglie Bruna, ai figli Erika, Claudia e Mirko, a tutti i familiari. Corrado lascia un vuoto incolmabile nei nostri cuori". 

Distrutti nel ricordo anche i tanti compagni di squadra di quegli anni, da Leo Pierotti, Lele Rossi, Gianni Francioni, Tony Ferrari ai perugini Cenci, D’Aprile, Cagnazzo con i quali erano sempre frequenti cene e incontri  a rinsaldare una amicizia che andava ben oltre il terreno di gioco. Gubbio, i tantissimi allievi e l’intera Umbria piangono oggi un grande calciatore e un uomo di profonda generosità capace di sorridere sempre. Anche nei momenti più difficili.

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