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Il coraggio di sognare a 300 all’ora, Ayrton Senna l'uomo dietro al casco: vittorie, amori ed eredità di un campione immortale

A 31 anni dalla morte il grande pilota di F1 vive nel cuore degli appassionati. Dal Tamburello al mito: perché resta un’icona mondiale dello sport

Federico Sciurpa

01 Maggio 2025, 08:52

Il coraggio di sognare a 300 all’ora, Ayrton Senna l'uomo dietro al casco: vittorie, amori ed eredità di un campione immortale

Ayrton Senna, il primo maggio 1994 la morte a Imola (foto LaPresse)

Ayrton Senna, a 31 anni dalla morte, vive. Nelle corse, nei ricordi, e nel sogno di chi non smette di credere che l’impossibile, a volte, si può raggiungere. A 300 all'ora. E' un anniversario e ha un sapore triste (o agrodolce, come era lui) ma il suo mito, la sua leggenda, ci restituiscono altro; all'anima.

1° maggio 1994. Il mondo intero si ferma. A Imola, durante il Gran Premio di San Marino, Ayrton Senna, leggenda della Formula 1, perde la vita alla curva del Tamburello. Aveva 34 anni. Non fu solo la morte di un pilota, ma la fine di un’epoca. A trentuno anni di distanza, il suo mito non si è sbiadito: continua a crescere, a ispirare, a commuovere. Senna non è solo una pagina di storia dell’automobilismo: è un simbolo universale di talento, coraggio e passione.

Il ragazzo che voleva essere il più veloce

Nato a San Paolo il 21 marzo 1960, Ayrton Senna da Silva mostrò fin da bambino un’ossessione per la velocità e il controllo. Figlio di una famiglia agiata, a quattro anni guidava già un kart costruito dal padre. A tredici anni vinse la sua prima gara. Poi, l’inevitabile: l’Europa. Inghilterra, dove dominò Formula Ford e Formula 3, e infine l’approdo in Formula 1 nel 1984 con la Toleman. Da lì, una traiettoria inarrestabile.

Il mondo scoprì presto la sua maestria. La guida aggressiva, la capacità unica di trovare il limite sul bagnato, la precisione chirurgica in qualifica. Lo chiamarono "Magic". E magic fu davvero.

Il palmarès di un gigante

Tre titoli mondiali (1988, 1990, 1991), 41 vittorie, 80 podi, 65 pole position (record rimasto imbattuto fino al 2006). Senna non era solo numeri: era arte pura. Le sue sei vittorie a Monaco, soprattutto le cinque consecutive dal 1989 al 1993, restano tra le imprese più straordinarie della F1. Nei circuiti cittadini, dove il talento si separa dal coraggio, Senna era maestro assoluto.

E poi il duello epico con Alain Prost, compagno e rivale in McLaren. Una rivalità fatta di tensione, incidenti, ma anche rispetto. Due visioni del mondo, due stili di vita e di guida che si scontrarono e si completarono. La Formula 1 non ha più vissuto una sfida di quella intensità.

Ayrton uomo: fede, amori e umanità

Fuori dalla pista, Senna era carismatico, riservato e profondamente spirituale. La sua fede era parte integrante della sua vita e della sua guida. "Dio mi dà la forza e il talento per fare ciò che amo", ripeteva spesso.

Visse amori intensi e complessi. La lunga relazione con la conduttrice brasiliana Xuxa Meneghel catturò l’attenzione del pubblico. Poi, la passione segreta con la top model Carol Alt, e infine l’amore con Adriane Galisteu, al suo fianco negli ultimi mesi di vita. Ayrton non cercava solo il successo: cercava connessioni vere, amore autentico.

Imola, 1994: l’incidente e l’inizio della leggenda

Il weekend di Imola fu tragico già prima di domenica: Roland Ratzenberger aveva perso la vita il giorno prima. Senna era turbato, quasi presago di un destino imminente. Domenica 1° maggio, alle 14.17, alla curva Tamburello, la sospensione della sua Williams FW16 cedette. Senna finì contro il muro a 218 km/h. Il mondo rimase senza fiato. Non fu solo la morte di un pilota, ma il crollo di un eroe moderno.

Il Brasile proclamò tre giorni di lutto nazionale. Il suo funerale, a San Paolo, radunò milioni di persone. Per il suo popolo era più di un campione: era una speranza, un riscatto sociale.

L’eredità che non muore

Oggi, la Fundação Ayrton Senna prosegue il suo sogno: migliorare l’educazione e la vita di migliaia di bambini brasiliani. I suoi valori di perfezionismo, determinazione e generosità ispirano non solo piloti, ma sportivi e persone comuni in tutto il mondo.

Nel cuore di ogni appassionato di motori, il nome Senna non evoca solo velocità. Evoca passione pura, la sfida contro i limiti umani e meccanici, il coraggio di non arrendersi mai. Ogni giovane pilota che oggi calza un casco sa che, prima di lui, un uomo ha portato la guida ai confini dell’arte.

"Niente mi può separare dall’amore di Dio": questa frase incisa sulla sua tomba a Morumbi racconta chi era davvero Ayrton Senna. Non solo il più grande pilota della sua generazione, ma un uomo che ha trasformato il proprio talento in una missione: emozionare, rischiare, vincere, ma anche lasciare il mondo un po’ migliore di come l’aveva trovato.

Trentuno anni dopo

Ogni 1° maggio, il circuito di Imola non è solo un tracciato. È un santuario. Ogni curva, ogni tribuna parla di Ayrton. Ogni fan che depone un fiore al Tamburello non piange solo un idolo: celebra l’uomo che ha reso la velocità una poesia e il coraggio una lezione eterna.

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