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I Queen nel videoclip di We Will Rock You (a sinistra), Fabrizio De André (al centro) e l'abbraccio tra Morrissey e Johnny Marr (sulla destra) degli Smiths
Tradizionalmente associate al lato meno prominente di un disco, le B-Side hanno storicamente permesso agli artisti di sperimentare e esplorare nuove direzioni musicali, lontano dalle pressioni commerciali delle hit di successo. Queste tracce, spesso trascurate, racchiudono un fascino particolare, offrendo non di rado spunti inediti. Questa è una seconda selezione dei migliori B-Side della storia della musica.
Qui sopra la parte uno con altri storici B-Side
Uscita nel luglio 1956 come B-Side di Don’t Be Cruel, Hound Dog era una cover rock ‘n’ roll infuocata del successo blues di Big Mama Thornton del 1951. Inizialmente eclissata dal fascino morbido dell’A-Side, nacque da un’improvvisazione spontanea in studio. Questo brano liberò il lato crudo e ribelle di Elvis, opponendosi alla raffinatezza pop di Don’t Be Cruel, con voci graffianti e un ritmo travolgente. Consolidò il suo ruolo di pioniere del rock, fondendo l’R&B con uno stile giovane e spavaldo.
Le radio permisero a Hound Dog di schizzare al n. 1 nella Billboard Hot 100 insieme all’A-Side, diventando uno degli inni distintivi di Elvis. La sua origine come B-Side ne amplifica la spinta pionieristica come caposaldo nella storia del rock.
Pubblicata nel 1964 come Lato B di Valzer per un amore, questa ballata poetica nacque nella prima fase della carriera di De André. Ispirata a un fatto di cronaca, La Canzone di Marinella cela una tragica realtà, narrando di un amore disgraziato dal triste destino e di una questione sociale irrisolta. Contrariamente al tono leggero dell’A-Side, questi versi in musica mostrarono la maestria narrativa di De André, caratterizzata da una capacità innata di cospargersi di malinconia, elevando il proprio status a quello di trovatore poetico italiano.
Superò inevitabilmente l’A-Side, diventando uno dei brani più iconici del cantautore genovese e venendo successivamente reinterpretato da artisti del calibro di Mina. Le sue radici “secondarie” evidenziano la genialità precoce di De André, voce letteraria della musica italiana.
Incisa sul dorso del vinile contenente la celeberrima Hey Jude nell’agosto 1968, Revolution è una canzone di protesta cruda, nata dalle sessioni del White Album. Fu la risposta di John Lennon ai tumulti del tempo e alle conseguenti primavere dei popoli, una versione più incalzante e ruvida di Revolution 1. In contrapposizione alla magnificenza di Hey Jude, questo brano rivelò il lato politico e aggressivo dei Beatles, mostrando gli impulsi e l’irrazionalità della band inglese riposti dietro il loro pop glamour e conformista. È uno scorcio del loro spirito rivoluzionario.
Raggiunse il n. 12 nella Billboard Hot 100, diventando un inno della controcultura nonostante il ruolo di B-Side. La sua potenza travolgente svela un lato anticonvenzionale dei Beatles, dimostrando la loro originalità oltre l’armonia da classifica.
Uscita nel 1970 - come singolo in UK nel 1971 - dietro Moon Shadow da Tea for the Tillerman, Father and Son è un toccante dialogo generazionale, registrato al culmine dell’ascesa folk di Stevens ma inizialmente messo in ombra dal corrispettivo Lato A. Questo brano mise a nudo la natura da cantastorie tormentato di Stevens, con la sua duplice vocalità capace di esaltarne la gamma emotiva. Segnalò una maturità fatalista oltre l’ingenuità di Moon Shadow, consolidando la sua identità folk-soul.
Raggiunse il n. 1 in vari paesi come singolo, un classico senza tempo. La sua risonanza approfondisce la figura di Cat Stevens come autore profondo e vicino al pubblico. "Dedicata a coloro che non riescono a rendersi liberi", come dichiarato dallo stesso autore.
Accoppiata a We Are the Champions nell’ottobre 1977 da News of the World, We Will Rock You è l’inno rock per eccellenza, ideato da Brian May e in principio eclissato dall’altrettanto iconico Lato A. Spogliando i Queen della loro usuale ricercatezza, questo brano, al contrario, mostrò la loro energia e semplicità. La curiosità è che la parte ritmica è interamente composta da numerosi strati di percussioni, tra i quali svetta la registrazione del battito dei piedi dei membri della band sul pavimento in legno di un'antica chiesa inglese.
La fama indiscussa dei due brani li configura come una sorta di doppio A-Side, che raggiunse il n. 4 nella Billboard Hot 100, divenendo, nella sua semplicità, una pietra miliare della storia della musica.
B-Side di Substitute nell’ottobre 1978, I Will Survive fu accantonata per una scelta discografica dell’ultimo minuto in studio. I produttori puntarono fortemente su Substitute, ma la voce impetuosa della cantante americana era destinata a prevalere, rubando la copertina. Il capolavoro di Gloria Gaynor scalò velocemente le classifiche, piazzandosi al n. 1 nella Billboard Hot 100 e regalandole anche un Grammy.
I Will Survive sprigionò tutta l’estensione vocale della Gaynor, incarnando il cuore pulsante della disco music e consacrandola a tutti gli effetti come eterna diva.
Rilasciata nell’agosto 1984, How Soon Is Now? è il secondo Lato B – assieme al già citato Please, Please, Please Let Me Get What I Want – racchiuso nel singolo William, It Was Really Nothing. Il brano è un tenebroso lamento esistenziale, che si fa carico dell’incertezza umana attraverso l’incredibile vibrato prodotto dal tremolio della chitarra di Johnny Marr.
Divenne il loro brano simbolo, un caposaldo della cultura alternativa, nonché celebre colonna sonora del telefilm Streghe. Questo B-Side esalta la capacità degli Smiths di costruire atmosfere intrise di malinconia.
Maggio 2004: Fury vede la luce assieme a Sing for Absolution da Absolution. Questo Lato B era stato inizialmente escluso dalla tracklist dell’album, per lasciare spazio ai singoli più forti. La commistione delle voci intense e pulite di Matthew Bellamy con il riff sostenuto e volutamente grezzo, è il perfetto esempio della ricetta musicale vincente, caratteristica dei maggiori successi Muse.
Diversamente dalla compostezza melodica dell’A-Side, Fury sprigionò l’aggressività e la teatralità della band, riecheggiando il suono acido e l’energia selvaggia di Origin of Symmetry. Mostrò la loro volontà di spingersi oltre i limiti dei lavori precedenti. Il lato più heavy dei Muse. Una gemma poco conosciuta della discografia del gruppo britannico.
Accoppiata a Bones, pezzo proveniente dall'album Sam’s Town, Daddy’s Eyes esce nel novembre 2006. Il brano è un rock inusuale, condito da chitarre ruggenti e synth taglienti. Gli echi di Springsteen dell’A-Side hanno oscurato questa perla, che infatti non viene nemmeno inclusa nella tracklist definitiva del disco.
Malgrado non venga mai citata tra le canzoni che hanno reso grandi Brandon Flowers e compagni, abbiamo deciso di concludere questa selezione di B-Sides per donare a Daddy's Eyes un po' della visibilità che avrebbe meritato.
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