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Dai Beatles ai Rolling Stones, fino ad arrivare agli Oasis e ai Green Day: i migliori B-Sides della storia della musica

I B-Sides migliori della storia della musica: The Rolling Stones e The Beatles

Mick Jagger e gli Stones nel videoclip di You Can't Always Get What You Want (a sinistra) e John Lennon e Ringo Starr sul tetto della Apple Corps mentre suonano Don't Let Me Down

I B-Sides sono i brani su cui gli artisti e le case discografiche puntavano di meno. Venivano incisi sul retro dei vinili dedicati all'uscita di singoli considerati potenzialmente più efficaci a livello commerciale. Molti Lati A sono però stati un abbaglio e la fama di band di spessore internazionale è stata talvolta frutto dei B-Sides. Questa è la rivincita degli ultimi: scopri alcuni dei pezzi che hanno ottenuto una inaspettata e straordinaria notorietà, pur partendo da sfavoriti.

The Righteous Brothers – Unchained Melody, 1965 (B-Side di Hung On You)

Pubblicato nel luglio 1965 come Lato B del vivace - e sicuramente meno noto - singolo Hung On You, che dati alla mano vanta oltre 640 milioni di stream in meno rispetto al suo corrispettivo, è una ballata originariamente composta nel 1955 per un film sulle carceri. La performance vocale intensa ed emotiva del duo trasforma il brano in una dichiarazione senza tempo di desiderio.

Rivalutata grazie al film Ghost (1990), Unchained Melody è diventata un fenomeno globale, raggiungendo la posizione n. 1 in vari paesi anni dopo, superando di gran lunga il suo A-Side e dimostrando che un B-Side può ridefinire l’eredità di un artista decenni dopo.

The Rolling Stones – You Can’t Always Get What You Want, 1969 (B-Side di Honky Tonk Women)

Accoppiata con l’esuberante Honky Tonk Women nel luglio 1969, You Can’t Always Get What You Want nacque dalle sessioni dell'album Let It Bleed. Questo epico brano fu un B-Side solo quando uscì in formato singolo, eclissato dal successo dell’A-Side. Un contrappunto filosofico al loro tipico edonismo, caratteristico di album successivi come Exile on Main St., uscito nel 1972.

Divenuto un pilastro della loro discografia, la canzone ha superato il suo originario status di B-Side, divenendo un inno culturale e figurando anche in pellicole commoventi come Il grande freddo (1983).

The Beatles – Don’t Let Me Down, 1969 (B-Side di Get Back)

Uscito nell’aprile 1969 insieme al brioso Get Back, Don’t Let Me Down fu una supplica soul di John Lennon - dichiaratamente dedicata alla sua amata Yoko Ono - registrata durante le sessioni di Let It Be, per poi comparire nella compilation del 1970 dal titolo Hey Jude.

Celebre il pianoforte elettrico di Billy Preston e le voci appassionate di John Lennon e Paul McCartney nella iconica esibizione sul tetto della Apple Corps il 30 gennaio del 1969. Un esempio concreto di un B-Side che è riuscito a conquistare il pubblico, diventando un fan-favorite, malgrado fosse stato inizialmente escluso dall'album dal produttore Phil Spector.

Kiss – Beth, 1976 (B-Side di Detroit Rock City)

Agosto 1976: i Kiss pubblicano la potentissima Detroit Rock City, tratta dall'album Destroyer. Non tutti sanno, però, che dietro a questa perla della band statunitense si "cela" Beth, morbida ballata cantata dal batterista Peter Criss. Scritta dallo stesso Criss e da Stan Penridge e accompagnata da un tenero arrangiamento orchestrale, si discostava abbondantemente dal glam-metal esplosivo dei Kiss.

Una rara vetrina del contributo di Criss e un'amatissima anomalia nel loro catalogo, in questa inedita versione unplugged che suggerisce una profondità oltre il trucco e i fuochi d’artificio. Le radio invertirono l’airplay del singolo, portando il Lato BBeth - al n. 7 della Billboard Hot 100, il maggiore successo dei Kiss all’epoca.

The Smiths – Please, Please, Please Let Me Get What I Want, 1984 (B-Side di William, It Was Really Nothing)

Nascosta dietro William, It Was Really Nothing nel 1984, questa supplica con mandolino di Morrissey dura meno di due minuti. Un momento di vulnerabilità, che distilla il dolore di Morrissey in una poesia concisa, prefigurando l’ampiezza emotiva di Meat Is Murder. Rivela la capacità degli Smiths di creare attimi di tenerezza oltre la loro malinconia.

Ripresa da molti e resa celebre in film come Pretty in Pink (1986), ha superato le sue origini da semplice B-Side, diventando uno dei brani più amati degli Smiths. Indimenticabile la cover dei Deftones, che riesce a fornire un'interpretazione del testo alternativa, più oscura, che sembra alludere non più ad una supplica ma ad una richiesta ben precisa.

Pearl Jam – Yellow Ledbetter, 1992 (B-Side di Jeremy)

Uscito con Jeremy da Ten nel 1992, Yellow Ledbetter è una jam delicata e improvvisata, caratterizzata dai mormorii soul di Eddie Vedder e da una chitarra di Mike McCready vagamente ispirata a Jimi Hendrix. Uno scarto delle prime sessioni inizialmente trascurato, che rivela il lato più tormentato e introspettivo della band di Seattlecontrastando la vena grunge di Ten. Il suo vibe spontaneo e sentito anticipa il trasporto emotivo di Vitalogy.

Hit radiofonica e pilastro dal vivo - pur non essendo un A-Side - è diventato uno dei brani più riconosciuti dei Pearl Jam. Il fascino enigmatico del pezzo riecheggia anche nel testo, dedicato alle famiglie afflitte dalla perdita di un familiare in guerra.

Oasis – Talk Tonight, 1995 (B-Side di Some Might Say)

Accoppiato al primo singolo n. 1 in UK degli Oasis - Some Might Say, dall’album What’s the Story (Morning Glory)? - Talk Tonight è un gioiello acustico di Noel Gallagher. Scritto dopo una crisi nel tour USA del 1994, quando Noel abbandonò brevemente la band, si tratta di un omaggio a una fan che lo sostenne.

Incluso nella leggendaria raccolta di Lati B degli Oasis dal titolo The Masterplan, è uno dei brani preferiti del pubblico dal vivo, che ha rimodellato la figura di Noel come autore sensibileQuesto B-Side mostra il lato più sobrio della band di Manchester, facendo da contrappeso al loro sfarzo britpop e rivelando una profondità personale sotto la loro spavalderia.

Green Day Good Riddance (Time of Your Life), 1996 (B-Side di Brain Stew/Jaded)

Good Riddance esce nel dicembre 1996 dietro al doppio singolo Brain Stew/Jaded, dall’album Insomniac. Inizialmente contenuta come B-Side, in una versione grezza e dal tono più sarcastico del brano a noi noto, è una ballata acustica scritta anni prima da Billie Joe Armstrong e dedicata all'ex ragazza che si era trasferita in Ecuador. Una radicale deviazione dalla furia punk della band americana, che preannuncia il passaggio melodico poi perfezionato in American Idiot.

In parallelo a Talk Tonight degli Oasis, Good Riddance evidenzia una dimensione artistica ulteriore, permeata da una nuova vulnerabilità che si contrappone all'energia caotica e ribelle, caratteristica delle opere più celebri. Divenuto un autentico simbolo culturale grazie alla serie televisiva Seinfeld, ha contribuito a ridefinire l'immagine dei Green Day oltre l'etichetta di semplici ribelli punk, consolidandone l'evoluzione.

Da Unchained Melody, trionfo tardivo, a Yellow Ledbetter, fascino improvvisato, questi brani superano il loro status secondario, spesso diventando iconici quanto - o addirittura oltre - i loro A-Sides.



Prosegui con la seconda parte per altre curiosità sui B-Side

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