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ELEZIONI REGIONALI

Walter Verini al Corriere: "La destra è un avversario duro. Ma Pd primo partito e Stefani Proietti presidente"

L'intervista al senatore umbro dei dem e segretario della commissione Giustizia

Sergio Casagrande

04 Novembre 2024, 11:23

Walter Verini al Corriere: "La destra è un avversario duro. Ma Pd primo partito e Stefani Proietti presidente"

Walter Verini

A Walter Verini, senatore umbro e membro della direzione nazionale del Pd, capogruppo in Antimafia, segretario della commissione Giustizia, abbiamo posto alcune domande in vista delle elezioni regionali in Umbria del 17 e 18 novembre prossimi.

- Partiamo dalle elezioni in Liguria e, in particolare, dal post-elezioni in Liguria che ha visto di nuovo polemiche che minano le basi del campo largo. La nuova lite tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi può avere ripercussioni in Umbria?
Penso di no, perché l’alleanza che si è creata in Umbria, attorno a Stefania Proietti, parte da lontano e lei è una figura civica davvero unificante. E sull’Umbria vedo un impegno di tutta la coalizione e anche dei cinquestelle.

- Ma certe discussioni possono avere ripercussioni anche sulla base elettorale, quella indecisa e un po’ delusa, disorientandola...
Sì, è vero. Certe discussioni non favoriscono il recupero di quel tipo di elettorato che, però, probabilmente si è allontanato non tanto per i confronti anche accesi all’interno delle alleanze, ma perché è convinto che certa politica non è stata in grado di dare le risposte adeguate ai loro problemi, ai problemi di vita quotidiana.
Ora, la vera sfida che ci attende in Umbria, è far toccare con mano la politica che interpretiamo noi del Pd e anche le altre forze progressiste: una politica che Stefania Proietti interpreta perfettamente con la volontà di affrontare e dare risposte concrete a questioni e problemi che riguardano la vita reale delle persone. Questioni e problemi che in Umbria vedono ai primi posti il diritto alla salute. Questo è il miglior modo per recuperare l’astensionismo, gli indecisi e i delusi.

- Quest’ultimi, in Umbria, sembrano essere davvero ancora tanti. Su che cosa punta il centrosinistra per poter dare rapidamente uno sprint ai pochi giorni che restano della campagna elettorale?
Punta su quelle risposte concrete che descrivevo prima. Sanità, per esempio: in Umbria, ma purtroppo anche nel resto d’Italia, si vedono tante, troppe, pubblicità di centri clinici diagnostici privati. Segno evidente che la sanità pubblica non dà più risposte adeguate. O, comunque, non le dà rapide e a sufficienza. Perché? Per tanti motivi e forse, anche perché in Umbria abbiamo un assessore regionale, Luca Coletto, voluto da Matteo Salvini e che, quando è arrivato qui 5 anni fa, non sapeva - e forse non lo sa perfettamente ancora - neppure quanti erano e dove erano gli ospedali e le varie strutture sanitarie del territorio.



- Ma l’attuale maggioranza di centrodestra la gestione della sanità l’ha eredità dal centrosinistra, con i problemi e le situazioni che hanno portato proprio a un cambio di governo regionale...
Ammetto che abbiamo commesso errori e per questi errori abbiamo anche pagato. Però, grazie al centrosinistra, la sanità è stata comunque un esempio, un modello di qualità ed efficienza. Successivamente - ripeto lo ammetto - è evidente che anche noi abbiamo commesso errori, ma abbiamo sempre lavorato per una sanità pubblica, per tutti. Invece, fin dall’inizio del mandato della governatrice Tesei, è stato chiaro che si puntava a dare spazio alla sanità privata.
Su questo tema Stefania Proietti segna già la possibilità di un grande cambiamento.

- Quindi, per completare la risposta alla domanda originaria, su che punta ora il centrosinistra?
Puntiamo a dare risposte tangibili sulla sanità; alle richieste del territorio senza fare differenze tra i colori delle giunte che le amministrano - cosa che invece non ha fatto Donatella Tesei -; ad impegnarci per affiancare certe imprese che non riescono a trovare risposte alle difficoltà e ai problemi che impediscono di garantire piena e serena occupazione. E in tal senso, per esempio, ritengo che la situazione dell’Ast di Terni sia dovuta anche alla mancanza di una politica industriale concreta della Regione. Ricordo che Arvedi, che ha acquistato -per fortuna - le acciaierie di Terni, attende da oltre due anni un accordo di programma: la Regione avrebbe sicuramente potuto fare di più per sollecitare chi di dovere e favorire una rapida soluzione.
In altri tempi la Regione avrebbe guidato Confindustria, i sindacati, Rsu, la comunità ternana, a Roma, favorendo un confronto collettivo e costruttivo ai tavoli ministeriali, coinvolgendo. tutta la comunità attorno alla necessità di un patto per l’acciaio ternano. E’ mancata, quindi, la Regione, ma è mancato anche quel Comune di Terni guidato prima da Leonardo Latini e ora da Stefano Bandecchi. Oggi non puoi risolvere questa latitanza di anni organizzando, per la campagna elettorale, una processione di ministri. Io ne ho contati una quindicina tra ministri e sottosegretari che sono venuti in Umbria solo negli ultimi dieci giorni. Forse è per questo che dicono che è aumentato il turismo: è aumentato perché arrivano in Umbria carovane di esponenti del governo a parlare di problemi che si potevano risolvere negli anni e per fare annunci su soluzioni che potevano essere state prese molto prima, non ora solo perché gli umbri sono chiamati al voto.

- Da membro di organi parlamentari come la commissione giustizia, un commento all’inchiesta, archiviata perché non c’è più il reato di abuso di ufficio, su Tesei e l’assessore Agabiti.
Concordo con quanto già detto da Stefania Proietti. E penso che, al di là dell’aspetto giudiziario, la vicenda sia come un paradigma di cinque anni di gestione del potere della destra. Anni caratterizzati, in molti campi, da un misto di discrezionalità, arroganza, lontananza dalla vita vera delle persone.

- La vicenda può condizionare il voto?
Gli umbri voteranno per come la Regione è stata amministrata male, governata male in questi cinque anni, con assenza di attenzione quotidiana e di visione del futuro. Proietti, con l’impegno per Assisi e per la Provincia di Perugia, è garanzia di un cambiamento efficace e di un miglioramento.

- E se in Umbria dovesse accadere quello che è già accaduto in Liguria? Un Pd primo partito e il governatore al centrodestra?
In Umbria è chiaro che la partita è aperta e che va giocata fino all’ultimo voto. Proietti ha le carte in regola per vincere, ma la destra è un avversario duro da battere, per quanto sia stato debole dell’azione di governo regionale. E’ un'ipotesi che non si può escludere, anche se io sono molto fiducioso che non avverrà. Penso che il Pd sarà il primo partito e che la Proietti sarà presidente.

- C’è chi rimprovera al centrosinistra di oggi di guardare più a sinistra che a quel centro che al momento non si sa bene da chi sia rappresentato. La stessa osservazione, infatti, viene fatte anche per i vostri avversari, tra i quali sembra puntare al centro solo Forza Italia.
Io penso che l’alleanza progressista debba parlare a tutto il Paese. Deve essere un’orchestra che costruisce uno spartito comune e suona strumenti diversi perché l’orchestra è questa, ma alla fine diciamo la musica deve essere una musica che piace al Paese non a un pezzetto di Paese. Quindi, dare risposte anche al centro è sicuramente un tema di tutta la coalizione del centrosinistra. Lo è già e continuerà ad esserlo. Ben vengano, perciò, tutti quegli strumenti, diversi l’uno dall’altro, ma pronti a costruire uno spartito unico.

- Negli ultimi anni si vede un fiorire di liste civiche. E’ un modo per sopperire alle paure dei partiti o a quelle dei candidati?
Il civismo arricchisce la politica, non la indebolisce. Quando la politica si apre dà segno di forza, non di debolezza. In Umbria c’è una grande tradizione storica dei successi delle liste civiche. Ricordo quelle che hanno sostenuto Clara Sereni e Bruno Bracalente, ma anche a Carlo Ripa di Meana, Andrea Sisti a Spoleto, più recentemente Vittoria Ferdinandi a Perugia e ora Stefania Proietti. E la loro importanza è evidente anche quando non si ottiene la vittoria: il caso di Mauro Masciotti che a Foligno ha ceduto a Stefano Zuccarini per soli 27 voti è, infatti, emblematico dell’apporto che i civici possono dare ai partiti.
Per cui ben vengano le liste civiche e l’impegno civico.

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