Cronaca
“Perugia non può essere dipinta come una città del Sudamerica o come il Far West, con un ordine pubblico fuori controllo”. A dichiararlo, mentre in città non si placano le polemiche esplose in seguito alla messa in onda del servizio della trasmissione di Rete 4, Fuori dal Coro, con un’intervista esclusiva al Corriere dell’Umbria, è il procuratore della Repubblica di Perugia, Raffaele Cantone che della sicurezza, e dei problemi legati alla criminalità, è senza dubbio il massimo esperto.
- Procuratore quella che il servizio mandato in onda nella trasmissione Fuori dal Coro descrive come la realtà di Perugia, secondo lei che ha il polso della situazione, è veritiera?
A mio modo di vedere non è assolutamente veritiera. L’immagine che viene data della città da parte di questo servizio, senza voler fare alcun alcuna critica al diritto dei giornalisti, non è reale. Io non credo affatto che Perugia sia diventata una città del Far West e che ci sia una situazione di ordine pubblico fuori controllo. E lo dico nella consapevolezza di avere, fin dai primi giorni in cui sono diventato procuratore di Perugia, evidenziato che c'era un problema significativo di criminalità straniera e di come queste presenze stessero diventando sempre più pericolose e aggressive.
- Nel servizio si fa riferimento sia ad episodi di criminalità più datati, per cui voi siete intervenuti, che a fatti recenti, che hanno destato allarme…
Certo è vero e non intendo assolutamente smentire i fatti di cronaca degli ultimi giorni. Ma credo sia giusto evidenziare che la gran parte degli episodi che sono stati oggetto del filmato, soprattutto quelli meno recenti, hanno trovato tutti un seguito in via giudiziaria con l'identificazione dei soggetti coinvolti, in qualche caso anche con provvedimenti restrittivi o con rinvii a giudizio. A questo proposito voglio fare un plauso a tutte le forze di polizia che sono assolutamente attive e che, anche grazie alle tante telecamere installate in città, sono riuscite quasi sempre a individuare gli autori di questi reati. Non può passare o nemmeno essere ipotizzata l’idea che ci siano forze di polizia inerti. Per quanto riguarda l’ultimo periodo, gli episodi avvenuti probabilmente sono ascrivibili a contrasti fra gruppi criminali. Sono fatti che non vanno assolutamente sottovalutati e noi siamo attentissimi su questo. Ben prima del servizio andato in onda abbiamo indetto una serie di riunioni di coordinamento con le forze di polizia per cercare di individuare rapidamente i colpevoli. Però parliamo di situazioni nelle quali sono coinvolti soggetti spesso invisibili, cioè non regolari sul territorio dello Stato, che, per una serie di ragioni amministrative, sono anche difficili da espellere. Si tratta di persone spesso senza fissa dimora, che trovano ricovero in luoghi di fortuna, che ovviamente vengono messi loro a disposizione e bisognerebbe chiedersi da chi. Si tratta quasi sempre di individui che sono stati più volte attenzionati, arrestati, condannati, ma che riprendono a fare la vita criminale di prima e non si riesce ad espellerli.
- Quindi secondo lei potrebbe esserci anche un altro approccio, quello amministrativo, per risolvere il problema ...
Io sono sempre dell'idea che nessuno debba scaricare le responsabilità sugli altri: in queste vicende c'è bisogno di fare gioco di squadra. Noi ci siamo e faremo tutto quello che bisogna fare. Ma non si può pensare che ogni problematica di tipo sociale possa essere risolta dalla magistratura. Il problema, lo ripeto, attiene la presenza significativa, soprattutto nel mondo dello spaccio, di una serie di soggetti irregolari sui quali c'è anche la necessità di fare valutazioni di natura amministrativa. Non vuole essere assolutamente una critica nei confronti dell'attività della questura, a cui io riconosco invece di essere molto attiva su questo tema. Purtroppo però spesso si trovano una serie di ostacoli burocratici quando si tratta rendere concreti eventuali provvedimenti di espulsione.
- Secondo lei ha senso tutta questa polemica che si è scatenata dopo il servizio?
Se la polemica è costruttiva è certamente utile perché serve a sollevare la questione, forse a dare la giusta attenzione e anche a creare le condizioni affinché le forze di polizia abbiano risorse adeguate per far fronte a queste situazioni. Quindi ben venga evidenziare questi temi, ma sarebbe stato corretto farlo in una dimensione congrua, senza esasperare i toni. Non è giusto nei confronti di Perugia, che ormai conosco da cinque anni, dare l'immagine di una città fuori controllo. Sarei anche curioso di capire chi sono queste persone che hanno reso dichiarazioni alle telecamere a volto coperto dipingendo Perugia come una città del Sudamerica, quando così non è.
- In ogni caso, come ha evidenziato anche lei, una problematica c’è. Quale potrebbe essere un modo per affrontarla?
L’unica strada percorribile è quella dell’approccio congiunto, del fare squadra. Va capito entro quali limiti si possono adottare provvedimenti di tipo amministrativo nei confronti di soggetti che sono e restano irregolari nel territorio dello Stato. E poi c'è la necessità anche di coordinare meglio gli interventi. Io stamattina (ieri, ndr) ho sentito il prefetto con il quale si è concordato di organizzare al più presto un comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica con la partecipazione dei procuratori del circondario, proprio per fare un po’ il punto della situazione e confrontarci anche su quelli che possono essere gli interventi di tipo preventivo, soprattutto in alcune zone.
- Per quanto riguarda gli ultimi fatti di cronaca cosa può dirci?
Fermo restando che io non ritengo Perugia una città omertosa, devo dire che non ho trovato molta collaborazione da parte della cittadinanza. Tutti segnalano, ma poi nessuno vede bene. Sarebbe molto importante ricevere maggiore collaborazione. Per quanto riguarda le indagini, su cui ovviamente c’è il massimo riserbo, posso dire che sono fiducioso che presto riusciremo a individuare tutti i soggetti coinvolti.
- In definitiva, a Perugia c’è un’emergenza legata alla sicurezza?
Ci sono dei problemi, come in ogni realtà, ma non c’è assolutamente un problema generalizzato di sicurezza.
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