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Orvieto, conclusa la manifestazione regionale di Cgil Cisl e Uil con lo slogan "Uniti per un lavoro sicuro". In Umbria il dato drammatico di 11 morti nei primi mesi del 2025

01 Maggio 2025, 15:35

Orvieto,  conclusa la manifestazione regionale di Cgil Cisl e Uil con lo slogan "Uniti per un lavoro sicuro". In Umbria il dato drammatico di 11 morti nei primi mesi del 2025

Uniti per un lavoro sicuro”. Con questo slogan Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria sono scesi in piazza, a Orvieto, in provincia di Terni, per chiedere più sicurezza nei luoghi di lavoro e festeggiare il Primo Maggio. Sul palco di piazza della Repubblica si sono susseguiti gli interventi dei segretari confederali Fabio Benedetti, segretario organizzativo Uil Umbria, Angelo Manzotti, segretario generale Cisl Umbria e Maria Rita Paggio, segretaria generale Cgil Umbria. In piazza con loro istituzioni regionali e locali, a cominciare dal sindaco di Orvieto Roberta Tardani che ha sottolineato dal palco come il lavoro “sia fondamento della società e che le Istituzioni devono creare le condizioni migliori per imprese e lavoratori. Il lavoro è presupposto per garantire futuro alla comunità”.

Evidenziato, nel corso degli interventi, il dato drammatico delle 11 vittime sul lavoro in Umbria nei primi mesi del 2025.

“Uniti per un lavoro sicuro”. Con questo slogan Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria sono scesi in piazza, a Orvieto, per chiedere più sicurezza nei luoghi di lavoro e festeggiare il Primo maggio. Sul palco di piazza della Repubblica si sono susseguiti gli interventi dei segretari confederali Fabio Benedetti, segretario organizzativo Uil Umbria, Angelo Manzotti, segretario generale Cisl Umbria e Maria Rita Paggio, segretaria generale Cgil Umbria. In piazza con loro istituzioni regionali e locali, a cominciare dalla sindaca di Orvieto Roberta Tardani che ha sottolineato dal palco come il lavoro “sia fondamento della società e che le Istituzioni devono creare le condizioni migliori per imprese e lavoratori. Il lavoro è presupposto per garantire futuro alla comunità”. Evidenziato, nel corso degli interventi, il dato drammatico delle 11 vittime sul lavoro in Umbria nei primi mesi del 2025. 

 

Ad aprire gli interventi dei segretari, la relazione di Benedetti: “Chiediamo più sicurezza, affinché quello che, purtroppo, accade tre volte al giorno, non succeda più. Chiediamo un lavoro dignitoso, con retribuzione dignitosa e sicura. Le persone devono avere la garanzia di poter tornare a casa, sicure e in tranquillità. Chiediamo che la politica prenda le proprie decisioni seguendo i nostri consigli. Chiediamo da tempo di istituire dei tavoli che garantiscano una cabina di regia su questo tema. La sicurezza ci tocca da vicino. La nostra campagna zero morti sul lavoro sottolinea che per noi è un problema primario e anche una sola morte è una grande sconfitta”. 

 

Manzotti, intervenuto subito dopo, ha lanciato un allarme: “Dopo la pandemia si sono abbassati i livelli di attenzione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e in merito alla precarietà. Serve invertire la rotta e questo Primo maggio ci aiuta anche a sottolineare come la sicurezza passi attraverso la formazione e la riqualificazione dei lavoratori. Il percorso formativo - ha aggiunto - deve coinvolgere anche le imprese in modo che il percorso intrapreso possa essere condiviso da tutti i soggetti coinvolti”.  

 

Le conclusioni sono state affidate alla segretaria Cgil Paggio: “Vogliamo restituire autorevolezza e valore al lavoro e questo Primo maggio va in questa direzione. Viviamo in una regione dove il dramma dei morti sul lavoro peggiora come la qualità del lavoro. C’è un grande problema salariale: troppi lavoratori part time involontari, interinali, tante persone che pur lavorando sono povere. C’è necessità di un cambiamento radicale. Noi vogliamo che il lavoro ritorni al centro del processo produttivo e non il profitto, perché sono i lavoratori che determinano la produzione di ricchezza”. 

 

“Uniti per un lavoro sicuro”. Con questo slogan Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria sono scesi in piazza, a Orvieto, per chiedere più sicurezza nei luoghi di lavoro e festeggiare il Primo maggio. Sul palco di piazza della Repubblica si sono susseguiti gli interventi dei segretari confederali Fabio Benedetti, segretario organizzativo Uil Umbria, Angelo Manzotti, segretario generale Cisl Umbria e Maria Rita Paggio, segretaria generale Cgil Umbria. In piazza con loro istituzioni regionali e locali, a cominciare dalla sindaca di Orvieto Roberta Tardani che ha sottolineato dal palco come il lavoro “sia fondamento della società e che le Istituzioni devono creare le condizioni migliori per imprese e lavoratori. Il lavoro è presupposto per garantire futuro alla comunità”. Evidenziato, nel corso degli interventi, il dato drammatico delle 11 vittime sul lavoro in Umbria nei primi mesi del 2025. 

 

Ad aprire gli interventi dei segretari, la relazione di Benedetti: “Chiediamo più sicurezza, affinché quello che, purtroppo, accade tre volte al giorno, non succeda più. Chiediamo un lavoro dignitoso, con retribuzione dignitosa e sicura. Le persone devono avere la garanzia di poter tornare a casa, sicure e in tranquillità. Chiediamo che la politica prenda le proprie decisioni seguendo i nostri consigli. Chiediamo da tempo di istituire dei tavoli che garantiscano una cabina di regia su questo tema. La sicurezza ci tocca da vicino. La nostra campagna zero morti sul lavoro sottolinea che per noi è un problema primario e anche una sola morte è una grande sconfitta”. 

 

Manzotti, intervenuto subito dopo, ha lanciato un allarme: “Dopo la pandemia si sono abbassati i livelli di attenzione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e in merito alla precarietà. Serve invertire la rotta e questo Primo maggio ci aiuta anche a sottolineare come la sicurezza passi attraverso la formazione e la riqualificazione dei lavoratori. Il percorso formativo - ha aggiunto - deve coinvolgere anche le imprese in modo che il percorso intrapreso possa essere condiviso da tutti i soggetti coinvolti”.  

 

Le conclusioni sono state affidate alla segretaria Cgil Paggio: “Vogliamo restituire autorevolezza e valore al lavoro e questo Primo maggio va in questa direzione. Viviamo in una regione dove il dramma dei morti sul lavoro peggiora come la qualità del lavoro. C’è un grande problema salariale: troppi lavoratori part time involontari, interinali, tante persone che pur lavorando sono povere. C’è necessità di un cambiamento radicale. Noi vogliamo che il lavoro ritorni al centro del processo produttivo e non il profitto, perché sono i lavoratori che determinano la produzione di ricchezza”. 

 

Ad aprire gli interventi dei segretari, la relazione di Benedetti: “Chiediamo più sicurezza, affinché quello che, purtroppo, accade tre volte al giorno, non succeda più. Chiediamo un lavoro dignitoso, con retribuzione dignitosa e sicura. Le persone devono avere la garanzia di poter tornare a casa, sicure e in tranquillità. Chiediamo che la politica prenda le proprie decisioni seguendo i nostri consigli. Chiediamo da tempo di istituire dei tavoli che garantiscano una cabina di regia su questo tema. La sicurezza ci tocca da vicino. La nostra campagna zero morti sul lavoro sottolinea che per noi è un problema primario e anche una sola morte è una grande sconfitta”. 

Manzotti, intervenuto subito dopo, ha lanciato un allarme: “Dopo la pandemia si sono abbassati i livelli di attenzione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e in merito alla precarietà. Serve invertire la rotta e questo Primo maggio ci aiuta anche a sottolineare come la sicurezza passi attraverso la formazione e la riqualificazione dei lavoratori. Il percorso formativo - ha aggiunto - deve coinvolgere anche le imprese in modo che il percorso intrapreso possa essere condiviso da tutti i soggetti coinvolti”.  

Le conclusioni sono state affidate alla segretaria Cgil Paggio: “Vogliamo restituire autorevolezza e valore al lavoro e questo Primo maggio va in questa direzione. Viviamo in una regione dove il dramma dei morti sul lavoro peggiora come la qualità del lavoro. C’è un grande problema salariale: troppi lavoratori part time involontari, interinali, tante persone che pur lavorando sono povere. C’è necessità di un cambiamento radicale. Noi vogliamo che il lavoro ritorni al centro del processo produttivo e non il profitto, perché sono i lavoratori che determinano la produzione di ricchezza”. 

 

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