Attualità
Finirà mai davvero il telemarketing selvaggio?
Prima è arrivato il Registro delle opposizioni, un ombrello rotto che ci hanno rifilato dicendoci “apritelo e sarete al riparo”, ma già alle prime gocce ci ha lasciato inzuppati come pulcini.
Ora l’Agcom prova a fare la voce grossa e martedì è scattato il filtro anti-spoofing. Tradotto: stop alle chiamate dall’estero camuffate da numeri italiani; e a novembre toccherà ai falsi cellulari, con la minaccia di multe fino a un milione.
Bene. Ma i furbi hanno già attivato il piano B.
Le telefonate moleste, infatti, continuano perché i call center pirata sono come gli squali: non smettono di girare attorno alla preda solo perché qualcuno ha messo in mare una rete con buchi grandi come un campo da beach volley. E noi restiamo lì, col fischietto delle authority che suona, mentre il pescecane ci morde il telefono e l’anima.
Intanto la politica applaude, si prende i meriti e ci racconta la favola che presto arriverà un altro registro, quello delle “chiamate legali” con bollini e certificati. Tradotto: altra burocrazia, altro fumo, nessuna certezza.
La verità è che finché non sarà obbligatorio rendere davvero riconoscibile ogni telefonata commerciale, magari con un prefisso unico, e dichiarare nulli tutti quei contratti estorti con l’inganno (almeno a chi si è iscritto a quel benedetto Registro delle opposizioni), resteremo ostaggi del telemarketing selvaggio.
Servirebbero, poi, controlli veri e sanzioni pesanti anche per chi dà gli incarichi ai call center molesti: perché se mi propongono il contratto di una certa compagnia, è ovvio che quella compagnia avrà comunque un vantaggio. Nel frattempo rassegniamoci: anche la prossima volta che il telefono squillerà, se il numero che compare non lo abbiamo già in rubrica, rischieremo ancora di rispondere all’ennesimo pescecane travestito da pescivendolo.
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