Il giallo
Liliana Resinovich, nuove ipotesi nell'ultima puntata di Quarto Grado
La morte di Liliana Resinovich è più di un cold case. È il paradigma di un’inchiesta che ha oscillato tra il dileggio del suicidio e il sospetto dell’omicidio, tra errori investigativi e silenzi pesanti. E ora, grazie alle rivelazioni di Quarto Grado, trasmissione Mediaset andata in onda ieri, venerdì 2 maggio, la storia che Trieste non dimentica è pronta a cambiare ancora volto.
Claudio Sterpin, l’amico intimo di Liliana, non usa mezzi termini. Nella trasmissione condotta da Gianluigi Nuzzi, ha dichiarato: “Dovevamo essere indagati tutti, tre anni fa”. Una frase che pesa come un macigno. Secondo Sterpin, non solo Sebastiano Visintin, marito di Liliana e ora formalmente indagato per omicidio, ma almeno sei persone dell’entourage della donna dovevano finire sotto la lente già nel 2022.
Un’accusa scomoda per la Procura, che fino all’autunno scorso aveva mantenuto in piedi la teoria del suicidio. Poi le perizie richieste dalla famiglia Resinovich hanno demolito quell’impianto: segni di soffocamento, ferite sospette e - soprattutto - il ritrovamento del corpo infilato in sacchi di plastica. Una messinscena che nessuno, tra gli esperti forensi, ha mai ritenuto compatibile con una volontà suicida.
Ma le dichiarazioni di Sterpin non si fermano qui. Nell’ultima puntata di Quarto Grado, l’ex maratoneta ha rilanciato un’ipotesi che rimbalza nelle stanze della Procura e tra gli avvocati della famiglia: la donna ripresa dalle telecamere vicino a casa il giorno della scomparsa potrebbe non essere Liliana. Potrebbe trattarsi di una sosia.
Secondo analisi biometriche condotte su richiesta dei legali, la figura ripresa appare più alta di Liliana e i tratti somatici, seppure coperti dalla mascherina e dal cappello, destano dubbi. Se fosse confermata questa pista, l’intero orario della scomparsa e i movimenti ricostruiti crollerebbero come un castello di carte.
Un altro colpo all’indagine già fragile, partita tra ritardi e contraddizioni. All’epoca, gli inquirenti non sequestrarono subito i dispositivi elettronici della vittima e accettarono la narrazione del marito senza verificarla a fondo. Tre anni dopo, Visintin si ritrova indagato e sotto il fuoco incrociato dell’opinione pubblica, mentre tenta di difendersi con una squadra di consulenti informatici e legali.
La riesumazione del corpo, avvenuta a febbraio 2024, ha dato ragione alla famiglia Resinovich. Altro che suicidio: Liliana è stata uccisa. Resta però da capire chi e perché.
Sterpin, che nel corso dell’inchiesta è passato da testimone a figura-chiave, continua a sollecitare una svolta: “Non ho mai temuto di essere ascoltato come indagato. Io volevo solo che la verità emergesse, subito”, ha detto ai microfoni di Quarto Grado.
E mentre a Trieste si discute ancora di un misterioso uomo con la coppola, ripreso vicino al luogo del ritrovamento del corpo, il pubblico ministero è chiamato a decidere se spiccare finalmente un avviso di conclusione indagini o allargare il cerchio dei sospettati.
Il tempo delle omissioni sembra finito. Ma in un caso dove ogni certezza è diventata un’ombra, anche l’ultimo capitolo potrebbe riservare sorprese amare.
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