IL RACCONTO
Andrea Carnevale
Andrea Carnevale, ex calciatore di Napoli e Roma, campione d’Italia e con un passato in Nazionale, ha condiviso una drammatica vicenda personale oggi, mercoledì 27 novembre, durante la trasmissione Pomeriggio Cinque, ospite di Myrta Merlino. A 63 anni, Carnevale ha deciso di raccontare pubblicamente un episodio che ha segnato la sua vita per sempre: l’omicidio di sua madre per mano del padre, avvenuto quando aveva solo 14 anni.
Nato il 12 gennaio 1961 a Monte San Biagio, in provincia di Latina, Carnevale cresce in una famiglia numerosa, con due fratelli e quattro sorelle. La loro infanzia viene tragicamente segnata il 25 settembre 1975, quando il padre Gaetano, ferroviere, uccide la moglie Filomena con un’accetta nei pressi di un fiume tra Monte San Biagio e Fondi.
L’episodio, descritto con dolore da Carnevale, è avvenuto sotto gli occhi di una delle sorelle, mentre Andrea giocava a calcio poco distante. L'ex calciatore aveva già raccontato la sua tragedia in passato. “Ho raccolto il cervello di mia mamma nel fiume e l’ho portato alla caserma,” disse ricordando la disperazione e la rabbia di quel momento. “Quante volte ero andato a denunciare mio padre. Al maresciallo ho detto: ‘Hai visto che poi è successo? Adesso il sangue lo vedi.’”
Il contesto sociale dell’epoca non offriva supporto alle vittime di violenza domestica. “Denunciare era difficilissimo,” ha spiegato Carnevale. “Era un paese piccolo, c’era vergogna e paura. Mia madre era una donna perbene, ma mio padre si era fissato con l’idea che lo tradisse, una pazzia che si verifica anche oggi.” Le autorità, nonostante i ripetuti tentativi di denuncia, non intervennero: “Il maresciallo disse che finché non vedeva il sangue non poteva fare nulla.”
Dopo l’omicidio, Gaetano Carnevale venne internato nel manicomio criminale di Aversa, dove rimase fino al 1983, anno in cui si tolse la vita una volta tornato a casa. Nonostante l’immenso dolore, Andrea non nutre rancore: “Mio padre era un uomo malato che non è stato curato. Non provo odio, ma solo dispiacere per ciò che è accaduto.”
La tragedia non ha fermato Andrea Carnevale. Nonostante il trauma, ha trovato nella passione per il calcio una via di riscatto, raggiungendo i massimi livelli del calcio italiano. Oggi, il suo racconto è una testimonianza potente di resilienza e di denuncia verso una piaga sociale che ancora affligge molte famiglie.
“Quello che è successo a mia madre accade ancora oggi. È importante parlarne, sensibilizzare, affinché nessuno si senta solo o vergognato nel chiedere aiuto.” Con queste parole, Carnevale offre un messaggio di speranza e la volontà di trasformare il dolore in un monito contro la violenza domestica.
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