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L'indagine

Umbria, 119 mila persone a rischio povertà. Gli autonomi stanno peggio dei dipendenti, ma la categoria dei pensionati è quella più disagiata

Catia Turrioni

07 Aprile 2025, 08:10

Poveri

Sono 119 mila le persone a rischio povertà

In Umbria sono 119 mila le persone a rischio povertà, il 14% della popolazione regionale. La stima su dati Istat è della Cgia di Mestre che evidenzia come nelle fasce maggiormente in difficoltà ci siano sempre più lavoratori autonomi molti dei quali operano in regime dei minimi. E’ il caso di tanti giovani, di altrettante donne e di molte persone in età avanzata che svolgono piccoli lavori o consulenze, spesso senza riuscire a incassare le proprie spettanze e che nella maggioranza dei casi si trovano in condizioni economiche molto fragili, quindi a forte rischio di povertà o esclusione sociale. Anche se tra le categorie monitorate la più disagiata sia economicamente che socialmente resta quella dei pensionati dove, a livello nazionale, il rischio povertà tocca il 33,1% delle famiglie, una su tre. Nel Cuore verde - dove le pensioni sono tra le più basse d’Italia - la percentuale dei pensionati che non riescono ad arrivare alla fine del mese potrebbe essere ancora più alta. Negli ultimi 20 anni – evidenzia la Cgia – il reddito degli autonomi è sceso del 30%, mentre quello dei lavoratori dipendenti è diminuito dell’8%. Per i pensionati, invece, il dato è rimasto pressoché stabile.
In termini assoluti tutta la popolazione a rischio povertà o esclusione sociale presente in Italia è a pari a 13,5 milioni di persone (23,1% del totale abitanti). Di questi, 7,7 milioni (pari al 57% del totale) sono residenti nel Mezzogiorno. La regione che ne conta di più è la Campania con 2,4 milioni. Seguono la Sicilia con 1,9, il Lazio con quasi 1,5 e la Puglia con 1,46. Se, invece, prendiamo come riferimento la percentuale a rischio povertà sul totale abitanti, la regione con la quota più elevata è la Calabria (48,8 per cento). Seguono la Campania (43,5), la Sicilia (40,9) e la Puglia (37,7). L’Umbria si posiziona al dodicesimo posto dopo Toscana e Lombardia.

La popolazione del Trentino alto Adige è invece quella che sta meglio. I dazi imposti da Trump potrebbero aggravare la situazione povertà in Italia. Teoricamente, dal momento che non lavorano direttamente con i mercati stranieri e che sono pochissimi coloro che operano nelle filiere produttive coinvolte nelle esportazioni, i lavoratori autonomi non dovrebbero subire grandi effetti negativi dall’introduzione dei dazi. Ma le cose potrebbero andare anche diversamente. Se le misure protezionistiche introdotte dall’amministrazione statunitense dovessero provocare una flessione della crescita economica e un incremento dell’inflazione anche in Italia, gli autonomi più fragili potrebbero essere tra i lavoratori più danneggiati.

"Ecco perché è necessario, dove possibile - evidenzia il report della Cgia - diversificare i mercati di vendita all’estero dei nostri prodotti e rilanciare la domanda interna, attraverso la messa a terra del Pnrr e una ripresa dei consumi che potrebbe essere agevolata proseguendo nella riduzione delle imposte a famiglie e imprese”. Emblematico, a questo proposito, l’intervento del presidente regionale di Confindustria, Vincenzo Briziarelli: “L’Umbria, come l’Italia - ha detto - ha costruito la propria crescita economica sull’apertura e sulla capacità di competere nel mondo. Dobbiamo continuare su questa via, difendendo i nostri interessi con fermezza ma senza chiuderci. La sfida vera è aumentare la competitività delle nostre imprese, non erigere nuove barriere”.

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