Attualità
L’Umbria è in ritardo di 20 anni sulle rinnovabili. E’ una bocciatura netta quella che arriva da Legambiente al Cuore verde d’Italia nel nuovo report Scacco matto alle rinnovabili 2025 e nell’Osservatorio Aree idonee e regioni. Quello che emerge dai documenti presentati nei giorni scorsi alla fiera Key di Rimini è che tutto il Paese fatica, ma tra le Regioni peggiori c’è l’Umbria, dove si rischia di registrare uno dei maggiori ritardi rispetto all’obiettivo fissato al 2030 dal Decreto Aree Idonee, diverso per ogni territorio in base al potenziale realizzabile. La Regione, secondo quanto indicato dal Decreto nazionale, è chiamata a raggiungere entro il 2030 “almeno 1.756 MW di nuova potenza installata. Considerando le installazioni realizzate dal 2021 a fine 2024, ha realizzato 234 MW, pari al 13,3 per cento dell’obiettivo finale. Se vuole raggiungere in tempo gli obiettivi al 2030 dovrà intensificare gli sforzi portando le installazioni annuali a 253,6 MW l’anno. In caso contrario, rischia di arrivare all’obiettivo in 26 anni, con 20 anni di ritardo”, si legge nell’Osservatorio.
“L’obiettivo 2030 è intermedio, visto che dovrà essere aggiornato al 2050 quando ci auguriamo di aver raggiunto la totale decarbonizzazione delle fonti energetiche - spiega il presidente regionale di Legambiente, Maurizio Zara - Siamo particolarmente indietro, e lo vediamo anche dal fatto che i progetti per gli impianti presentati in questo periodo hanno ricevuto delle proteste e dei blocchi dai comitati dei cittadini e da alcuni amministratori locali. L’iter autorizzativo cammina lo stesso, però viene ovviamente rallentato”. Per accelerare, secondo Zara, si potrebbe esportare il modello Campania: “La Regione ha un ufficio che si occupa dell’autorizzazione degli impianti, e facilita la tempistica della valutazione ma anche la capacità di essere efficaci nel comprendere quali sono le eventuali criticità”. La nuova giunta regionale, con la presidente Stefania Proietti e l’assessore Thomas De Luca, “ha mostrato attenzione al tema della necessità di raggiungere gli obbiettivi e di inviduare percorsi e zone di accelerazione per i percorsi autorizzativi degli impianti, tenendo conto degli aspetti paesaggistici. Questa cosa ci fa ben sperare, ma bisogna evitare di fare come altre regioni come Sardegna e Toscana dove la maggior parte del territorio sarebbe considerato inidoneo”, conclude Zara.
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