Attualità
Il cuoco Alessandro Laurentini
Saranno in quaranta a sedersi al tavolo della mensa della Caritas di Foligno per il pranzo di Ferragosto. Poveri, emarginati, senza fissa dimora che mentre la città si svuota e tutto sembra fermarsi, nel silenzio irreale delle saracinesche abbassate di uffici e negozi, si ritrovano, fianco a fianco, a consumare lo stesso pasto. Un menù della festa, quello erogato dalla Caritas diocesana diretta da don Cristian Bogdan, a base di spaghetti al tonno, tronchetto di merluzzo gratinato, contorno, dolce e macedonia di frutta, preparati dalle mani esperte di Alessandro Laurentini, cuoco della mensa.
Un pranzo che ha il sapore dell’accoglienza senza se e senza ma, consumato a volte gomito a gomito, altre volte nell’intimità della propria casa, quando l’amor proprio brucia sulla pelle e allora non ci si siede ma si porta via la scartata con il cibo. Succede soprattutto ai nuovi poveri, l’esercito di bisognosi scivolati nell’indigenza per la perdita del lavoro o il sopraggiungere di una malattia. Lucia Marinangeli, assistente sociale della Fondazione Arca del Mediterraneo, braccio operativo della Caritas, ci aiuta a fare il punto della situazione.
- Qual è l’identikit dell’utente medio della mensa?
Si tratta soprattutto di persone sole, prive di una rete familiare e sociale.
- Italiani o stranieri?
Il numero di italiani in condizioni di povertà è in aumento tanto che negli ultimi anni abbiamo assistito a un sorpasso, con un tasso di incidenza maggiore nei nostri connazionali.
- Tra gli stranieri, quali sono le nazionalità più rappresentate?
Il dato per cittadinanza vede una preponderanza di immigrati marocchini, albanesi, rumeni e sudamericani.
- Quanto al genere, c’è una parità di accessi al servizio?
Non direi. Nel settanta per cento dei casi a chiedere aiuto sono uomini.
- Di che età?
Dai trenta ai novant’anni, ma la categoria più rappresentata è quella di coloro che non sono più giovani ma non sono ancora in età pensionabile. Hanno, in media, tra i 55 e i 65 anni. Spesso espulsi dal mercato del lavoro, hanno difficoltà a ricollocarsi. E non hanno ancora i requisiti anagrafici per poter accedere al trattamento pensionistico. In qualche caso la stabilità economica è stata messa in crisi da un sovraindebitamento causato dal crescente costo della vita unito alla insostenibilità dei mutui a tasso variabile che negli anni scorsi hanno subìto rialzi record.
- Quanto rimangono alla Caritas?
Si tratta di situazioni eterogenee, anche se non è raro il caso di uomini e donne in condizioni di disagio stabile e prolungato con situazioni di cronicità che durano molti anni.
- Ci sono anche bambini?
No, famiglie con bambini no. I nuclei con minori vengono indirizzati all’Emporio della Solidarietà, un market interno alla Caritas, dove vengono distribuiti alimenti e generi di prima necessità.
- E interi nuclei familiari?
Sì, ci sono, soprattutto fratelli. Anche se, ripeto, si tratta perlopiù di persone sole con famiglie frammentate e in situazioni di isolamento sociale. Isolamento che cerchiamo di alleviare attraverso una pluralità di strumenti.
- Ce ne dica qualcuno…
C’è una emergenza abitativa a cui rispondiamo, come possiamo, attraverso il dormitorio al quale possono accedere, per un periodo temporaneo, tutti coloro che non hanno un posto dove passare la notte. Oltre a un alloggio ai senzatetto e un pasto agli indigenti, offriamo a tutti un servizio indiretto di collocazione lavorativa quando i datori di lavoro si rivolgono a noi per cercare qualcuno da impiegare.
- In quale settore?
Per gli uomini nel comparto dell’edilizia, della meccanica e dell’agricoltura mentre per le donne nell’ambito dei lavori domestici o dell’assistenza agli anziani. E poi…
- E poi?
Poi ci occupiamo di aiutare chi si trova in condizioni di difficoltà a pagare le utenze o i canoni arretrati dell’affitto. C’è stato anche qualche caso in cui la Caritas si è fatta carico delle spese funerarie di persone vulnerabili.
- Persone che a quanto pare presentano più di una sfera di fragilità…
Sì, sono situazioni molto complesse, multidimensionali, fatte di precarietà abitativa, problemi economici, malattia, condizioni che combinate tra loro portano ad una specie di effetto domino. Ma oltre alle domande legate alla povertà materiale, all’assenza o insufficienza di reddito, riceviamo richieste di aiuto connesse allo stato di solitudine ed isolamento.
Le relazioni sociali, già. Quelle che l’era digitale ha cambiato radicalmente trasformando i contatti in interazioni on line. Ecco allora che il pranzo di Ferragosto, seduti allo stesso tavolo, a mangiare lo stesso pasto, assume un valore più ampio, di accoglienza e aggregazione, perché non solo il corpo, alla Caritas lo sanno, ha bisogno di essere nutrito.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy