Sabato 06 Settembre 2025

QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE INDIPENDENTE

DIRETTORE
SERGIO CASAGRANDE

×
NEWSLETTER Iscriviti ora

LIVE

logo radio

Cronaca

Resta in cella il ristoratore che nascondeva 65 chili di cocaina: è caccia ai complici

E' stato convalidato l'arresto del 47enne folignate. Prende piede l'ipotesi che non fosse il proprietario della droga

01 Febbraio 2025, 20:59

Resta in cella il ristoratore che nascondeva 65 chili di cocaina, ma è caccia ai complici

I panetti di cocaina contraddistinti da noti marchi

Si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma davanti al giudice Maria Silvia Festa ha reso dichiarazioni spontanee, parlando di una fase di profondo disagio emotivo ed economico, il quarantasettenne di Foligno che è stato arrestato e portato in carcere a Perugia perché trovato in possesso di 65 chili di cocaina, di cui due terzi nascosti nel controsoffitto della sua pizzeria ristorante di Foligno.

Il commerciante nella mattinata di sabato 1 febbraio, affiancato dal difensore di fiducia, l’avvocato Silvia Paccoi, è comparso per la prima volta in tribunale, dove il giudice al termine dell’udienza ha proceduto alla convalida dell’arresto e applicato la custodia cautelare in carcere come richiesto dal pm di turno. La misura più afflittiva è stata considerata l’unica in grado di impedire che l’indagato possa continuare a svolgere l’attività di fornitore e custode di droghe destinate allo spaccio. Sì, perché in ambienti investigativi, le indagini sono dirette dalla Guardia di finanza e coordinate dalla Procura di Spoleto, c’è la convinzione che quei 65 chili di cocaina non siano del quarantasettenne che non solo è totalmente incensurato, ma non avrebbe neppure la capacità economica di gestire un simile quantitativo di droga, a cui gli inquirenti hanno attribuito un valore su piazza di 6 milioni di euro, quindi più compatibili con organizzazioni criminali.

In questo senso, l’ipotesi è che il ristoratore possa essersi prestato a nascondere i 65 panetti di cocaina e a volte anche ad andarli a recuperare fuori regione, come dimostrano i 15 chili trovati nel doppiofondo realizzato sotto al sedile posteriore della sua auto. Un nascondiglio, questo, da considerarsi particolarmente sicuro se si considera che per aprirlo è stato necessario individuare una combinazione di tasti e poi pigiare contemporaneamente il pedale della frizione dell’auto.

Le indagini vanno avanti per tentare di individuare i complici o i capi del quarantasettenne, ma anche per tentare di ricostruire la filiera della droga sia dell’approvvigionamento che della successiva vendita in grandi quantitativi, quindi ad altri trafficanti. L’ipotesi in questo senso è che la cocaina sia arrivata dalla Colombia, magari facendo un paio di scali tra Europa e Nord Africa prima di sbarcare in Italia e poi in Umbria, dopodiché è anche considerato probabile che almeno parte dei 65 kg fosse destinata a mercati di fuori regione. I due cellulari sequestrati al folignate saranno perciò analizzati, al fine di ricostruire la sua rete di contatti.

Infine, è in fase di accertamento, attraverso esami di laboratorio, il grado di purezza della cocaina recuperata col maxi sequestro. Al di là dell’esito delle analisi, i tre marchi trovati alternativamente sui panetti di cocaina già dicono molto agli investigatori. C’è infatti la convinzione che gli involucri contraddistinti col marchio Lacoste, che erano anche i più numerosi, siano quelli che restituiranno il maggior grado di purezza della cocaina, con una forchetta che potrebbe attestarsi tra l’80 e il 90 per cento. Seguirebbero quelli col marchio Ferrari, che a dispetto delle apparenze sarebbe di qualità inferiore e, in fondo, sembrerebbe anche di gran lunga, verrebbero i pochi panetti trovati con la stella a cinque punte. 

 

Newsletter Iscriviti ora
Riceverai gratuitamente via email le nostre ultime notizie per rimanere sempre aggiornato

*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy

Aggiorna le preferenze sui cookie