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Il caso

Umbria, Elisa Leonardi (Uilp): "Stangata sulle nuove pensioni per colpa del coefficiente di rivalutazione"

Catia Turrioni

11 Gennaio 2025, 08:19

Elisa Leonardi

Elisa Leonardi, segretaria generale Uilp Umbria

Stangata sulle nuove pensioni per effetto dei nuovi coefficienti di rivalutazione del montante contributivo, vale a dire il capitale che il lavoratore ha accumulato nel corso degli anni lavorativi. A parità di contributi versati, di fatto, chi va in pensione quest’anno avrà una pensione più bassa di chi è uscito nel 2024. Elisa Leonardi, segretaria generale della Uilp dell’Umbria, avvisa: “Il 2025 sarà un annus horribilis per chi andrà in pensione, scontando un reddito già basso e sotto la media nazionale, e che ora dovrà fare i conti anche con l’aggiornamento al ribasso del coefficiente di trasformazione del montante contributivo. Il tutto - evidenzia - porterà a un calo del 2% da innestare su una retribuzione già più bassa della media nazionale”. La variazione è scattata il primo gennaio: da allora un lavoratore che va in pensione a 67 anni moltiplicherà il suo montante per il 5,608% invece che per il 5,723% valido fino al 31 dicembre scorso.

“Non si tratta di una decisione politica ma di una questione tecnica - tiene a precisare Leonardi - che comunque penalizza e penalizzerà chi andrà in pensione con un regime totalmente contributivo. Il tema è che tale numero, che determina l’ammontare dell’assegno pensionistico, è quello con cui va moltiplicato l’ammontare contributivo e che restituisce la cifra generale. Il taglio viene fatto, gradualmente, per l’allungamento dell’aspettativa di vita. Se consideriamo dunque che le pensioni umbre sono di media di 100 euro più basse della media nazionale, per i neo pensionati la penalizzazione è grave. Per esempio su una pensione di 1.250 euro, la perdita stimata è di 326 euro l’anno. Una stangata pesante, alla quale si aggiunge l’aumento delle bollette”.


I coefficienti di trasformazione vengono rivisti ogni due anni per tenere conto delle variazioni delle aspettative di vita. Più alta è la speranza di vita, più lungo sarà il periodo di erogazione delle pensioni e, di conseguenza, più bassi saranno i coefficienti. Un meccanismo che rischia di impoverire sempre di più coloro che hanno tutta la posizione contributiva dopo il 1995.
“Una situazione - dice Elisa Leonardi - contro la quale chiediamo interventi delle istituzioni nazionali e locali, perché troppo spesso gli anziani restano fuori dall’agenda delle priorità”.

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