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Nell’ultima puntata di Nella mente di Narciso, andata in onda giovedì 6 novembre su Rai2, Roberta Bruzzone, criminologa investigativa e psicologa clinica e forense, ha ripercorso la tragica vicenda di Arianna Flagiello, la giovane donna che il 19 agosto 2015 pose fine alla sua vita gettandosi dal balcone di casa, nel quartiere Vomero di Napoli. Non un gesto frutto di una scelta libera, secondo la sua famiglia, ma la conseguenza di una relazione segnata da continue violenze fisiche e psicologiche. Dopo cinque anni da quel tragico giorno, arriva la giustizia: la Corte d’Assise di Napoli condanna l’ex fidanzato, Mario Perrotta, a 19 anni di reclusione per maltrattamenti aggravati dalla morte della vittima, istigazione al suicidio e tentata estorsione.
Le fasi della manipolazione: il love bombing
“Una storia di trauma da narcisismo”, spiega la Bruzzone, causata da una mente manipolatrice che segue il solito copione, costellato da una lunga serie di red flags (campanelli d’allarme), e un susseguirsi di eventi e di fasi da manuale: love bombing, senso di colpa, bisogno di approvazione, annichilimento, impotenza appresa, autolesionismo. Tutto inizia con il love bombing, la fase in cui il partner si presenta come il “principe azzurro”: così attento e romantico da convincere la vittima che sia l’uomo giusto. Arianna, innamorata, comincia a dipendere gradualmente dalle attenzioni di Mario, a nutrirsi di quell’illusione che la legherà a lui in modo malato. La loro storia d’amore inizia nel 2011. Lui sembra perfetto: premuroso, affettuoso, innamorato. Eppure, i primi segnali ci sono già: “Ho trovato dei bigliettini di auguri che lui le scriveva negli anni”, racconta Valentina, la sorella di Arianna “e mi sono accorta che, ripetutamente, le chiedeva scusa per qualcosa…».
La colpa e la dipendenza
Poi arriva la seconda fase: il senso di colpa. Mario non lavora, e la sua precarietà economica diventa lo strumento di manipolazione più potente. Si lamenta in continuazione, si considera sfortunato, perché a differenza della sua fidanzata, non ha un lavoro e non ha una famiglia benestante che possa aiutarlo. Così Arianna si sente responsabile per lui, indispensabile. Si illude che un giorno lui le sarà riconoscente, ma non sa che, a un certo punto, Mario non chiederà più: pretenderà. Infatti diventa pretenzioso, aggressivo, svilente: la umilia, alza le mani, alternando momenti di violenza a momenti di pietismo. Dalle chat mostrate in trasmissione emerge una donna che tenta in ogni modo di tranquillizzarlo: “Stai sereno“, “Rilassati“, “Stai calmo“. Lo rassicura sui soldi e gli promette che sulla madre pagherà le loro spese. Verso la fine, quando scrive “Ora rilassati però. Stai calmo. Ti amo.”, il tono diventa quasi una supplica. Così, lentamente, Arianna scivola nella seconda fase del trauma da abuso narcisistico: la ricerca di approvazione, ossia il bisogno costante di ottenere da Mario la conferma che il suo modo di fare sia giusto e accettato da lui.
L’isolamento e l’annichilimento
Mario inizia a criticarla continuamente, destabilizzandola. Arianna inizia a cambiare: è diventata triste, impaurita, timorosa persino di salutare. È la fase dell’isolamento in cui lui decide con chi può o non può parlare. Poi arrivano le critiche al suo aspetto, alla cucina, al modo di guidare. Arianna finisce per convincersi che lui abbia sempre ragione, fino a smettere di guidare. “Siamo arrivati alla fase finale del trauma narcisistico”, spiega la Bruzzone, quella in cui la vittima viene totalmente annientata: l’annichilimento. La sua autostima è distrutta. Subentra l’impotenza appresa: Arianna non si oppone più, parla e agisce secondo la volontà di Mario. Cerca di assecondarlo anche quando le impone di ottenere soldi a tutti i costi. Si graffia il viso, segno della disperazione e del senso di colpa che lui le instilla.
L’epilogo
A giugno 2015, Arianna subisce un aborto spontaneo (il secondo). Mario, fuori di sé, la colpevolizza anche di questo. Durante il viaggio di ritorno dall’ospedale, sbanda con l’auto per l’agitazione e, in preda alla rabbia, la lascia da sola in macchina per ore, sotto il sole cocente, mentre lui accetta un passaggio da suo fratello. Gli eventi stanno per precipitare ulteriormente. Ad agosto, pochi giorni prima della tragedia, Mario le impone di procurarsi 19.000 euro. Arianna supplica la madre di chiedere quei soldi a una zia di Avellino, ma i tempi sono lunghi, e Mario non vuole aspettare. Il 19 agosto la raggiunge a casa: è furibondo. Seguono urla e discussioni. La madre sente gridare, poi vede Mario scendere giù dalle scale: “Arianna si è buttata di sotto”.
Al medico che la soccorre la donna sussurra in fin di vita le sue ultime parole: “Non voglio morire”. Si spegne poche ore dopo.
Il profilo del narcisista overt
“Nella mente di Narciso” si chiude con l’analisi puntuale di Roberta Bruzzone che definisce Mario Perrotta un narcisista overt: un individuo che non si preoccupa di nascondere la propria arroganza, ma sa fingere vittimismo per raggiungere i propri scopi. Usa la menzogna per mantenere Arianna sotto controllo. Il tratto che più lo caratterizza è la capacità di chiedere, ottenere e sperperare denaro. È verbalmente e fisicamente violento. Umilia Arianna, la colpisce e la schiaffeggia anche in presenza di amici. La sua autostima è instabile: alterna momenti di grandiosità a fasi di profonda frustrazione, durante le quali attribuisce ogni colpa alla compagna. È paranoico, convinto di essere vittima di complotti. Pur pretendendo e ricevendo denaro, sospetta che tutti tramino contro di lui. Idealizza e svaluta il prossimo. Vive in ansia costante, teme il giudizio altrui, ma, al tempo stesso, ha paura di perdere il controllo su Arianna. Ogni suo tentativo di opporsi scatena rabbia e minacce. È privo di empatia, incapace di provare compassione o senso di colpa. È invidioso: odia che Arianna sia amata e sostenuta dalla famiglia. È egocentrico: deve sempre essere al centro dell’attenzione e non accetta di rimanere in ombra.
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