Lunedì 20 Ottobre 2025

QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE INDIPENDENTE

DIRETTORE
SERGIO CASAGRANDE

×
NEWSLETTER Iscriviti ora

LIVE

logo radio

Musica

Il ritorno degli Elephant Brain: "Almeno per ora ci va bene così". Intervista al gruppo di Perugia dopo l'uscita del nuovo album

La band si racconta e parla anche dell'amicizia con i Fast Animals and Slow Kids

Gabriele Burini

20 Ottobre 2025, 13:04

Il ritorno degli Elephant Brain: "Almeno per ora ci va bene così". Intervista al gruppo di Perugia dopo l'uscita del nuovo album

Un invito a non voltarsi dall’alta parte, a non dimenticare e a non restare immobili. Questo, ma anche molto altro, è Almeno per ora, terzo album in studio degli Elephant Brain, band perugina composta da Vincenzo Garofalo, Andrea Mancini, Emilio Balducci, Roberto Duca e Giacomo Ricci.


- A che punto della vostra vita arriva?
Arriva in un punto in cui gli Elephant Brain sono cresciuti. Raccontiamo sempre le nostre vite, ma forse con un occhio diverso o con una maturità diversa. Questo album è quello di cui, almeno per ora, riusciamo a parlare. Almeno per ora, ci va bene così.
- Il riferimento al tempo è chiaro fin dal titolo. In che momento siamo?
E’ il momento che stiamo vivendo. Non è né il passato, con i dischi vecchi, né il futuro. Almeno per ora è quello che vediamo in questo periodo storico. Fotografiamo l’attimo che viviamo sia come band che nel privato.
- Il primo brano, Il nulla è già molto, si chiude con la frase “torneremo a perderci”. La seconda canzone, invece, si intitola Impareremo a perdere. E’ un caso oppure l’utilizzo di questo verbo è voluto?
E’ voluto, abbiamo paura di perderci, il fatto che da un momento all’altro tutta la magia del Rock and Roll che stiamo vivendo possa svanire ce la sbattono in faccia quotidianamente, perché non riusciamo ancora a fare della musica il nostro lavoro.

- Rispetto ai precedenti lavori, si sente un suono più pulito: quanto ci avete lavorato?
Molto, volevamo dare un’ottica diversa all’ascoltatore. Le chitarre elettriche non le abbiamo tralasciate perché alla fine sul palco siamo tre chitarristi, ma abbiamo sperimentato un po’ con il pianoforte, con le atmosfere più etere, con le stesse chitarre pulite o le chitarre acustiche. Abbiamo provato un po’ a giocare ed è venuto fuori questo lavoro. Anche se non abbandoniamo del tutto la nostra cifra stilistica un po’ caciarona, proviamo a evolverci e a maturare anche nelle sonorità.
- In Benedici c’è anche il vostro primo feat con i Voina. Come nasce questa collaborazione?
Ci siamo conosciuti suonando in giro, condividiamo la stessa gavetta, entrambe le band hanno fatto del Do it yourself la propria bandiera. Ci siamo alternati per due giorni sugli stessi palchi, è nata una sorta di amicizia e ci siamo scambiati i contatti per fare qualcosa insieme. Il pezzo è rimasto parcheggiato due anni, ci abbiamo lavorato a distanza ma è nato in maniera molto spontanea. Nel brano parliamo anche di quelle che sono le benedizioni del fare tutto da soli, del perdere tempo in senso positivo, di quelle cose che sembrano buttate via e alla fine, invece, sono delle benedizioni.
- Ascoltandovi mi tornano un po’ in mente i primi Fast Animals and Slow Kids, e tra l’altro anche l’album è prodotto da Jacopo Gigliotti, il bassista dei Fask. Tra di voi sembra esserci un bel rapporto, quanto vi hanno influenzato e quanto è importante avere come riferimento una band che in Umbria ha un po’ aperto la strada?
I Fask sono prima di tutto degli amici. Jacopo (Gigliotti, ndr) ci segue dall’inizio, non ci è mai venuto in mente di non fargli sentire i nostri lavori perché lui li ascolta con un orecchio critico, non è un’amicizia di comodo. Siamo molto contenti di questa collaborazione, anche con Daniele Ghiandoni che ha suonato il pianoforte ne Le prime luci, una canzone che era nata senza questo strumento e che invece, alla fine, ci è piaciuta così. Ma al di là dell’amicizia, i Fask hanno dato l’idea alle persone che suonavano a Perugia di come si faceva musica. Loro nel 2012 hanno iniziato a dimostrare come si facevano le cose, che bisognava crederci. Sono usciti dall’Umbria, ci hanno fatto vedere come si riempiono i grandi club, per cui li guardiamo sempre con ammirazione.
- In generale quali sono le vostre influenze?
In Italia ascoltiamo un po’ di tutto, ma ci soffermiamo solamente sul cantato perché riportare gli ascolti inglesi nella nostra lingua è difficile. Fuori dal paese, invece, ascoltiamo il rock, il midwest americano, l’alternative rock, il post rock. Essendo in cinque abbiamo cinque ascolti diversi. Se dobbiamo fare dei nomi, diciamo gli Origami Angel, gli Spanish Love Songs, i Fontains DC, un po’ tutti quelli che stanno trainando il nostro genere a livello internazionale. Sappiamo che il rock è un po’ bistrattato, tanto piace e tanto non è spinto. Noi non ci aspettiamo che chi ci ascolta debba capirci, ma suoniamo perché ci piace e speriamo di dimostrarlo ogni volta. Sperimentiamo, ma alla fine torniamo sempre al nostro stile, e anche su Almeno per ora le chitarre distorte ce le infiliamo.

- A metà novembre prenderà il via anche il tour. Voi comunque non vi siete mai fermati, quanto è importante il live per una band?
E’ il 50% della band. Nel live puoi fare tutto, data dopo data, lo vediamo nei pezzi che suoniamo a distanza di anni. Il live fa uscire la maturità sonora, perché quando sei in studio registri quel momento lì. Col tempo i pezzi vengono metabolizzati, e anche parlare con le persone a fine concerto ci dà degli spunti.
- Il disco si chiude con la frase “almeno per ora fa ancora paura”: cosa significa?
Che ci fa ancora paura tutto quello che ancora non conosciamo, perché non sappiamo se realmente questo progetto rimarrà negli anni, se potremo farlo come lavoro. E’ una paura positiva, ci porta sempre a spingerci più avanti e a dire “ci riusciamo”, nonostante la vita ci mette nelle condizioni più più strane per farlo, come prendere delle ferie o permessi per fare musica. Il fatto che tutto questo possa svanire in un minuto ci piace rimarcarla.

Newsletter Iscriviti ora
Riceverai gratuitamente via email le nostre ultime notizie per rimanere sempre aggiornato

*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy

Aggiorna le preferenze sui cookie