Musica
Hotel Esistenza è il settimo disco da studio dei Fask (foto Andrea Venturini)
In un periodo in cui molti gruppi si dividono o si prendono una pausa – tra gli ultimi, in ordine di tempo, ci sono i Maneskin - i Fast Animals and Slow Kids continuano la loro avventura più affiatati che mai. Domani, venerdì 25 ottobre, uscirà su tutte le piattaforme Hotel Esistenza, settimo album da studio della band perugina formata da Aimone Romizi, Alessio Mingoli, Alessandro Guercini e Jacopo Gigliotti, pubblicato da Woodworm in licenza esclusiva Mast/Believe.
- A differenza di molti artisti che si separano, voi suonate insieme dal 2008. Cosa provate? Avete mai pensato di dire basta?
Potenzialmente ci ragioniamo sempre. Noi continuiamo insieme perché pensiamo che comporre musica in quattro è meglio che farlo da soli. Pensando che la musica è una cosa più grande di noi e facendo quel passo indietro che serve per riascoltarci, ci rendiamo conto un pezzo scritto a quattro mani ci suona sempre meglio di uno fatto da soli. Prima di tutto quindi c’è una scelta consapevole. Poi noi siamo molto fortunati, siamo compatibili, abbiamo caratteri che compensano bene e nel tempo siamo riusciti a trovare una quadra che ci fa stare in piedi. Molto è anche il fatto che comunque viviamo nella stessa città, ci conosciamo da quando siamo ragazzini e quindi alla fine sappiamo un po’ tutto l’uno dell’altro, e anche questo ci permette di andare avanti.
- Che disco è Hotel Esistenza? Sono passati tre anni da E’ già domani e inevitabilmente ci saranno stati dei cambiamenti anche nelle vostre vite, quindi a che livello dei Fask siamo?
Hotel Esistenza è il livello dei Fask giusto per l’età che abbiamo e per quello che vogliamo dire. Non c’è più l’inesperienza dei primi dischi, in cui non sapevamo neanche come muoverci in uno studio di registrazione, però c'è quella stessa pressione, quella stessa voglia di fare, di raccontarsi. Dall'altra parte invece c’è un’esperienza, qualcosa che abbiamo imparato e che possiamo ora mettere dentro ai dischi. Per esempio, sappiamo ottenere il suono che vogliamo, che sembra una cosa banale ma non lo è. Quindi è un disco che ci appartiene, un disco nostro che abbiamo scritto e suoneremo nella maniera che abbiamo chiara in testa. - Chi entra in questo hotel cosa trova? Da un primo ascolto sembra un disco dove si parla tanto di amore e di viaggi…
Ci piace pensare che ci sia tanto della nostra vita, ma tanto della nostra vita in relazione a quella degli altri ed è un po’ ciò che emerge da queste canzoni. C'è la voglia di normalità, però chiesta in funzione di chi ci sta accanto. Ci sono i viaggi, sia quelli effettivi sia quelli mentali, che ci facciamo spesso come è proprio nostra natura e quindi è un disco molto ricco in cui ogni stanza ha un la sua particolarità.
- Una vita normale, singolo che apre il disco, inizia con il rumore di una portiera che si chiude e di una macchina che parte. Cosa sta a significare? E’ l’inizio di un nuovo viaggio?
Quel rumore è uno dei casi in cui il significante è più importante del significato. Mentre Alessandro suonava quel riff, se lo immaginava con quel rumore. Ovviamente messo all’inizio di un disco quel rumore sta a significare che si parte, che è finalmente arrivato il momento di un nuovo viaggio per i Fask.
- Dicevamo dei tre anni di distanza dall’uscita di E’ già domani. Voi comunque non vi siete mai fermati: tra concerti con orchestra e collaborazioni con Frank Turner e Ligabue, c’è un lavoro che vi rende più orgogliosi?
Sono tutte esperienze importanti per noi. Ci è sempre piaciuto alzare un po’ l’asticella, cercare di metterci alla prova continuamente. Con Ligabue, per esempio, è nato tutto da un dialogo, volevamo semplicemente confrontarci con qualcuno che avesse fatto un po' la storia del rock'n'roll in Italia e da una semplice chiacchiera è nata una canzone. Invece, per esempio, l'esperienza dell'orchestra è davvero forse una delle cose più belle, una delle sfide più incredibili in musica che abbiamo mai fatto, perché lì siamo riusciti a metterci alla prova e a dialogare con un mondo musicale molto lontano da noi, ma siamo anche riusciti a renderci conto che in realtà la musica è una, fatta da tanti linguaggi differenti e l’unica cosa importante è riuscire a metterli in comunicazione. Questa esperienza ci è rimasta, ce la portiamo dietro anche in questo disco e la porteremo anche dal vivo perché stiamo cercando di dare a questi concerti anche un aspetto visivo quasi teatrale proprio figlio di quell’esperienza lì.
- A dicembre partirà il Festa Tour 2024: due concerti sono già sold out, altri si avvicinano. Mancava però una data in Umbria e invece ecco il release party di giovedì 31 ottobre alla Darsena di Castiglione del Lago con tanti amici: cosa ci dobbiamo aspettare?
E’ più una festa, non un concerto, ed è già sold out. Ci piaceva concludere questo periodo di promo con una festa e non potevamo che farlo a casa nostra, con amici come gli Elephant Brain e Appino che farà un dj set. Quando ci sono le occasioni importanti ci piace stare in famiglia.
- Qual è la canzone di Hotel Resistenza a cui siete più legati personalmente?
Jacopo: Santuario, il pezzo che più mi ha preso anche alla fine della scrittura e adesso che lo sento nel disco confermo questa impressione.
Alessandro: Una vita normale, l’ultimo che abbiamo scritto. C’è una ragione sentimentale perché stavamo per iniziare la fase di recording e mi ricordo che siamo stati fino all’ultimo su questo brano perché mi sentivo come se mancasse un pezzo iniziale.
Alessio: Anche per me è Una vita normale, per lo stesso motivo di Alessandro ma anche perché sono un fan del power pop. Erano un sacco di anni che spingevo con i Fask per fare un pezzo del genere e penso che in questo disco ce ne siano almeno un paio.
Aimone: Ci dividiamo esattamente a metà, anche io vado su Santuario. C’è stato anche un mezzo litigio perché io e Jacopo lo volevamo mettere un po’ prima nel disco (ride, ndr). Mi piace molto perché mi sembra che l’emotività del pezzo si sposi perfettamente con la musica, tutta una serie di piccoli elementi che me la fanno sentire molto mia.
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