I PRECEDENTI
Il sensazionale colpo messo a segno al Louvre, il museo più famoso del pianeta, ha sconvolto la Francia ma soprattutto ha messo in evidenza la vulnerabilità di questa struttura che ospita un patrimonio di valore inestimabile. La data odierna, domenica 19 ottobre 2025, resterà scolpita nella storia francese per l’onta subita di fronte al mondo intero. In un momento già complicato per le istituzioni alle prese con crisi economiche e politiche difficilissime da gestire, il presidente Emmanuel Macron deve anche fare i conti con uno schiaffo rifilato da una banda di abilissimi ladri. Che sono riusciti a rubare i gioielli di Napoleone, il personaggio per eccellenza della storia francese. Tuttavia, nonostante la portata del colpo di oggi, il Louvre in tempi passati è stato protagonista del furto più clamoroso della storia: quello della Gioconda, l’opera più famosa di Leonardo da Vinci. Era il 1911 e va detto che all’epoca i sistemi di sicurezza erano decisamente inferiori rispetto a quelli attuali.
Il furto che rese immortale la Gioconda
Il 21 agosto 1911, Vincenzo Peruggia, un imbianchino italiano che lavorava al Louvre, riuscì a rubare la Gioconda. La nascose sotto il cappotto e uscì tranquillamente dal museo. Il suo gesto non aveva scopi economici: Peruggia sosteneva di voler “riportare il dipinto in Italia”, convinto che fosse stato sottratto durante le spoliazioni napoleoniche. Per due anni la “Mona Lisa” sparì nel nulla e quando l’opera riapparve, a Firenze, dove Peruggia tentò di venderla a un antiquario, il mondo ne parlò come di un atto romantico, quasi patriottico. Paradossalmente, fu proprio quel furto a trasformare la Gioconda nel dipinto più famoso e visitato del pianeta.
Boston, 1990: la notte dei fantasmi dell’arte
La notte tra il 17 e il 18 marzo 1990 due uomini vestiti da agenti di polizia bussarono alla porta dell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston. “Abbiamo ricevuto una chiamata, ci serve un controllo all’interno”, dissero alle guardie. Una volta dentro, le immobilizzarono e in 81 minuti portarono via tredici opere di inestimabile valore, tra cui Il concerto di Vermeer, La tempesta sul mare di Galilea di Rembrandt, e un Manet. Il bottino stimato superava i 500 milioni di dollari. Nessuna delle opere è mai stata ritrovata. Ancora oggi, nel museo, le cornici vuote restano appese ai muri, come ferite aperte: un promemoria silenzioso di quanto sia fragile il patrimonio culturale, persino dietro le mura di un museo.
L’urlo che sparì due volte
Tra i quadri più rubati della storia c’è anche L’Urlo di Edvard Munch. Nel 1994, durante le Olimpiadi invernali di Lillehammer, il dipinto fu trafugato dalla Galleria Nazionale di Oslo e ritrovato pochi mesi dopo. Ma nel 2004, la scena si ripeté: due uomini armati fecero irruzione nel Museo Munch, in pieno giorno, davanti a decine di visitatori, portando via L’Urlo e Madonna. Le opere furono recuperate due anni dopo, ma danneggiate. Il furto mostrò al mondo quanto la potenza simbolica di un’opera d’arte potesse valere più del suo prezzo. Rubare L’Urlo significava rubare una parte dell’immaginario collettivo.
Van Gogh e il furto al museo di Amsterdam
Anche il Van Gogh Museum di Amsterdam è stato teatro di un clamoroso colpo. Nel dicembre 2002, due ladri si arrampicarono sul tetto, forzarono una finestra e fuggirono con due dipinti: Vista del mare a Scheveningen e La chiesa di Nuenen. Il valore era incalcolabile, ma i ladri sparirono senza lasciare traccia. Le tele riemersero nel 2016, durante un’operazione della Guardia di Finanza in una villa vicino Napoli, appartenente a un clan della camorra. I quadri, conservati in buone condizioni, tornarono finalmente in Olanda dopo 14 anni.
I saccheggi del Terzo Reich
Il più grande furto d’arte della storia, però, non è avvenuto in una notte, ma in anni di guerra. Durante la Seconda guerra mondiale, i nazisti organizzarono un saccheggio sistematico delle opere d’arte europee, requisendo dipinti, sculture e collezioni private. Capolavori di Klimt, Chagall, Monet, Cézanne e centinaia di altri artisti furono sequestrati, venduti o nascosti in depositi segreti. Molte opere sono state recuperate solo negli ultimi decenni, grazie a indagini internazionali e a lunghe battaglie legali delle famiglie spogliate. Ma migliaia restano ancora disperse, invisibili, forse chiuse in qualche caveau.
Quando l’arte diventa merce
Secondo l’Interpol, il traffico illegale di opere d’arte muove ogni anno oltre 6 miliardi di dollari: un mercato nero dove i capolavori diventano moneta di scambio nei traffici criminali. Dietro questi colpi, c’è sempre una costante: la convinzione che la bellezza si possa possedere. Ma ogni furto d’arte racconta anche il contrario — che un’opera, sottratta allo sguardo pubblico, smette di vivere. E così, tra cornici vuote, indagini infinite e miti intramontabili, i furti nei musei continuano ad affascinare non solo i detective, ma anche gli storici, gli artisti e i sognatori. Perché, in fondo, ogni capolavoro scomparso è una storia in sospeso.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy