La prova Eiar e la prima telecronaca
Negli anni ’20 e ’30, la Rai, chiamata Eiar (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), conduce i primi esperimenti di televisione grazie al contributo degli ingegneri come Alessandro Banfi e Sergio Bertolotti. In questi anni le trasmissioni si rivolgono a un pubblico molto ristretto, poiché solo in pochi posseggono un televisore e la copertura del segnale è ancora limitata alle principali città, come Roma, Milano e Torino. Inizia così un viaggio inarrestabile che ci conduce agli anni ’50, quando, il 5 febbraio, Carlo Bacarelli, dallo Stadio Comunale di Torino (oggi Stadio Olimpico Grande Torino), conduce la prima telecronaca sportiva della storia della televisione italiana: Juventus–Milan, conclusasi con una vittoria travolgente del Milan per 7 a 1. Pochi anni dopo, nel 1953, debutta La Domenica Sportiva, il programma più longevo della TV italiana, che oggi va ancora in onda su Rai 2 la domenica sera, dopo le partite di Serie A.
Nasce l’era di Mike Bongiorno
Sono le 11 del mattino del 3 gennaio 1954 quando una voce femminile parla attraverso lo schermo. È Fulvia Colombo: "La Rai Radiotelevisione Italiana inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive". Migliaia di telespettatori ascoltano l’annuncio con emozione e curiosità. Il Radiocorriere TV n. 1 titola la notizia così: “Da oggi la televisione inizia…”. A scrivere è Salvino Sernesi, che nel suo editoriale racconta la storia di questa nuova arrivata e la sua missione: unire un’Italia ancora segnata da profonde divisioni politiche e sociali e dalle ferite della Seconda guerra mondiale.
Il palinsesto prevede questa programmazione:
- Ore 11.00: Cerimonia inaugurale
- Ore 14.30: Arrivi e partenze (rubrica di interviste)
- Ore 15.00: Orchestra delle quindici (musica leggera)
- Ore 17.30: La TV dei ragazzi
- Ore 20.45: Telegiornale (prima edizione, durata breve)
Arrivi e partenze è dunque la prima trasmissione ufficiale della Rai: la conduce un giovane italoamericano, Mike Bongiorno, con ospite a sorpresa Giulio Andreotti. Il programma racconta gli “arrivi” e le “partenze” di persone in transito da porti e aeroporti. Dieci anni dopo, Bongiorno ricorderà questa prima puntata con ironia: “Non so se sia in ascolto Andreotti, ma devo dire che il giorno in cui è entrato nell’auditorio iniziai l’intervista senza sapere assolutamente chi fosse… comunque me la cavai abbastanza bene”. E se la cava davvero bene anche nei programmi successivi che lo trasformano in uno dei volti più amati della televisione italiana, conducendo trasmissioni che rimarranno nella storia: da Lascia o raddoppia? a Rischiatutto, dal Festival di Sanremo fino a La ruota della fortuna. In questo viaggio è affiancato da colleghi come Corrado e Raimondo Vianello, insieme soprannominati “i tre tenori” della televisione italiana.
In questi anni pochi possono permettersi un televisore: costa circa 260 mila lire, una cifra altissima se si considera che uno stipendio medio nel 1954 si aggira intorno alle 40 mila lire. Le immagini vengono trasmesse in bianco e nero, poiché la televisione a colori arriverà in Italia solo nel 1977. L’apparecchio riceve i segnali tramite antenna e non ha telecomando: accensione, spegnimento, volume e cambio canali si gestiscono manualmente. La visione è spesso collettiva: nei bar, nelle osterie o negli oratori, dove il televisore viene sistemato su un treppiedi con cartelli che recitano “Consumazione obbligatoria” e “Non toccare”.
La tragedia in diretta: da Alfredino Rampi alle guerre
Da quel 3 gennaio 1954, la televisione italiana ha compiuto un viaggio straordinario. Da una piccola scatola è diventata il principale strumento di informazione per milioni di italiani. Ha saputo raccontare non solo storie di intrattenimento, ma anche vicende di profonda commozione, come quella di Alfredino Rampi, che nel 1981, a soli sei anni, cade in un pozzo profondo circa 80 metri e largo appena 30 centimetri. Nonostante gli sforzi dei soccorritori, ogni tentativo di salvarlo fallisce. Gli italiani seguono la tragedia in diretta televisiva per oltre 18 ore, un evento senza precedenti che segna profondamente il Paese e cambia per sempre il modo di raccontare la cronaca in TV.
Oggi, a più di settant’anni dal primo segnale partito dagli studi Rai di Torino, la televisione ha cambiato volto ma non la sua capacità di stupire e unire. Dai reality come Il Grande Fratello, che trasformano la quotidianità in spettacolo collettivo, alle immagini in diretta dei conflitti e delle emergenze che attraversano il mondo, la TV continua a farci partecipi della storia mentre accade.