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Le opere di Alberto Burri tornano a Che tempo che fa: confermata la scenografia ispirata al maestro nato a Città di Castello

Annalisa Ercolani

07 Ottobre 2025, 17:08

Le opere di Alberto Burri tornano a Che tempo che fa: confermata la scenografia ispirata al maestro nato a Città di Castello

Le opere di Alberto Burri a Che tempo che fa

Le opere di Alberto Burri continuano a fare da sfondo alla cultura televisiva italiana. Anche per la nuova stagione di Che tempo che fa, la redazione del celebre programma condotto da Fabio Fazio ha scelto di mantenere come elemento scenografico le immagini delle creazioni del grande artista umbro.

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Un ringraziamento speciale è stato rivolto alla redazione del programma per aver rinnovato la presenza delle opere di Burri nello studio televisivo, confermando così il legame tra arte contemporanea e comunicazione televisiva.

La scelta non è casuale: le opere di Burri, con la loro forza materica e il linguaggio universale fatto di crepe, combustioni e superfici segnate dal tempo, trasmettono un senso di profondità che ben si sposa con l’atmosfera del talk show, da sempre attento ai temi culturali e artistici.

Alberto Burri, nato a Città di Castello nel 1915, è considerato uno dei protagonisti assoluti dell’arte contemporanea del Novecento. Le sue opere, esposte nei più importanti musei del mondo, continuano a dialogare con il presente, trovando nuove forme di espressione anche nei linguaggi televisivi.

La conferma della scenografia ispirata a Burri rappresenta dunque un riconoscimento ulteriore del valore del maestro umbro, la cui arte continua a essere ambasciatrice della creatività italiana nel mondo.

Chi è Alberto Burri

Alberto Burri, nato nel 1915 a Città di Castello, è considerato uno dei più grandi protagonisti dell’arte contemporanea italiana. Laureato in medicina e ufficiale durante la Seconda guerra mondiale, scoprì la vocazione artistica durante la prigionia in Texas, dove iniziò a dipingere abbandonando per sempre la professione medica.

Rientrato in Italia nel 1946, si stabilì a Roma e si impose rapidamente per la sua ricerca innovativa. Dalla pittura figurativa passò alla sperimentazione con materiali poveri – juta, plastica, legno, ferro, catrame – trasformandoli in opere che segnarono la nascita dell’arte informale. Le sue celebri serie dei “Sacchi”, delle “Combustioni” e dei “Cretti” rivoluzionarono il concetto stesso di pittura, fondendo distruzione e rinascita in un linguaggio visivo universale.

Esposto nei musei più importanti del mondo – dal Guggenheim di New York alla Biennale di Venezia – Burri ha portato la sua arte ben oltre i confini italiani. Morì a Nizza nel 1995, lasciando un’eredità che continua a ispirare generazioni di artisti.

La sua città natale custodisce oggi il Museo Fondazione Burri, che celebra il genio umbro capace di trasformare la materia in poesia visiva e di dare voce, attraverso l’arte, al dolore e alla speranza del Novecento.

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