Attualità
Eden Golan, cantante che ha rappresentato Israele all'Eurovision 2024
"Se Israele partecipa, noi ci ritiriamo", è la protesta sollevata da diversi paesi per la prossima edizione dell'Eurovision Song Contest, che si terrà a Vienna dal 12 al 16 maggio 2026. Il tema della partecipazione di Israele alla kermesse europea è sempre stata, nelle ultime edizioni, oggetto di polemica. Ma è a partire da quest'anno che alcune nazioni stanno prendendo decisioni concrete.
Tra i paesi a lanciare la protesta, l'Irlanda che, attraverso la sua emittente pubblica Rté, ha annunciato che non parteciperà all'edizione 2026 se confermata la presenza di Israele in gara, una misura ritenuta necessaria per "l'inaccettabile perdita di vite umane nella Striscia di Gaza" - dichiara Rté. In una nota ufficiale, la televisione pubblica irlandese ha chiarito che la decisione definitiva verrà presa solo dopo che l'Ebu - l'Unione Europea di Radiodiffusione -, l'organismo che organizza l'evento, si sarà espressa formalmente sulla questione: "La partecipazione dell'Irlanda sarebbe inconcepibile, date le continue atrocità in corso a Gaza".
Insieme all'Irlanda, che la Slovenia tramite l'emittente Rtvslo ha dichiarato pubblicamente il ritiro in caso in cui Israele resti in gara. Stessa posizione anche per l'Islanda che attraverso l'emittente Ruv ha lasciato, tuttavia, aperta la possibilità di trattative con l'Ebu. La Spagna, invece, per voce del Ministro della Cultura Ernest Urtasun, sta valutando un possibile boicottaggio.
Infine, nelle scorse ore anche i Paesi Bassi hanno minacciato il ritiro. La decisione è stata comunicata tramite l'emittente pubblica Avrotros, responsabile della partecipazione olandese alla kermesse. "Alla luce delle gravi sofferenze umane a Gaza e della continua violazione della libertà di stampa, Avrotros non può più giustificare la partecipazione di Israele all'Eurovision", si legge nella nota diffusa da Hilversum, sede dell'emittente. Il comunicato sottolinea la "profonda erosione della libertà di stampa" in territorio palestinese, con riferimenti espliciti all'esclusione di giornalisti indipendenti internazionali e alle numerose vittime tra gli operatori dell'informazione.
L'Ebu, attraverso Martin Green - direttore della competizione -, ha dichiarato di essere consapevole delle "preoccupazioni e dei sentimenti profondi" legati al conflitto in Medio Oriente e ha annunciato che le emittenti hanno tempo fino a metà dicembre per confermare la propria partecipazione. Nel frattempo, l'emittente austriaca Orf, Paese ospitante, si è schierata a favore della partecipazione di Israele, rifiutando le richieste di esclusione.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy