LA VICENDA
Charlotte Matteini, Martina Strazzer e Sara
La storia che emerge dalla newsletter della giornalista Charlotte Matteini rivela una contraddizione significativa tra l'immagine pubblica costruita sui social media e le pratiche aziendali reali. Al centro della vicenda c'è Martina Strazzer, influencer e imprenditrice fondatrice di Amabile, un'azienda dal fatturato milionario, che ha licenziato la contabile assunta durante la gravidanza dopo averla utilizzata come esempio virtuoso di inclusione sui social network. Sotto il video pubblicato da Matteini dove spiega l'intera vicenda, partono commenti contro la Strazzer: "A me lei non è mai piaciuta", "Fortunatamente non ho mai comprato nulla da lei", "Sembra la versione povere della Ferragni", "E' vergognoso che gente come Martina Strazzer sia riuscita ad avere successo", "E' odiosa".
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Nel novembre 2024, Strazzer pubblica su TikTok un video che racconta l'assunzione di Sara, una contabile incinta, ottenendo quasi 2 milioni di visualizzazioni e oltre 200mila mi piace. Il messaggio era chiaro e accattivante: "Io nel mio piccolo cerco di portare un cambiamento. So di andare controcorrente e mi rabbrividisce sapere che questa purtroppo è la realtà per tantissime donne".
La narrazione social presentava Strazzer come un'imprenditrice progressista, disposta ad assumere una donna incinta nonostante i potenziali "disagi" per l'azienda. Sara aveva infatti dichiarato immediatamente la sua gravidanza quando Amabile la ricontattò per un possibile impiego, ma Strazzer decise comunque di procedere con il colloquio e successivamente con l'assunzione. Sara lascia un contratto a tempo indeterminato per accettare la proposta di Amabile, che però offre solo un contratto a tempo determinato. La decisione viene presa sulla base di rassicurazioni concrete da parte dell'azienda: le viene spiegato che Amabile non assume mai subito a tempo indeterminato, ma le viene promessa la stabilizzazione al primo rinnovo.
Le rassicurazioni non si fermano qui. Durante la gravidanza, Sara continua a chiedere certezze per il futuro, considerando che aveva lasciato un posto sicuro. A febbraio 2025, durante un incontro con Strazzer per discutere l'iscrizione della figlia al nido, l'imprenditrice le dice che "mi stavano aspettando, che non vedevano l'ora che tornassi e che potevo tranquillamente iscrivere la bambina nel nido accanto alla sede".
Durante il periodo di maternità, Sara dimostra un impegno che va oltre le aspettative normali. Si rende sempre disponibile, sia prima che dopo il parto, e arriva persino a frequentare corsi da remoto tenendo la bambina in fasce accanto a sé. Questo comportamento testimonia la sua volontà di mantenere il legame con l'azienda e di prepararsi al meglio per il rientro. Il suo programma di maternità era stato pianificato nei minimi dettagli: cinque mesi obbligatori più tre facoltativi pagati all'80%, con rientro previsto per luglio 2025.
L'amara sorpresa arriva mentre Sara è ancora in maternità: nessun rientro a luglio, il contratto verrà interrotto. La comunicazione arriva attraverso convocazioni con nuove figure aziendali, l'HR manager e il CFO, che accusano Sara di aver commesso errori nel suo lavoro precedente.
Quando Sara chiede specifiche sui presunti errori, le vengono fornite spiegazioni vaghe e contraddittorie. Un esempio emblematico: le viene contestata la registrazione dei corrispettivi, che Sara aveva eseguito "come da normativa". Alla sua obiezione che se l'azienda voleva un metodo diverso non poteva essere considerato un suo errore, le viene risposto che "quella era solo una delle tante cose e non era necessario soffermarsi".
Dal punto di vista legale, il mancato rinnovo di un contratto a tempo determinato è perfettamente legittimo. Tuttavia, il caso solleva questioni etiche significative riguardo alla coerenza tra immagine pubblica e pratiche aziendali reali. La vicenda evidenzia come alcune aziende possano utilizzare tematiche sociali sensibili come la maternità e l'inclusione per costruire una narrativa positiva sui social media, salvo poi adottare comportamenti che contraddicono completamente i valori proclamati. Nonostante le richieste di chiarimenti della giornalista Charlotte Matteini, Amabile non ha fornito alcuna risposta ufficiale. Questo silenzio appare particolarmente significativo considerando l'eco mediatico che la vicenda sta avendo e l'impatto potenziale sulla reputazione aziendale.
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Il caso Strazzer rappresenta un esempio di come il purpose washing - l'uso strumentale di cause sociali per scopi di marketing - possa danneggiare sia le persone coinvolte che la credibilità delle aziende che si impegnano genuinamente per l'inclusione. La storia di Sara dimostra quanto sia importante che le aziende allineino le loro pratiche interne con i valori che proclamano pubblicamente. L'utilizzo delle storie personali dei dipendenti come strumento di marketing, senza un reale impegno a lungo termine, rischia di trasformare le persone in mere pedine di una strategia comunicativa. La vicenda solleva interrogativi cruciali su come le aziende dovrebbero gestire la comunicazione social quando si tratta di tematiche delicate come la maternità e l'inclusione lavorativa, evidenziando la necessità di una maggiore coerenza tra narrazione pubblica e realtà operativa.
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