Tennis
Jannik Sinner braccia al cielo dopo la vittoria su Djokovic: centrata la finale di Wimbledon (LaPresse)
E' già record, anche se la finale si gioca domani a Wimbledon 2025. Jannik Sinner non sta solo vivendo un momento magico. Sta scrivendo la storia. Dopo aver dominato Novak Djokovic in semifinale, in meno di due ore, l’azzurro è entrato ufficialmente in un club che fino a ieri sembrava inaccessibile: quello dei tennisti che hanno disputato quattro finali Slam consecutive nell’era Open. Prima di lui, solo Rod Laver, Andre Agassi, Rafael Nadal, Novak Djokovic e Roger Federer.
Ma c’è un altro dato ancora più impressionante: Sinner ha centrato una finale in ciascuno dei quattro tornei dello Slam in appena 23 partecipazioni. Numeri da predestinato. Per fare un paragone: Agassi ci è riuscito al 22° tentativo, Courier al 19°. Nessun altro italiano, uomo o donna, aveva mai completato questo “Grande Slam delle finali”. Ha poi centrato 5 finali Slam. Nemmeno Pietrangeli, che si ferma a quattro finali giocate.
La finale di domani contro Carlos Alcaraz a Wimbledon (domenica 13 luglio) sarà molto più di una partita. È la rivincita della semifinale persa al Roland Garros dopo 5 ore e 29 minuti. Ma stavolta si gioca sull’erba, la superficie che più esalta il tennis chirurgico di Sinner. Anche Alcaraz lo sa, tanto da dichiarare alla stampa spagnola: «La battaglia di Parigi non conterà, stavolta sarà tutto diverso».
Un dettaglio da non trascurare: Sinner è sceso in campo contro Djokovic con un vistoso bendaggio al gomito sinistro, lo stesso fastidio che aveva destato preoccupazione nei giorni scorsi. Ma nel match non ha mostrato alcun segno di debolezza. Anzi, ha lasciato Djokovic senza soluzioni, costringendolo persino a uno sfogo nervoso in diretta tv: “Don’t say a single word!”, ha gridato al suo box nel terzo set.
Ora il conto alla rovescia è partito. In palio non c’è solo il trofeo più prestigioso del tennis, ma un posto sempre più solido tra i grandi di ogni epoca. Sinner lo sa. E ci arriva da numero 1 del mondo, con la tranquillità di chi ha appena fatto qualcosa che nessun italiano aveva mai osato.
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