Il personaggio
La piccola stanza di Seoul nella casa condivisa con la mamma e la nonna era diventata il rifugio in cui Hwang Dong-hyuk poteva leggere i suoi amati manga di avventura. Da lì arrivò un'idea che tra le pagine prese la forma di una sceneggiatura, scritta nel 2009 tra le mura domestiche e un bar di Seul. Dieci anni scanditi da avanzi di cibo e una collezione di rifiuti da parte dei produttori che definirono il progetto complesso, violento e irrealistico. Tra affitto da pagare e cibo da comprare, i soldi per vivere non bastavano, così l'aspirante regista decise di vendere il proprio computer portatile dal valore di 675 dollari.
Passarono gli anni, dal 2010 al 2018, per tutti il copione era troppo strano per poterlo adattare allo schermo. Poi, Seoul gli ha mostrato il lato crudo della classe operaia e senza volerlo, il quartiere di Ssangmun Dong iniziò a materializzare la sua immaginazione. Amici con debiti da pagare, disuguaglianze economiche e soprattutto, sognatori schiacciati dalla società diventarono gli ingredienti di Squid Game.
Arrivò il 2018 e il colosso Netflix si era appena aperto all'intrattenimento asiatico che aveva spopolato in tutto il mondo. Il lavoro di Hwang Dong-hyuk non passò inosservato agli occhi di Kim Minyoung, vicepresidente Netflix per i contenuti per l'Asia. Lo streaming necessitava di contenuti coraggiosi e da quel momento, tutti i no ricevuti diventarono un sì. Approvato con un budget di 21,4 milioni di dollari, nel 2020 iniziarono le riprese per la prima stagione di Squid Game. Lo stress raggiunse i massimi livelli, il regista perse "7 o 8 denti", ma a pochi giorni dall'uscita la serie tv raggiunse il primato in 94 Paesi, conquistando il titolo di serie Netflix più vista di sempre.
L'investimento generò un ritorno di 900 milioni di dollari e Hwang Dong-hyuk fu il primo sudcoreano a vincere un Emmy per la regia.
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