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Lucio Corsi spacca i giardini del Frontone: tra Bob Dylan e i Blues Brothers, quasi due ore di musica e poesia volate nello spazio con l'Astronave Giradisco

Grande successo per il concerto dell'artista toscano che ha chiuso la dodicesima edizione de L'Umbria che spacca

Gabriele Burini

07 Luglio 2025, 20:42

Lucio Corsi spacca i giardini del Frontone: tra Bob Dylan e i Blues Brothers, quasi due ore di musica e poesia volate nello spazio con l'Astronave Giradisco

Lucio Corsi sul palco dei giardini del Frontone (foto Belfiore)

Un po’ Bob Dylan, un po’ Jack ed Elwood, un po’ Lucio Corsi. Il concerto del cantautore toscano che ha chiuso la dodicesima edizione de L’Umbria che spacca è stato un mix di emozioni difficilmente raccontabile a chi non era tra i 3 mila fortunati che sono riusciti a entrare, domenica, ai giardini del Frontone. Quasi due ore di canzoni tutte d’un fiato per Lucio, dove musica e parole hanno preso la stessa Astronave Giradisco e sono volate nello spazio, in quel mondo senza difetti “dove gli umani erano gli unici assenti”. Partito con Freccia Bianca, Corsi ha spaziato tra i brani del nuovo album uscito dopo il successo di Volevo essere un duro al Festival di Sanremo (non potevano mancare, tra gli altri, Francis Delacroix, Sigarette, Situazione complicata e la bellissima Nel cuore della notte eseguita al piano) e alcuni pezzi più storici (nel repertorio del classe ’93 ci sono cinque album): da Radio Mayday a Trieste, da La lepre a Cosa faremo da grandi, fino alla chiusura con Tu sei il mattino prima del bis di Francis Delacroix, “perché per essere un bis la canzone deve essere già stata fatta durante il concerto”. Tra la marea di persone presenti al Frontone, gestite dalla Sis Perugia in maniera ottimale, c’erano almeno quattro generazioni: dai bambini con le magliette con Topo Gigio agli anziani che ballavano nelle ultime file, fino agli adolescenti e ai Millennials. Tutti, alla fine, sono rimasti a bocca aperta.

Il successo della dodicesima edizione de L’Umbria che spacca è comunque certificato dai numeri: il festival ha coinvolto l’intera città grazie ai suoi otto palchi, ciascuno con una propria identità e un programma distintivo, dove sono transitate oltre 10 mila persone a serata. Solo al Frontone, dove si sono esibiti i più grandi nomi della scena musicale contemporanea, sono state registrate circa 12 mila presenze in 5 serate. “Siamo contenti di essere stati ancora una volta il motore di una grande festa per la città di Perugia - dichiara Andrea Mancini, presidente della Roghers Staff Aps, per poi aggiungere - Ringraziamo prima di tutto i 150 ragazzi che anche quest’anno hanno dato vita ad una magia in maniera volontaria. Il nostro è un impegno che parte dal basso e parla di condivisione. Parla anche di prospettive che vogliamo dare alla città, portando eventi nazionali ma soprattutto un fermento culturale per risvegliare l’anima di Perugia. L’Umbria che Spacca 2025 è stato anche un contenitore che è riuscito a dare spazio a tante eccellenze del territorio che magari non hanno voce”.

E per il 2026? Le date sono ancora in fase di definizione: Umbria jazz ha già ufficializzato i propri eventi dal 3 al 12 luglio, con L’Umbria che spacca che potrebbe anticipare di una settimana o posticipare di sette giorni. Ma c’è un’altra riflessione che emerge dal report finale dell’associazione: “Il festival ha ora bisogno di un passaggio strutturale, di un supporto istituzionale che permetta la crescita che ci si aspetta”. E c’è da domandarsi, se crescita sarà, se Borgo Bello con i giardini del Frontone sarà in grado di sostenere il futuro de L’Umbria che spacca.

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