LE INDAGINI
Il delitto di Garlasco
Un dettaglio finora sottovalutato potrebbe riscrivere completamente la scena del crimine: lo specchio del lavabo nella villetta di via Pascoli, teatro dell’omicidio di Chiara Poggi, torna sotto i riflettori. Uno dei casi più discussi della cronaca italiana, è di nuovo al centro delle indagini grazie a nuove prove che mettono in dubbio la versione ufficiale finora accettata. Come viene riportato da Tgcom24, una foto repertata dai Ris durante i primi sopralluoghi, mostra quattro capelli neri sul bordo del lavabo, elemento che lascia intuire come l’assassino potrebbe essersi specchiato prima di lasciare la casa. I carabinieri del Nucleo investigativo di Milano ritengono improbabile che quei capelli siano stati trascurati dopo una pulizia approfondita: l’ipotesi è che l’assassino si sia fermato davanti allo specchio per un ultimo controllo, un dettaglio che contrasta con le sentenze definitive passate.
Non solo. Le nuove indagini stanno rivedendo con attenzione impronte mai attribuite con certezza, come quella sul tappeto del bagno e l’impronta insanguinata sulla porta interna, elementi che potrebbero ridisegnare i movimenti dell’assassino, indicandolo come una persona che conosceva bene la casa e si è mosso con sicurezza. Il quadro si complica con il ritrovamento di un video a sfondo intimo sul computer di Chiara, confermato dal fratello Marco Poggi: si tratta di un filmato scambiato con Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima e finora unico condannato per l’omicidio. Nel frattempo, Andrea Sempio, amico di Marco, entra nuovamente nella scena investigativa. Un’impronta a pallini, da anni legata alle scarpe di Stasi, è ora messa in discussione da nuove perizie che ne valutano la compatibilità anche con calzature di taglia diversa e con la camminata di Sempio.
Le ricostruzioni dell’aggressione si fanno più complesse: non più solo due fasi, ma un attacco articolato con l’uso di più armi e colpi inferti lungo la scala, come suggerirebbero alcune impronte attribuibili a Sempio. A rafforzare la sua posizione, la Procura ha deciso di riaprire l’indagine su un testimone finora ignorato: un agricoltore vicino alla villetta che avrebbe udito una lite poco prima del delitto. Andrea Sempio, all’epoca 19enne e legato da lunga amicizia alla famiglia Poggi, era già finito sotto la lente nel 2016, quando analisi del DNA ne avevano rilevato la presenza nella casa. Oggi, con nuovi sms emersi e perizie ancora in corso, il suo ruolo torna centrale. Quanto ad Alberto Stasi, condannato nel 2015 a 16 anni, la Procura di Pavia ha riaperto il fascicolo senza però richiedere una revisione formale del processo. Gli inquirenti, però, sono chiamati a confrontarsi con elementi che potrebbero coinvolgere un altro soggetto in modo più diretto. Nel frattempo, un campione chiave attribuito a Sempio è misteriosamente scomparso, mentre un amico di famiglia, il frate Alessandro Biasibetti, è stato convocato per fornire il proprio DNA. La verità sul caso Poggi sembra più lontana e complessa che mai. Ma questa volta, ogni dettaglio – anche quello riflesso in uno specchio – potrebbe fare la differenza.
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