Doveva essere una parata. Una festa da ricordare. E lo sarà, purtroppo, per le ragioni sbagliate. Domenica 26 maggio, un’auto grigia ha squarciato la folla in festa per il Liverpool FC, trasformando le strade di Water Street in un’area di emergenza. Sessantacinque feriti, almeno quattro bambini. Undici ricoverati in ospedale. Panico. Sirene. E una città incredula.
Un uomo di 53 anni, originario di West Derby, ha imboccato una zona chiusa al traffico e ha premuto sull’acceleratore. Il suo obiettivo? Nessuno lo sa. O, forse, nessuno vuole dirlo. Arrestato sul posto, è ora accusato di tentato omicidio, guida pericolosa e sotto effetto di stupefacenti. La polizia ha escluso – troppo in fretta per qualcuno – il movente terroristico. Ma a Liverpool, il danno è già stato fatto.
I reali si svegliano. Da un altro fuso orario
Re Carlo III ha appreso la notizia da oltreoceano, mentre stringeva mani ufficiali a Ottawa. Il suo messaggio, diffuso attraverso i canali istituzionali, è stato immediato e misurato: «Siamo profondamente scioccati e rattristati. È devastante vedere che ciò che doveva essere una celebrazione si sia conclusa in circostanze così angoscianti» – si legge nel comunicato riportato da Royal.uk.
Il Principe William e la Principessa Kate, che stavano trascorrendo un periodo di vacanza privata con i figli, hanno rotto il silenzio per unirsi al coro delle istituzioni: «Scene strazianti. I nostri pensieri sono con i feriti e i soccorritori». Il messaggio, pubblicato da People Magazine, ha rapidamente fatto il giro dei social, suscitando reazioni contrastanti: c’è chi ha apprezzato la sensibilità e chi ha sottolineato l'ennesimo “tweet da palazzo” come reazione tiepida a una tragedia che meritava una voce più forte.
La cronaca che non fa sconti
Stando a quanto ricostruito dalla BBC, l’auto ha seguito per errore (o deliberazione?) un’ambulanza che aveva appena ricevuto accesso temporaneo alla zona chiusa per la parata. Una volta oltre il blocco, l’auto ha accelerato. L’impatto è stato secco, violento. I testimoni parlano di urla, corpi sollevati, madri che cercavano i figli tra la folla, come in un film che nessuno voleva girare.
Un bambino è rimasto incastrato sotto la vettura. Solo l’intervento dei vigili del fuoco ha impedito il peggio. Alcuni tifosi hanno tentato di fermare il veicolo a mani nude. E ci sono riusciti.
L’eco che resta
La principessa Anna, sempre defilata ma presente nei momenti che contano, ha visitato l’ospedale universitario Royal Liverpool, incontrando personale medico e famiglie. Un gesto semplice ma efficace, lontano dai riflettori, mentre il sindaco Steve Rotheram chiede di rivedere i protocolli di sicurezza: «Non possiamo permettere che la gioia diventi terrore in un attimo».
Le immagini, intanto, viaggiano online. Alcune, troppo crude per essere riproposte. Le autorità chiedono di non condividere. Non è censura. È rispetto.
Liverpool è ferita, non vinta
C’è chi l’ha definita «una giornata sporca sulla coscienza d’Inghilterra». Di sicuro, è un promemoria su quanto sia sottile il confine tra festa e tragedia, tra folla e bersaglio.
Nel silenzio teso di una nazione che ancora si lecca le ferite, resta una domanda sospesa: se è così facile colpire nel cuore una città, siamo davvero pronti a difendere ciò che celebriamo?