il personaggio
Una storia durata quasi 60 anni, quella tra Liliana Segre e il marito Alfredo Belli Paci - scomparso nel 2007. Un matrimonio messo in crisi soltanto dalla candidatura di lui per il Movimento Sociale Italiano, ritirata per amore della famiglia.
Segre e Paci si conoscono nel 1948, a Pesaro: "So cos'è - mi disse vedendo il tatuaggio sul mio braccio. E io mi sentii capita, senza bisogno di dire niente" - ha raccontato Liliana a proposito del loro primo incontro. Alfredo era cattolico, ma anche lui reduce dai campi di prigionia tedeschi per essersi rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò: "Nel 1943 era stato uno dei seicentomila 'no', uno dei soldati italiani catturati che non vollero aderire alla Repubblica sociale e furono rinchiusi nei campi di prigionia - ha spiegato Segre in un'intervista al Corriere della Sera - Fu spostato in sette diversi lager. Per questo li aveva visti, quelli come me".
Quando i due si conoscono, Liliana ha appena 18 anni, mentre Alfredo era 10 anni più grande. Si sposano nel 1951 con rito cattolico, dal momento che Segre era stata battezzata prima delle leggi razziali: "Alfredo mi ha preso per mano, affascinato da me proprio perché ero così diversa da tutte le altre: più matura nella testa ma ingenua sentimentalmente, un bocciolo ancora tutto da schiudersi - ha confessato Liliana - Non si è spaventato e non è scappato di fronte alla mia storia. Per me ha messo da parte i suoi stessi traumi di prigioniero. Sono stata sempre e solo io, in famiglia, la persona da proteggere". Dal loro amore nascono tre figli: Alberto, Luciano e Federica.
Nel 1979 Alfredo decide di candidarsi con la lista del Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale, guidato da Giorgio Almirante, ex funzionario della Repubblica Sociale Italiana: "Mio marito, che era stato uno che aveva scelto due anni di internamento pur di non stare nella Repubblica sociale, vedendo molto disordine, per un certo periodo aderì a una destra in cui c’era anche Almirante - ha raccontato Liliana Segre ospite da Fazio - Io ho molto sofferto e ci fu una grande crisi. A un certo punto misi mio marito e me sullo stesso piano e dovevamo sceglierci di nuovo. O separarci".
Di fronte a questa richiesta, Alfredo rinunciò alla carriera politica, scegliendo la famiglia e l'amore per Liliana: "Per fortuna lui rinunciò per amore nei miei confronti a una eventuale carriera politica. E io aprii le braccia a un amore ritrovato e fummo insieme per altri 25 anni".
Nei primi anni di matrimonio, e anche successivamente, l'entusiasmo e la felicità da giovane sposa non riuscirono sempre a soffocare gli echi di un passato doloroso. Poi, intorno ai sessant'anni, arrivò la consapevolezza di non avere ancora "fatto il proprio dovere" e la decisione di diventare testimone della Shoah. "Quando lo comunicai ad Alfredo si preoccupò che per me fosse troppo doloroso. Ma mi appoggiò – ha ricordato Liliana –. Da allora ho girato centinaia di scuole e parlato a migliaia di studenti. Ogni volta mio marito mi aspettava a casa e mi chiedeva: 'Com'è andata amore mio?'. E io varcavo la soglia e riuscivo a lasciare tutto fuori. Da quando è morto, invece, è molto più difficile rientrare e rimanere da sola con i miei fantasmi".
Oggi resta vivo tutto quello che Liliana e Alfredo hanno costruito insieme. "Siamo stati una famiglia, abbiamo avuto tre meravigliosi figli e tre nipoti".
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